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A Istanbul Imamoglu bis - con trionfo!
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
24 giugno 2019 18:03
 
Da 13.000 a 800.000!
Questa la crescita dello scarto di voti tra Imamoglu e Yildrim nei quasi tre mesi che separano il 31 marzo dal 22 giugno, con una affluenza alle urne di quasi l’85 percento, come mette in luce, tra gli altri quotidiani italiani, il “Corriere della Sera”. 
Infatti, la ripetizione delle elezioni amministrative di Istanbul, pretesa dal despota turco Erdogan per niente contento della vittoria dell’oppositore Ekrem Imamoglu il 31 marzo scorso, ha rappresentato un maggior successo per quest’ultimo e una ancora più cocente sconfitta per il partito di Erdogan.
Consideriamo i fatti: se il 31 marzo Imamoglu, alla testa di una coalizione guidata dal Partito popolare repubblicano (CHP)  aveva prevalso su Binali Yildirim, sostenuto da Erdogan, con uno scarto di appena 13.000 voti,  il 22 giugno lo scarto tra i due è diventato di ben 800.000 voti.  In percentuale Imamoglu ha ricevuto il 54 percento dei consensi contro il 45 percento del suo avversario apparentemente più blasonato.

 Del resto, nell’articolo “Elezioni fino alla vittoria del capo” del 10 aprile 2019, Can Dündar, giornalista oppositore di Erdogan, in esilio dal 2016 in Germania, a proposito del riconteggio dei voti, preteso da Erdogan all’indomani del 31 marzo, per presunti brogli, aveva umoristicamente osservato che “ogni scrutino dà come risultato più voti all’opposizione”.
In un altro articolo, dal titolo “La batosta elettorale del sultano” del 17 aprile, lo stesso Dündar faceva sua la domanda della Turchia nel suo complesso, cioè se Erdogan, che aveva minato i pilastri della democrazia, che lo aveva portato al potere (diritti umani, separazione dei poteri, indipendenza della magistratura, laicità, libertà di stampa, di pensiero e di organizzazione) e che adesso ha sotto il suo controllo le forze armate, la magistratura, i media, il capitale e l’amministrazione pubblica, poteva accettare un risultato elettorale a lui sfavorevole.
E il giornalista all’opposizione  rispondeva così “… Erdogan, che nelle elezioni ha subito una seria batosta, si oppone alla decisione del popolo. Vuole fare elezioni finché non riuscirà a trionfare. Il potere per farlo ce l’ha […] e tuttavia è la prima volta che è confrontato con una opposizione determinata, rincuorata. Erdogan si trova a un bivio: se sfida la volontà degli elettori, ciò porta la Turchia in un regime totalitario e all’isolamento. Se riconosce il risultato sarà considerato vincibile e aumenta la probabilità di nuove elezioni anticipate”.
E conclude con una nota di speranza: “Se alla Turchia riesce di battere la strada per uscire dall’oscurità in modo democratico, ciò può portare una luce per se stessa e per tutta quanta la regione”.
Ebbene, Erdogan  ha provato a opporsi alla volontà degli elettori del 31 marzo, ma ha trovato un muro formato dalla partecipazione a questo punto  non più timorosa di coloro che vogliono riacquistare la libertà e la convivenza pacifica nella società turca. La democrazia, dunque, ha avuto la meglio.
E quella speranza espressa da Dündar mi sento di estenderla anche all’Europa che vede purtroppo crescere il numero di aspiranti despoti nel suo seno e che quindi ha bisogno di persone decise ad affermare la democrazia e lo stato di diritto con la netta separazione dei poteri e tutte le libertà e i diritti civili che l’accompagnano e che, da noi e non solo, cominciano tragicamente a essere calpestati. Anche quell'85 percento di elettori alle urna deve dare la sveglia pure a noi.

Un’ultima osservazione: a differenza del 31 marzo, quando, per timore di provocazioni,  non ci furono grandi manifestazioni di giubilo dei sostenitori di Imagoglu, e “la vittoria fu festeggiata in casa e nel proprio quartiere”, come aveva osservato sempre Dündar, nel già citato articolo “Elezioni fino alla vittoria del capo”, questa volta, a guardare le fotografie, la gioia dei sostenitori del sindaco riconfermato sembra essere stata travolgente.
Ma tutti sanno che questo è solo l’inizio di un lungo e certamente accidentato percorso, perché Erdogan, per quanto abbia lanciato su twitter un cinguettio (o era un ruggito?) di congratulazioni al vincitore, non starà con le mani in mano a farsi insidiare il potere, dato che è lui stesso ad avere affermato che “Chi prende Istanbul prende la Turchia”.
 

E' dal 2017 che su queste pagine web si pubblica la traduzione dal tedesco di articoli di Can Dündar che sul settimanale tedesco on line "Die Zeit", cura una rubrica settimanale dal titolo "La mia Turchia", dove gli articoli sono pubblicati sia in turco sia in tedesco. 

A proposito delle elezioni del 31 marzo scorso, si richiamano all'attenzione i seguenti articoli:
L'altra Turchia 
Elezioni fino alla vittoria del capo
La batosta elettorale del sultano
Sindaco di Istanbul
 
 
LA PULCE NELL'ORECCHIO IN EVIDENZA
 
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