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Le lacrime di Federica
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
24 marzo 2016 14:36
 
 Le lacrime di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, non piacciono, sembra, quanto meno a Giorgia Meloni e a Guido Bertolaso che non si trattengono dal dare addosso all’incauta compatriota che, secondo loro, dovrebbe indurire la faccia (e forse il cuore) e mostrare insensibilità di fronte a grandi tragedie. Come quella di martedì a Bruxelles. Piangere in pubblico, dunque, per questi cavalieri dell’Apocalisse in sessantaquattresimo, è vergognoso (Meloni) e crea imbarazzo, perché gli europei vogliono essere rassicurati dai propri leader (Bertolaso).
Non ho particolari simpatie per Mogherini, e non so neppure quanto efficace sia il suo contributo alla politica europea e alla gestione dei conflitti, in cui l’Europa, che lo voglia o no, è coinvolta o addirittura trascinata.
Però, da questo gratuito attacco per le sue lacrime in conferenza stampa, mi viene da pensare che sia una persona brava. Non per avere pianto, ma perché questi suoi detrattori la criticano per questo e non per altre mancanze. Quindi, dico io, chissà, forse sa fare davvero il suo mestiere ed è proprio un bravo ministro europeo degli esteri.
Mi pare, invece, che ci sia poco da fidarsi dei due aspiranti sindaci di Roma, perché uno/a che scambia il piangere con la debolezza, beh, sì, appartiene al passato, quando dai maschi, si pretendeva che non versassero una lacrima neppure da bambini, apostrofandoli severamente, nel caso, “ma non fare la femminuccia!”. Per fortuna qui da noi, a cominciare da Elena Gianini Belotti col suo Dalla parte delle bambine (primi anni Settanta), di tutto ciò è stata fatta giustizia e, lungi dal chiedere il divieto di piangere per le femmine, è stato sdoganato, invece, proprio il pianto dei maschi – a dimostrazione della loro sensibilità umana.
Cosa divenuta visibile ai massimi livelli, se l’attuale presidente degli Stati Uniti d’America, certamente di sesso maschile, Barack Obama, si è permesso di piangere in pubblico più di una volta, in particolare quando, qualche mese fa, ricordò i bambini vittime dell’uso indiscriminato delle armi. E non mi risulta che ci sia stato tanto scalpore per questo fatto, perché certe tragedie muovono e commuovono l’animo umano, senza distinzioni, e se a una persona, anche importante, sgorgano le lacrime, mentre parla in pubblico, mi pare sia solo il segno della sua partecipazione umana e non di una particolare debolezza o di scarsa determinazione a reagire. Anzi, potrebbe essere proprio il contrario. Da una partecipazione così intensamente, sinceramente sentita possono nascere proprio le idee giuste per un impegno rigoroso, inflessibile affinché quelle tragedie non si ripetano.
 
 
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