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PRIMO: NON FAR TORTO ALLE ZUCCHE!
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 marzo 2003 0:00
 
Una grande zucca di un vivo arancione occhieggia fra le foglie verde cupo di un alloro. Si appoggia su un piccolo tetto rossastro che corona un muro di cinta, dietro il quale, a fare da sfondo, si leva la facciata in pietra inframmezzata di mattoni di un'antica casa colonica.
E' uno scorcio che ho colto a novembre nel Chianti senese. La fotografia che scattai me la tengo davanti: mi piace per la spontanea armonia di forme e colori.
Non so come sia finita lassu', a circa due metri di altezza, quella zucca enorme e bellissima. E' anche possibile che ci sia arrivata da sola, perche' le zucche -l'ho verificato di persona nel mio piccolo orto- hanno una grande capacita' di spostarsi: il tralcio fruttifero se ne va via, allungandosi avventurosamente di metri e metri in orizzontale o in verticale, alla ricerca del posto ottimale in cui far nascere e crescere il suo frutto: sempre bello, per forma o per colore.
Perche', dunque, mi domando, a una pianta cosi' interessante e, starei per dire, dotata di una spiccata personalita', e' stato imposto -peraltro da millenni- il compito di rappresentare la stupidita' umana?
Perche', essendo commestibile, non ha il sapore che ci si aspetterebbe da un frutto cosi' vistoso? Ma aspettarsi da una cosa grande e bella anche un'ulteriore qualita' a nostro beneficio, non e' cio' stesso il segno di una pochezza mentale, di un'illusione che ci creiamo da soli? Perche' far pagare all'innocente oggetto il conto della conseguente, ovvia delusione? Non ci accorgiamo che, declassandolo a schermo delle nostre proiezioni, finiamo con l'ignorare anche quelle sue qualita' da cui potremmo trarre comunque godimento?

E ora, ecco che la mia splendida zucca la ritrovo in braccio a un tizio, in uno spoglio paesaggio montano, a pubblicizzare un conto corrente bancario che dovrebbe dare interessi mirabolanti. "Mettetevelo nella zucca", recita lo slogan, per non dire esplicitamente: "Non siate sciocchi -cogliete al volo questa occasione di guadagno!".
Ma e' davvero un'OCCASIONE questa occasione?
Tutto, nell'immagine che ho davanti, sembra incanalare, la risposta verso un "si'", con una buona dose di maestria e anche di originalita'. Il paesaggio brullo e un po' nebbioso rende bene lo smarrimento che coglie soprattutto le persone comuni in questo periodo difficile per la tutela del risparmio, e la grande zucca con il suo smagliante arancione rompe tutto quel grigiore, portando, si direbbe, il sorriso sulle labbra dell'uomo in primo piano che, senza sforzo apparente, la tiene fra le braccia.
Adesso, nella fotografia pubblicitaria, la zucca, non appare piu' sinonimo di stupidita', come suggerisce lo slogan, ma, in quanto frutto (grande e di colore allegro), sembra alludere alla grande messe di interessi bancari che promette -ma, a guardar bene, solo per un mese- il conto corrente pubblicizzato (non dimentichiamo che, popolarmente, questi INTERESSI si chiamano anche FRUTTI).

La zucca, dunque, con un sapiente gioco di allusioni, e' la chiave per aprire la nostra mente al condizionamento che e' la ragion d'essere di ogni pubblicita'. Ma puo' diventare, questa nostra bella zucca, anche la chiave per aprirci la mente all'autonomia della critica e liberarci dall'incantesimo della propaganda?
Mi pare di si', a condizione di rendere giustizia alle zucche -alle zucche vere, quelle reali, che nascono dalla terra. La zucca e' una zucca. Non pretende di essere cio' che non e', e lo dichiara in modo diretto, senza bisogno di ulteriori precisazioni di faticosa decifrazione.
Ne possiamo godere la bellezza in mezzo alla campagna o anche in casa, scavarci forme fantasiose per far festa, come usavano in certe parti d'Italia i contadini anche molto prima dell'importazione di Halloween, oppure -se abbiamo spazio, tempo e occasione- seguirne la vocazione pellegrina in mezzo a un campo. Oltre a questi aspetti del tutto estetici, in alcuni casi, si fa anche mangiare. Ma qui non chiediamole cio' che non e' nella sua natura di dare. Del resto, non ci pare, anche cosi', generosa a sufficienza?
E nel riconoscere la zucca in tutta la sua semplicita' e umilta' (che significa: aderenza alla terra), un'indicazione potremmo coglierla, si', quella che ci invita a vedere le cose come sono, e quindi a cercare per i nostri problemi soluzioni realistiche, senza affidarci a roboanti quanto ingannevoli magie.
 
 
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