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TRA SCONTI E REGALI .... MA QUAL'E' DAVVERO IL NOSTRO INTERESSE?
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 dicembre 2002 0:00
 
Fra l'estate del 2001 e quella del 2002 il telefono di casa, l'unico che ho, si e' ammutolito per ben quattro volte a causa di guasti piu' o meno gravi sulla linea.
Dato che non avevo memoria di altri guasti in 40 e passa anni di utenza, e certamente non cosi' frequenti, ne parlo con un conoscente da poco pensionato della stessa azienda, avanzando anche le consuete lamentele sull'aumento del canone, le tariffe elevate e complicate rispetto ad altri gestori, le scorrettezze di cui si parla, e via dicendo.
Il mio interlocutore, che non e' mai stato tenero con il suo datore di lavoro, mi da' ragione, ma contemporaneamente mi invita a guardare le cose con mente scevra dalle emozioni e libera dal pregiudizio molto comune che spendere meno singolarmente sia davvero sinonimo di risparmio in assoluto. O, per meglio dire, che l'immediato vantaggio economico personale, ammesso che ci sia davvero, corrisponda anche al vantaggio globale della collettivita' e dell'ambiente -i cui danni e disagi hanno poi riflessi negativi anche su di noi. Le riflessioni che ne sono scaturite mi sembrano interessanti, ed e' per questo che le partecipo qui a chi avesse voglia di leggerle, scusandomi per eventuali imprecisioni sulle questioni tecniche.
Il rapporto fra Telecom e gli altri gestori di rete fissa, ad esempio, e', per ora, impari; infatti i gestori privati non hanno l'onere del funzionamento di vere e proprie centrali e delle centraline dislocate sul territorio, cosa che dovrebbe avvenire con la liberalizzazione dell'ultimo miglio. Attualmente, quindi, Telecom ha senz'altro piu' spese di personale e di impianti rispetto ai suoi concorrenti, il che, secondo il mio conoscente, potrebbe giustificare i prezzi piu' elevati, anche per il fatto che adesso la societa' ha meno introiti dal traffico telefonico, che e' dirottato su altri gestori; questo fatto, a sua volta, potrebbe essere alla base dello scadimento del servizio. Ma quando, con la liberalizzazione dell'ultimo miglio, insinua lui, invero un po' malignamente, anche gli altri gestori dovranno accollarsi le spese di funzionamento di vere e proprie centrali e la riparazione dei guasti, potranno mantenere i prezzi concorrenziali di adesso? Di quale livello sara' il loro servizio?
In effetti, di una lievitazione di prezzi nel settore ho fatto esperienza diretta. Poco piu' di un anno fa ho scelto un secondo gestore anche perche' non faceva pagare lo scatto alla chiamata. Che pero' fu inserito di li' a un mese. Fino ad alcuni mesi fa l'invio della fattura era gratis, adesso costa ¤ 0,31. A pensarci bene, e' anche ovvio che sia cosi'. Per erogare un servizio ci sono dei costi, e chi li deve pagare se non chi usufruisce di esso? Ed e' altrettanto ovvio che chi intraprende un'attivita' lo fa per guadagnarci. Non ha senso demonizzare il guadagno; molto spesso, nella nostra realta' economica fatta di piccole imprese, guadagnare e' sinonimo di vivere onestamente del proprio lavoro. La speculazione, il profitto fine a se stesso, sono un'altra cosa. Guai a confondere le due realta'.
Ma comunque, che si abbia a che fare con un imprenditore onesto o con uno speculatore, chi deve essere il sovvenzionatore dell'impresa se non l'utente/consumatore? E se un'impresa offre merci o servizi a prezzi stracciati e continua a stare in piedi, non si impone allora un interrogativo inquietante: ma da dove le vengono tutti questi soldi? Non potrei, in tal caso, io, onesta cittadina, diventare inavvertitamente complice di loschi affari? E il mio vantaggio personale (il risparmio di qualche euro al mese o all'anno) non potrebbe essere in realta' pagato con l'oppressione e lo sfruttamento sistematici di persone e di ambienti, forse neppure tanto lontani? La parola "riciclaggio di denaro sporco" ha qualcosa da dire anche a noi persone comuni?
Ma c'e' la pubblicita'! -si dira'. Che sulla rete permette di offrire gratuitamente l'accesso a Internet e alle caselle di posta elettronica. E qui ho fatto un'altra esperienza interessante.
Due anni fa mi sono connessa a Internet attraverso uno dei massimi gestori nazionali usando uno di quei CD-rom che sono una specie di catena di sant'Antonio commerciale: lo trovi gratis in un negozio di computer, gratis ti connetti , poi lo passi a un amico -la cosa era, almeno nel mio caso, caldamente raccomandata dalla societa'- e via e via...... All'epoca, nel contratto era menzionato un numero verde a cui rivolgersi in caso di bisogno, ma, quando dopo qualche mese, ebbi un problema di accesso, forse dovuto alla fusione del mio gestore con un altro, mi sentii dire che dovevo chiamare un altro numero, a pagamento, e la telefonata mi costo' 32.000 lire (¤16,53). Con tutto cio', i problemi di connessione in parte continuarono, con l'aggravio economico di un nuovo scatto alla risposta per ogni riconnessione.
"Cosa pretendi?", obietta lo stesso conoscente, "Se ti danno un servizio gratis, non hai garanzie di nessun genere (leggiti bene il contratto!), e se, per entrare in rete c'e' da sgomitare, non e' detto che tu abbia la meglio. Il servizio d'aiuto a pagamento? In realta' paghi al gestore telefonico, ma per la societa' che ti fa entrare in Internet puo' essere un filtro contro un numero eccessivo di richieste d'aiuto e uno strumento, ipocrita fin che ti pare, ma efficace, per spingerti a pagare il servizio. Ma insomma, non hai capito che la gratuita' e' uno specchietto per le allodole?".
La conferma mi viene da un gestore locale. Il suo canone e' superiore a quello base del piu' famoso gestore nazionale. "Abbiamo anche un'offerta gratuita", mi spiega la giovane donna nel moderno ufficio situato in una di quelle lande desolate chiamate "zona industriale". "Ce lo impone il mercato, ma in questo caso l'intervento di aiuto e' obbligatoriamente al domicilio dell'utente". E il costo e' pari a piu' della meta' dell'abbonamento annuale. Mentre un rapido calcolo mi fa decidere per l'abbonamento col gestore nazionale, l'impiegata prosegue, quasi schermendosi: "Dobbiamo avere un rientro, e la pubblicita' non sempre e' sufficiente".

E poi, quale pubblicita'? Da abbonata pagante mi arriva adesso solo la pubblicita' del gestore ("collegati piu' velocemente con XYZ", ecc.), e devo dire che, anche prima, essa era contenuta, e soprattutto ogni messaggio contemplava la possibilita' di cancellarsi dalla mailing list, cosa che io puntualmente facevo. Ma pochi mesi fa ho cambiato il computer e il tecnico ha inserito l'accesso gratuito a Internet (con relativa casella postale) anche attraverso un secondo gestore nazionale. Questo accesso, in realta' non ha mai funzionato, ma funzionava la casella postale che mi inondava di pubblicita' per la maggior parte spintamente erotica, che non prevedeva neppure di dire "No, grazie". Eliminato del tutto l'inutile collegamento dal mio computer, mi sono trovata davanti un problema su cui non avevo mai posto mente, anche se e' di un'evidenza palmare: ma quanta pubblicita' di cose che non condividiamo affatto noi favoriamo implicitamente solo perche' ci fa comodo risparmiare un po' di soldi? Mettiamo pure che io non possa permettermi di pagare una serie di servizi, e che quindi mi attiri la proposta di averli gratis. Ma e' lecito che continui a non domandarmi a quale prezzo cio' accade, chi e' in realta' che paga? Perche' e' certo che qualcuno che paga al posto mio c'e'. E se il vantaggio, che io ne ho, deriva da qualcosa che ritengo offensivo o nocivo -per il singolo essere umano, la societa', l'ambiente-, non e' necessario che mi chieda se quel servizio mi e' proprio indispensabile, e, nel caso di una risposta positiva, come posso fare per procurarmelo a spese mie e non a spese di altri?

Ma, invero, quant'e' affascinante il REGALO, la GRATUITA'!? Perche', in ultima analisi, queste avventure, e le riflessioni che ne sono scaturite, girano intorno a queste parole magiche. Eppure lo sappiamo, per lo meno dall'esperienza dei nostri nonni, che "nessuno regala niente". E a me pare che sia anche giusto cosi', almeno sul piano commerciale, che e' quello sul quale ci stiamo muovendo.
Al di fuori dell'ipotesi forse molto remota di riciclaggio di denaro sporco, a cui ho accennato, chi ci offre un regalo, puo' farlo soltanto perche' in realta' ci vuole, subito dopo, come clienti paganti e il piu' possibile fissi, e quindi logica esige che, attaccato al regalo, come un'inestricabile cordone ombelicale, vi sia la richiesta di remunerazione -tanto piu' difficile da eludere quanto piu' fortemente sara' stato messo in moto dentro di noi il compiacimento per la fortuna che ci capita. Quante volte, infatti, ci siamo fatti convincere a fare un acquisto oltre o al di fuori di quanto avevamo programmato solo perche' ci e' stato detto: "Guardi, Lei e' proprio fortunato. Pensi che e' l'ultimo giorno di un'offerta speciale che ......". Per non parlare di quando riceviamo l'annuncio che siamo risultati i fortunati vincitori di un bellissimo premio che ci attende al tale indirizzo. E se ci andiamo, il regalo che ci aspetta e' ........ la firma di un contratto capestro a cui, come ci insegna una lettera di "Di' la tua" del 19.10, e' difficilissimo sottrarsi.
Mentre rileggo queste righe, vedo la scena di un cartone animato, che mi ha sempre divertito moltissimo. Nella versione, che Disney da' della storia di Robin Hood, l'avido re Giovanni, che spreme i sudditi e va a letto abbracciato a sacchi di dobloni d'oro, e' un giovine leone con la corona regale un po' a sghimbescio sulla testa. Quando la volpe-Robin Hood, travestita da zingara, ferma la carrozza del re, guarda nella sfera di cristallo e gli dice: "Vedo, vedo un giovine baldanzoso...... nobile...... bello....... coraggioso...... impavido.... astuto......", e a ogni aggettivo, detto con voce suadente e sapientemente distanziato dal successivo con una pausa intrigante, il leone-re Giovanni si raddrizza tutto, gonfia il petto, quasi si solleva in aria, mentre sul volto gli si dipinge un'espressione beata che dice senza parole: "Si', sono io. Mi riconosco. Come sono bello, nobile, coraggioso, astuto ....". E proprio allora, con un improvviso abracadabra, la zingara-Robin lo spoglia di tutto e lo lascia letteralmente in mutande. Mutande reali, senza dubbio, ma pur sempre mutande.
Ebbene, ogni volta che vedo, leggo o penso a questa scena, il buonumore e' assicurato. Perche' mi vedo nel leone-re Giovanni: come mi piacciono le lodi, quanto desidero il riconoscimento dei miei meriti ..... E non e' questa la molla che viene sfruttata col sistema degli sconti e dei regali? E' una cosa talmente umana che forse non si puo' eliminare dalla nostra psiche.
Ma cosa accadrebbe se tenessimo sempre a portata di mano una buona dose di autoironia? Non potremmo allora capovolgere le parti? "Com'e' fortunata, Lei, signora ditta Tal dei Tali. Pensi, oggi non voglio ne' sconti ne' regali. Voglio SOLO un oggetto che sia quello che dice di essere, voglio SOLO un servizio preciso e corretto, a un prezzo equo".
Perche' non provare? Non potrebbe valerne la pena?
 
 
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