Se non lo stessi sperimentando direttamente, non ci crederei.
Eppure una maratona si può fare anche da fermi, ristretti in un letto, specialmente se la prigionia dura già da 31 giorni e ne ha altri 7 come orizzonte. In cui spero ardentemente che mi si aprano le porte della riabilitazione  - carrozzina, deambulatore ... quello che sarà, ma fuori da questa costrizione.
Come nella corsa, il momento più duro sembra essere quello vicino al traguardo; l'atleta ha nelle gambe già, che so, 35  chilometri, gliene mancano 7 e pochi metri, vede il traguardo,  ma ecco che le forze cominciano a mancare. Vede nella mente il traguardo  - così vicino, eppure lontano per la fatica accumulata.
E un nome mi viene in mente. Dorando Pietri che alle Olimpiadi di Londra del 1908 era in testa vicino al traguardo, ma così barcollante che alcune persone lo sostennero, e questo gli costò la squalifica. 

Nel mio caso non temo la squalifica di una giuria. Ma comprendo quanto bisogno ho di aiuto proprio ora che sto facendo il conto alla rovescia per l'inizio della prossima settimana.
L'aiuto delle persone che ci accudiscono con dedizione qui dove sono e l'aiuto che mi viene dal sostegno mentale e spirituale dei miei amici e amiche. L'aiuto del loro tifo per me ...
Veramente, mi accorgo e lo tocco con mano, da soli non possiamo fare niente.
Il nostro più vivo, anche strenuo, desiderio ha bisogno del supporto di tante altre persone. 
Questo forse è l'insegnamento più grande che traggo da questa esperienza. 
Farne tesoro per la mia vita futura di nuovo "autonoma" in casa, a spasso per una  città, in viaggio su un treno - questo è ciò che desidero al massimo. 
Solo così il ribaltamento della mia vita avvenuto il 10 marzo scorso, per la svista di una automobilista, con tutta la sofferenza che ancora mi segna, non sarebbe stato invano.
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