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SE BELLEZZA FA RIMA CON GENTILEZZA
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 dicembre 2001 0:00
 
"La bellezza di una donna aumenta col passare degli anni", parola di Audrey Hepburn.
Questa almeno e' la frase di chiusura di un decalogo sulla bellezza attribuito alla famosa attrice anglo-olandese, che circola in rete, e che un'amica mi ha inviato per e-mail*.
In effetti, la fotografia che accompagna questa frase e' eloquente. La bellezza, li', c'e' davvero, diversa, certo, da quella della ragazzina o della giovane donna delle fotografie che la precedono e che richiamano alla mente "Vacanze romane" e "My Fair Lady". Fra le altre, vi e' anche un'altra bella immagine dell'attrice con un bambino africano fra le braccia, di quando, lasciata la carriera cinematografica, Hepburn svolse il ruolo di ambasciatrice dell'UNICEF. In questo caso, abbiamo di fronte un volto provato, per niente levigato, ma ugualmente luminoso, come a dimostrare che, effettivamente, la bellezza non dipende tanto da come e' liscia la pelle, quanto dall'intensita' dell'espressione, dal riflesso di un'interiorita' ricca e profonda. Cosa, questa, che, a differenza della levigatezza della pelle, non si puo' ottenere in modo artificiale, con cosmetici o lifting. Caso mai, con un atteggiamento di comprensione, di gentilezza, di gratitudine e responsabilita' di fronte alla vita. Come, peraltro, e' sottolineato in altri passaggi del decalogo, come, ad esempio, quello che dice "Per avere labbra attraenti, pronuncia parole di gentilezza", oppure "Per la bellezza degli occhi, guarda il buono che c'e' nelle persone".

Da questa semplice osservazione della realta' che, se teniamo gli occhi aperti, possiamo fare personalmente in ogni momento, si potrebbe anche saltare all'affermazione che ogni cosmetico e' inutile e il suo uso e' solo effetto di mera vanita'. Nel senso letterale del termine, di vano, inutile, superfluo. Il che contiene qualcosa di vero, ma non esaurisce la questione; anzi, porta ad operare un corto circuito pericoloso, come sono pericolosi, del resto, tutti i corti circuiti.
Se, da che mondo e' mondo, donne e uomini hanno cercato di curare l'esteriorita' e di sottolineare, con particolari trattamenti, specie nel volto, cio' che ritenevano bello, correggendo insieme i presunti difetti, qualcosa vorra' dire, e questa fatica davvero millenaria non si puo' liquidare sbrigativamente.
E' lecito, invece, e anche molto utile indagarla.

Vanita', dunque. E' davvero solo sinonimo di superfluo e inutile? O non ha a che fare col bisogno di rap-presentazione di fronte a se stessi e agli altri? Forse anche col desiderio di dare di se' una certa immagine? E anche con l'affermazione della liberta', come dimostrano i centri di bellezza clandestini a Kabul, di cui parla "La Repubblica" del 17 novembre?
E ancora: e' segno di vanita' solo la ricercatezza -e quindi, per esempio, il truccarsi, li ricorrere a un'acconciatura particolarmente elaborata- o non lo e' anche la semplicita' dell'"acqua e sapone", se non addirittura la trasandatezza?
L'unica cosa semplice non potrebbe essere proprio che tutti siamo in qualche misura vanitosi per quanto riguarda il nostro aspetto, nel senso che vogliamo comunicare una certa immagine che sembra corrispondere di piu' a quel che sentiamo di essere -e cio' a prescindere dal fatto che usiamo o meno fondotinta, rossetti, tinture, maschere di bellezza, e quant'altro?

Che cosa coinvolge, in profondita', il fatto di volermi rappresentare in una data maniera? Una giocosita', un'abitudine, una vera e propria coazione a ripetere?
Cos'e' che mi impedisce di fare amicizia con i segni del passaggio degli anni, alcuni dei quali non si possono proprio dissimulare, come e', ad esempio, per la retrazione ossea, che riplasma in modo evidente prima il volto e poi tutto il corpo?

Ma vi e' infine un'ulteriore domanda, particolarmente urgente, che rende non solo lecito e utile affrontare questa tematica, come ho detto all'inizio, ma anche doveroso.
Cosa c'entrano coi nostri problemi di immagine, di rap-presentazione o anche di liberta' - cosa c'entrano con tutto cio' gli ANIMALI?
Abbiamo il diritto di disporre della vita di altri esseri senzienti per questi nostri bisogni?

Perche' un fatto e' certo. Ed e' che dagli anni Settanta tutti i nuovi cosmetici, almeno nella Comunita' europea, sono testati obbligatoriamente sugli animali, e che quindi, da allora, milioni e milioni di conigli e di altre cavie sono stati e sono orribilmente torturati affinche' noi possiamo disporre di NUOVI prodotti "sicuri". Le virgolette qui sono d'obbligo, in quanto, come si legge in una informativa dell'UNA di Milano molti test effettuati sugli animali sono inattendibili per l'uomo (dalla stessa fonte si vengono a sapere diverse altre cose interessanti, fra cui il fatto che esiste una "positive list" di sostanze considerate sicure, perche' gia' sperimentate dal 1970.

Nonostante che nel 1993 l'Unione europea abbia emanato una direttiva (93/35/CEE) che prevedeva l'abolizione degli esperimenti sugli animali per i cosmetici a partire dal 1998, impegnando la ricerca pubblica e privata a verificare metodi sperimentali alternativi anche piu' sicuri, adesso ci si trova in una pericolosa situazione di stallo. Infatti, un'altra direttiva europea (97/18/CE) ha prorogato fino al 30 giugno 2000 l'entrata in vigore della norma, e un terzo rinvio (direttiva 97/18/CE) ha portato la proroga al 30 giugno 2002**.
E ora c'e' il rischio che questa normativa venga accantonata. Cosa dalla quale non trarranno certo vantaggio i consumatori, bensi' esclusivamente i laboratori cosmetici, i quali, evidentemente, certo per motivi economici, non intendono scostarsi dai metodi attuali.
Per evitare questo passo indietro di civilta' (e anche di reale sicurezza per i consumatori), la BUAV (British Union for Abolition of the Vivisection) propone un'urgente petizione ai parlamentari europei, che si puo' firmare direttamente sul suo sito http://www.buav.org/f_home.html (cliccando su "Sign our Cosmetics Petition"), e il cui testo italiano riporto in appendice.

Possiamo provare, dunque, a sperimentare il binomio bellezza/gentilezza, estendendo quest'ultima anche a quegli anonimi animali che dovrebbero in futuro dare la loro vita (e la loro morte) perche' noi continuiamo a curare il nostro aspetto in un modo, sempre e comunque, molto transitorio?
Pensare a un animale felice non potrebbe rendere il volto piu' disteso che pensare a un animale tormentato?
Ancora una volta, la nostra fantasia personale, spingendoci fuori dalle consuetudini di massa, potrebbe farci scoprire qualcosa di interessante, a cui non si era pensato. Perche' non provare?



* Chi volesse ricevere il testo completo con le fotografie, puo' richiederlo a [email protected]

** La normativa italiana che ha recepito le direttive europee di cui si parla e' la seguente:
a) Decreto Legislativo 24 aprile 1997, n.126 (art.3) (G.U. 16 maggio 1997, n.112), che corregge e integra la Legge 11 ottobre 1986, n.713, art.2 (pubblicato sulla G.U. 30 ottobre 1986, n.253, S.O.);
b) Decreto Ministeriale (Ministero della Sanita') 26 gennaio 1998 (G.U. 20 marzo 1998, n.66);
c) Decreto Ministeriale (Ministero della Sanita') 6 luglio 2000 (G.U. 21 agosto 2000, n.194).

APPENDICE
Traduzione del testo della petizione promossa dalla "British Union for Abolition of the Vivsection (Buav) www.buav.org.

VIETIAMO ORA I COSMETICI TESTATI SUGLI ANIMALI

Ai membri del Parlamento Europeo (MPE)
Noi sottoscritti vi sollecitiamo a votare per il divieto immediato dell'UE dei test sugli animali per uso cosmetico e anche alla vendita di cosmetici testati sugli animali nella seduta del Consiglio dove verra' ridiscusso il proposto VII emendamento alla Direttiva sui Cosmetici. Nel 1993 i Parlamentari Europei si espressero contro la vendita di cosmetici testati sugli animali. Da allora l'attuazione di questo divieto e' stata rinviata due volte e ora rischia di essere del tutto accantonata.
Vi preghiamo di votare per vietare la vendita e i test - e' l'unico modo per mettere fine ai test sugli animali per uso cosmetico".

Nota Bene: questo testo puo' essere scaricato anche dal sito www.unaecoanimali.it sotto forma di volantino pronto per la raccolta delle firme.
 
 
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