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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
29 luglio 2018 11:52
 
 In questi giorni ho riletto le due predicazioni, che la pastora valdese di Firenze, Letizia Tomassone, tenne a maggio per ricordare il pastore battista Martin Luther King a 50 anni dal suo assassinio avvenuto a Menphis il 4 aprile 1968 per mano di un bianco razzista.
Le ho trovate di una bruciante attualità sia sul piano civile sia su quello dell'appartenenza a una qualsivoglia chiesa cristiana, e quindi ho deciso di proporre ai passanti la prima, del 6 maggio scorso. La seconda si può leggere qui   
Le citazioni di MLK vengono dalla sua “Lettera dal carcere di Birmingham”, Castelvecchi, Roma 2013.
La lettura biblica, che ispira la predicazione, viene dall’evangelo di Matteo, 21,1-17; il brano si trova alla fine della predicazione.
(Col gentile eprmesso della pastora Letizia Tomassone)

  
 “A 50 anni dall’assassinio di Martin Luther King le chiese sono spinte a rivisitare la sua eredità e a capire se i frutti del suo impegno di pastore e predicatore si vedano dentro le chiese e dentro la società.
E’ lui stesso che scrive dal carcere di Birmingham alle chiese bianche per interrogarle sulla loro coerenza con il vangelo, con la scelta radicale dell’amore.
Lasciamo che quelle parole interroghino anche noi, come se fossimo di fronte a Gesù nel Tempio, che rovescia i tavoli e non lascia che le cose scorrano come si è abituati a vederle.
Egli scrive:
«La superficiale comprensione da parte della gente di buona volontà è più frustrante dell’assoluta incomprensione della gente di cattiva volontà. La tiepida approvazione è ben più ingombrante del netto rifiuto.// Avevo sperato che i bianchi moderati comprendessero che la legge e l’ordine esistono allo scopo di stabilire la giustizia, e che quando non riescono a farlo diventano delle dighe pericolose che arrestano il flusso del progresso sociale. Avevo sperato che i bianchi moderati comprendessero che l’attuale tensione nel sud è semplicemente una fase necessaria della transizione da una disgustosa pace negativa, dove il nero accettava passivamente la sua ingiusta situazione, a una sostanziosa pace positiva, dove tutti gli uomini avrebbero rispettato la dignità e il valore della persona umana. In realtà, noi che ci impegniamo nell’azione diretta nonviolenta non siamo gli artefici della tensione. Noi non facciamo che portare in supericie la tensione nascosta già esistente; la portiamo all’aperto dove può essere osservata e affrontata. Come una piaga non può essere curata finché resta coperta, ma deve essere esposta con il suo pus alle medicine naturali e all’aria e della luce, così l’ingiustizia deve essere esposta, con tutta la tensione che questo crea, alla luce della coscienza umana e all’aria dell’opinione pubblica per essere curata».
E poi ancora:
«Questa generazione dovrà pentirsi non soltanto delle parole e delle azioni velenose dei cattivi, ma anche dello spaventoso silenzio dei buoni. Bisogna arrivare a vedere che il progresso umano non avanza sulle ruote dell’inevitabile, ma che arriva grazie all’impegno instancabile e al lavoro incessante degli uomini che si fanno collaboratori di Dio: senza questo duro lavoro il tempo diviene un alleato delle forze del ristagno sociale. Dobbiamo usare il tempo in modo creativo, tenendo presente che è sempre il momento per fare ciò che è giusto. Ora il tempo è venuto per realizzare la promessa della democrazia e trasformare la nostra elegia nazionale in un salmo creatore di fratellanza. Ora è il momento di elevare la nostra politica nazionale dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della dignità umana».
 
Mi domando oggi se la nostra predicazione sappia portare in luce le tensioni razziste nascoste dietro al nostro ben pensare. Grandi cambiamenti si sono verificati nella nostra società grazie alla presenza di nuovi cittadini dalla pelle scura. Ma abbiamo gli anticorpi e le risorse per cambiare i nostri sguardi, le nostre vite, le nostre chiese, aprendoci a questa umanità più grande?
Nel momento in cui tutta la campagna elettorale permanente gira intorno allo slogan “prima gli italiani”, e anche il sindaco di Firenze lo fa in riferimento alle case popolari, dove sono le chiese – e soprattutto, cosa pensano?
Sono ritratte in difesa di se stesse, delegando alla diaconia il compito di portare il testimone di un presidio contro il razzismo, oppure riescono a essere per le strade e nelle piazze, come Gesù, che a Gerusalemme non teme di opporsi ai capi sacerdoti, e si schiera. Gesù si schiera dalla parte dei ciechi, degli zoppi, e persino i bambini vedono in questo l’azione del Dio della pace.

Ascoltiamo ancora Martin Luther King:
«Ho sentito molti leader religiosi del sud richiamare i loro fedeli ad aderire alle decisioni anti-segregazioniste in quanto sancite dalla legge, ma avrei preferito di gran lunga sentir dire ai ministri bianchi di seguire questo decreto, perché l’integrazione è moralmente giusta e perché ogni nero è un fratello. In mezzo a flagranti ingiustizie inflitte ai neri, ho visto le chiese bianche restarsene in disparte declamando soltanto pii luoghi comuni e ipocrite futilità. Nel mezzo di una lotta poderosa per liberare la nostra nazione dall’ingiustizia razziale ed economica, ho sentito tanti pastori affermare: «Quelli sono problemi sociali, con i quali il vangelo non ha nulla a che fare», e ho visto tante chiese dedicarsi a una religione interamente dell’altro mondo che faceva una curiosa distinzione fra corpo e anima, tra sacro e profano».

E poi racconta che, guardando le belle chiese del Sud, la grandiosità degli edifici, si chiede:
 «Chi prega qui? Chi è il loro Dio? Dove erano le loro voci quando le labbra del Governatore Barnett sputavano parole di intervento e annientamento? Dove erano quando il Governatore Wallace suonava la tromba della provocazione e dell’odio? Dove erano le loro voci quando uomini e donne neri, sfiniti, oppressi e avviliti, decisero di levarsi dalle oscure prigioni sotterranee dell’accondiscendenza alle luminose altezze della protesta creativa?».
Il nostro Signore è mansueto ed entra nella città come un messia. La sua presenza porta guarigione e speranza a chi sta ai margini, inquietudine e sconcerto a chi si nutre del potere che separa e discrimina. Il messia è un profeta che deve incontrare molte opposizioni nel suo stesso popolo. Ma anche il profeta è un messia che porta con sé il compimento delle promesse di Dio.
Che siano i bambini e i giovani a riconoscere ed acclamare Gesù ci rimanda all’importanza dello sguardo giovane, più libero, che è capace di mettere al centro Gesù e non il tempio, Gesù e non la chiesa, Gesù che rovescia i tavoli e non l’ordine che addormenta le coscienze.

Così conclude Martin Luther King, e noi con lui:
«Spero che questa lettera vi trovi forti nella fede. Spero anche che le circostanze mi renderanno presto possibile incontrare ciascuno di voi, non come integrazionista o leader per i diritti civili, ma come compagno nel sacerdozio e fratello cristiano. Sia lecito a noi tutti di sperare che le oscure nubi del pregiudizio razziale si diradino presto e la spessa nebbia dell’incomprensione si sollevi dalle nostre comunità impregnate di paura, e che un domani non troppo lontano le raggianti stelle dell’amore e della fratellanza brillino nel nostro Paese in tutta la loro scintillante bellezza»".
 
 predicazione incentrata sull'evangelo di Matteo 21,1-17 
"Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero a Betfage, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, 
2 dicendo loro: «Andate nella borgata che è di fronte a voi; subito troverete un’asina legata e un puledro con essa; scioglieteli e conduceteli da me. 
3 Se qualcuno vi dice qualcosa, direte che il Signore ne ha bisogno, e subito li manderà». 
4 Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta: 
5 «Dite alla figlia di Sion: #“Ecco, il tuo re viene a te, #mansueto e montato sopra un’asina, #sopra un asinello, puledro d’asina”»1. 
6 I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato;
7 condussero l’asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli e Gesù vi si pose a sedere. 
8 La maggior parte della folla stese i mantelli sulla via; altri tagliavano dei rami dagli alberi e li stendevano sulla via. 
9 Le folle che lo precedevano e quelle che seguivano gridavano: «Osanna2 al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!3 Osanna nei luoghi altissimi!» 
10 Quando fu entrato in Gerusalemme, tutta la città fu scossa, e si diceva: «Chi è costui?» 
11 E le folle dicevano: «Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea».
12 Gesù entrò nel tempio e ne scacciò tutti quelli che vendevano e compravano; rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi.
13 E disse loro: «È scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”, ma voi ne fate un covo di ladri». 
14 Allora vennero a lui, nel tempio, dei ciechi e degli zoppi, ed egli li guarì. 
15 Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedute le meraviglie che aveva fatte e i bambini che gridavano nel tempio: «Osanna al Figlio di Davide!», ne furono indignati 
16 e gli dissero: «Odi tu quello che dicono costoro?» Gesù disse loro: «Sì. Non avete mai letto: “Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode”6?» 
17 E, lasciatili, se ne andò fuori dalla città, a Betania, dove passò la notte”.
 
 
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