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 MONDO - MONDO - Cannabis terapeutica. Oms ne riconosce il valore
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Notizia 
2 febbraio 2019 10:07
 
Per la prima volta da quando la cannabis è stata inclusa nella Convenzione unica sugli stupefacenti, il suo status nel diritto internazionale viene aggiornato.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’unica agenzia incaricata di farlo, ha valutato ufficialmente tutte le prove disponibili e sta emettendo raccomandazioni scientifiche sul valore terapeutico e sui danni correlati alla cannabis.
L’esito molto positivo riconosce chiaramente le applicazioni mediche di cannabis e cannabinoidi, li reintegra nella farmacopea, equilibra i possibili danni e di fatto cancella la posizione dell’OMS mantenuta fino dal 1954 secondo cui “dovrebbero esserci sforzi verso l’abolizione della cannabis da tutte le pratiche mediche legittime”.
E’ un passo fondamentale nella politica internazionale della cannabis e una chiara vittoria dei dati scientifici sulla politica. I governi saranno influenzati a livello globale da questa decisione e le riforme saranno ispirate a livello nazionale. Le legislazioni di molti paesi fanno affidamento sulla vecchia convenzione: i cambiamenti li riguarderanno direttamente.
Inoltre, altri organismi internazionali come l’INCB (International Narcotics Control Board) forniranno orientamenti ai paesi e controlleranno l’accesso e la disponibilità di cannabis e cannabinoidi nei nostri sistemi sanitari a livello globale. Il loro prossimo rapporto fornirà spunti sulla loro nuova posizione.
Nel dettaglio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) chiede la rimozione della pianta intera di marijuana e della resina di cannabis dall’elenco IV, la categoria più restrittiva di una convenzione sulla droga del 1961 firmata da paesi di tutto il mondo.
Il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) ei suoi isomeri siano completamente rimossi da un trattato di droga del 1971 separato e aggiunti alla Tabella I della convenzione del 1961,
L’OMS si sta anche muovendo per chiarire che i preparati a base di cannabidiolo e concentrati sul CBD contenenti non più dello 0,2% di THC sono “non sotto controllo internazionale”. In precedenza l’organo internazionale aveva già sottolineato che il CBD non va incluso nelle convenzioni internazionali, ma la nuova raccomandazione è di renderlo ancora più chiaro.
Estratti di cannabis e tinture dovrebbero essere rimossi dalla Tabella I della Convenzione unica sugli stupefacenti e composti farmaceutici contenenti THC dovrebbero essere inseriti nell’Allegato III di quella convenzione.
Prese insieme, le raccomandazioni, se adottate, rappresenterebbero un riconoscimento formale del fatto che gli organismi di governo del mondo si siano effettivamente sbagliati sui danni e sui benefici terapeutici della marijuana per decenni. La nuova posizione dell’OMS arriva in un momento in cui un numero crescente di paesi si sta muovendo per riformare le proprie politiche sulla cannabis. In quanto tale, uno spostamento all’ONU potrebbe incoraggiare altre nazioni a ridimensionare o abrogare le loro leggi proibizionistiche, anche se la legalizzazione per ragioni non mediche o non scientifiche violerebbe ancora tecnicamente le convenzioni globali.
La bella notizia è che 53 Paesi delle Nazioni Unite ora devono approvare queste raccomandazioni dell’OMS, modificando gli effetti della Convenzione con un semplice voto a maggioranza.
Ci si aspetta che un certo numero di paesi che si sono storicamente opposti alle riforme della politica sulle droghe, come la Russia e la Cina, si oppongano al cambiamento nella classificazione della cannabis.
Altre nazioni come il Canada e l’Uruguay, che hanno legalizzato la marijuana in violazione degli attuali trattati, probabilmente sosterranno la riforma, come lo sono alcune nazioni europee e sudamericane che permettono l’uso, a vario titolo, di cannabis medica e ricreativa.
Gli stati membri della Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti (CND) hanno ricevuto le raccomandazioni sulla cannabis dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dagli esperti in materia di tossicodipendenza (ECDD), che erano attese per dicembre.
Ci si aspettava che la CND prendesse in considerazione la possibilità di riclassificare la cannabis nel marzo 2019 durante la sua riunione annuale, ma il ritardo nel ricevere le raccomandazioni ECDD potrebbe far allontanare la decisione finale al 2020 per fornire ulteriore tempo agli stati membri di esaminarle.
(articolo di Mario Catania, da Cannabis terapeutica infopoint)

L'Associazione Luca Coscioni "si rallegra per la decisione dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms) che finalmente ha preso in considerazione i benefici terapeutici della Cannabis e dei suoi derivati". Lo scrive la stessa associazione in un comunicato. "L'Oms, l'unico organo delle Nazioni Uniti con il mandato per farlo, ha raccomandato agli Stati Membri - si legge nella nota - di rivedere la posizione della Cannabis nelle tabelle delle convenzioni sulla base di elementi che scientificamente hanno affrontato i benefici e i danni potenziali della Cannabis sativa". La decisione, scrive ancora l'associazione, rappresenta una vittoria dell'evidenza scientifica sulla politica dello struzzo praticata da tutto il mondo da oltre mezzo secolo. "Una revisione radicale delle tabelle internazionali sarebbe un passo nella direzione di politiche di buon senso che tengono conto del progresso scientifico nonche' delle buone pratiche di riduzione dei danni (spesso penali) imposti da decenni di proibizionismo. Adesso occorre che quei Paesi, come l'Italia, che in parte hanno gia' rivisto le tabelle, sostengano questa storica raccomandazione per promuovere una piu' ampia decriminalizzazione, se non vera e propria legalizzazione della Cannabis in molti Paesi".

Dichiarazione di Grazia Zuffa, presidente de’ La Società della Ragione, in merito alla revisione della OMS circa la collocazione della cannabis e delle sostanze correlate nelle tabelle del controllo internazionale sulle droghe:
“La decisione della Organizzazione Mondiale della Sanità di riconoscere i preparati medici a base di cannabis come farmaci, togliendoli dalle tabelle delle sostanze proibite internazionalmente, prende finalmente atto della grande estensione dell’uso terapeutico della cannabis, riconosciuto nella legislazione di tanti paesi d’Europa, compreso il nostro.
A livello delle politiche internazionali sulla droga, la posizione della OMS rappresenta una svolta di grande importanza, perché inverte la tendenza alla criminalizzazione indiscriminata.
La decisione finale sulle tabelle delle Convenzioni Internazionali Onu sulle droghe spetta però alla Commission on Narcotic Drugs, l’istituto di decisione politica, mentre l’organismo scientifico (il Comitato di Esperti della OMS) ha solo il potere di proposta.
Ricordiamo che nel passato le pressioni politiche hanno spinto a ignorare il parere scientifico. Così accadde nel 2002, quando la OMS stilò una raccomandazione per rivalutare le proprietà terapeutiche dei cannabinoidi: che neppure giunse all’attenzione della CND, finendo in un cassetto degli uffici del United Nations Office on Drugs and Crime (allora diretto dall’italiano Antonio Costa).
Ci auguriamo che nel futuro le decisioni che riguardano benefici e rischi per la salute siano riconosciute come competenza esclusiva della OMS.”

Per Maria Stagnitta, Presidente di Forum Droghe, “si tratta di un passo in avanti, finalmente basato sulle evidenze scientifiche e non sull’ideologia. Avevamo auspicato, con il documento presentato a maggio scorso, che venissero finalmente riconosciute da un lato le proprietà terapeutiche della cannabis e dall’altro posto fine all’assurda collocazione all’interno della tabella delle sostanze più pericolose. Ora aspettiamo di capire chi rappresenterà l’Italia all’appuntamento di Vienna 2019, e se intende, come fatto dai precedenti governi, avere un rapporto franco e aperto con le organizzazioni che si occupano di politiche sulle droghe“.

Per Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo “la decisione dell’OMS dovrà ora trovare seguito all’ONU. Speravamo che già nella sessione di marzo 2019 si potesse arrivare ad una ridefinizione della cannabis nelle tabelle, ma forse non sarà così. Ci auspichiamo che i Governi, a partire dal Governo italiano, non intralcino un processo di riforma che trova le basi nella scienza e sull'efficacia delle politiche. Solo l’oscurantismo ideologico può ora impedire che anche il nostro paese affronti il tema della cannabis con rigore scientifico e pragmatismo. A partire dagli usi medici, che sono ancora in Italia un percorso ad ostacoli per troppi pazienti. Infine è importante la raccomandazione di non sottoporre ad alcun controllo previste dalle convenzioni dei preparati di CBD che contengono meno dello 0,2% di THC. Salvini, Fontana e Serpelloni se ne dovranno fare una ragione.”
 
 
 
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