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La lotta contro i cartelli anticoncorrenziali dovrebbe essere più indipendente e rapida. È per lo meno quanto si prefigge la revisione della legge posta in consultazione oggi dal Consiglio federale. Oltre ad una riforma istituzionale, il progetto prevede di estendere il diritto di ricorso ai consumatori e allo Stato.
Mentre il diritto sulla concorrenza è in continua evoluzione e si è rafforzato da 50 anni a questa parte, le cose sono cambiate poco sul fronte istituzionale. La Commissione della concorrenza (COMCO) conta la presenza di lobbisti, un fatto che solleva dubbi sulla sua indipendenza. Inoltre, la ripartizione dei compiti con la sua segreteria è poco chiara. Per risolvere questi problemi, il progetto del Consiglio federale prevede una nuova struttura.
Un'autorità in materia di concorrenza si occuperebbe delle indagini, ma non sarebbe più tenuta a prendere decisioni. Questo compito sarebbe infatti attribuito ad un Tribunale della concorrenza di prima istanza, da istituire, dipendente dal Tribunale amministrativo federale.
Sarebbe composto sia di giudici ordinari che di giudici tecnici non di carriera, sul modello del Tribunale federale dei brevetti. Tutti i giudici, eletti dal Parlamento, dovranno soddisfare severi requisiti in termini di indipendenza da interessi economici e politici.
A fianco di questa riforma istituzionale, la revisione della legge prevede una serie di pratiche nuove. I consumatori e le collettività pubbliche dovrebbero poter inoltrare una denuncia civile e far valere davanti ai tribunali i torti subiti a causa di una restrizione della concorrenza.
Inoltre, la prescrizione verrebbe interrotta a partire dal momento dell'apertura di un'inchiesta da parte dell'autorità della concorrenza e fino a quando sarà emessa la sentenza. Obiettivo dichiarato: agevolare la procedura di ricorso.
Per quanto riguarda le fusioni, il progetto mira a evitare doppioni. Attualmente, un raggruppamento tra grosse aziende dev'essere sottoposto alla COMCO, che può impedirlo. In futuro, un verdetto del genere non potrebbe più essere preso in caso di fusioni concernenti mercati internazionali e sui quali l'Unione europea ha già deciso.