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 MONDO - MONDO - Consiglio ONU diritti umani. Confermata presenza Filippine nonostante guerra sanguinosa al narcotraffico
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17 ottobre 2018 8:15
 
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha annunciato che vigilera' sul rispetto dei diritti umani da parte delle Filippine, dopo che il paese ha ottenuto un nuovo mandato nel Consiglio nonostante le critiche alla sanguinosa guerra del presidente Rodrigo Duterte contro il narcotraffico. Manila ha ottenuto un nuovo mandato triennale venerdi' scorso, tramite un voto dell'Assemblea generale Onu che ha visto 165 delegati su 193 esprimersi a favore della nomina. Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno prontamente contestato l'esito del voto, definendolo "immorale" e affermando che la riconferma di Manila al Consiglio spronera' Duterte a proseguire in quelli che Human Rights Watch definisce "crimini contro l'umanita'".
Il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha preso pubblicamente atto per la prima volta delle uccisioni extra-giudiziali commesse durante la sua amministrazione nel contesto della sanguinosa guerra al narcotraffico. Durante un discorso di fronte a membri dell'Esecutivo presso il palazzo presidenziale, alla fine del mese scorso, Duterte e' tornato a parlare dell'offensiva contro la droga intrapresa dal suo governo, che e' stata segnata da migliaia di uccisioni e che ha causato dure critiche all'indirizzo di Manila da parte della comunita' internazionale. Riferendosi al presunto complotto ai suoi danni da parte di elementi delle Forze armate, il presidente ha dichiarato: "Ho chiesto alle Forze armate, qual e' la mia colpa? Ho rubato anche un solo peso? Il mio unico peccato sono le uccisioni extra-giudiziali". Duterte non ha ulteriormente approfondito la questione, ma il suo commento e' gia' stato citato da quanti sollecitano la Corte penale internazionale a processare il presidente filippino per crimini contro l'umanita'.
Il presidente delle Filippine ha dichiarato durante un recente discorso presso la base militare di Camp O'Donnel, a Capas, che quanti muovono critiche dall'estero alla guerra al narcotraffico intrapresa dal suo governo dovrebbero essere utilizzati come "bersagli umani" per i soldati. Duterte ha commentato cosi' alla condanna formulata a suo carico del Tribunale internazionale del popolo (Ipt) belga, che lo ha riconosciuto colpevole di violazioni dei diritti umani. Il presidente ha ribadito di riconoscere solamente "il giudizio del popolo filippino": "Se verro' meno ai miei doveri, come filippino sara' vostro diritto di cittadini criticarmi e allontanarmi", ha detto Duterte, che poi ha aggiunto: "Questi caucasici, pretendono di venire qui a darci lezioni sulle nostre presunte colpe". "Non ho neanche idea di cosa sia, una uccisione extragiudiziale. Non e' inclusa nel Codice penale", ha affermato il presidente.
Il governo del presidente filippino ha annunciato a marzo il ritiro "con effetto immediato" della propria adesione alla Corte penale internazionale (Cpi). L'annuncio e' giunto in risposta all'apertura di una indagine a carico di Duterte da parte di quell'organizzazione per gli abusi dei diritti umani imputatigli nel contesto della sanguinosa guerra alla droga in atto nelle Filippine. In un comunicato, Duterte ha accusato la Cpi di aver violato i suoi diritti ad un giusto processo e la presunzione d'innocenza. Il presidente ha affermato che le note e le dichiarazioni da parte dei funzionari delle Nazioni Unite dimostrano senza ombra di dubbio che questi ultimi hanno gia' sancito la sua colpevolezza. "Data la propensione esibita dalla Cpi a non esibire il giusto rispetto agli Stati firmatari dello Statuto di Roma, e l'evidente partigianeria dell'Onu contro le Filippine, tanto vale che queste ultime valutino l'abbandono dello Statuto di Roma", recita il comunicato del presidente.
Nei mesi scorsi il presidente filippino ha dichiarato che le famiglie delle persone uccise durante la sanguinosa campagna contro il narcotraffico intrapresa dal suo governo non riceveranno "giustizia", respingendo cosi' le richieste delle associazioni per i diritti umani di risarcire le famiglie delle vittime di omicidi extragiudiziali. Durante la campagna contro il narcotraffico, intrapresa dall'attuale governo filippino nel giugno 2016, hanno perso la vita oltre 4.200 spacciatori e sospetti tali, e altre migliaia di persone sarebbero rimaste vittima di bande di "vigilante" che le autorita' descrivono come bande rivali. Le organizzazioni per i diritti umani accusano le autorita' di aver compiuto uccisioni sommarie di numerosi sospetti. La Polizia nega, affermando di essere ricorsa alla forza letale solo contro sospetti armati e violenti. "Se pensate di poter ottenere giustizia soltanto perche' avete perso qualcuno che ha sgarrato con la droga, mi spiace informarvi che non intendo permetterlo", ha detto Duterte durante un discorso nella giornata di ieri.
(agenzia stampa Nova)
 
 
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