Opportuna e interessante la proposta fatta da Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana: incoraggiare fiscalmente i risparmiatori italiani a investire, liberamente e convenientemente, i loro soldi nella crescita dell’economia italiana. Per farlo occorre distinguerli dagli speculatori, cosa in cui si riesce utilizzando il fattore tempo: un risparmiatore è stabile e paziente, uno speculatore acquista e vende – anche utilizzando strumenti digitali – nel giro di poco e, talora, di pochi minuti. Premiando fiscalmente i risparmiatori investitori, facendo scendere di molto l’aliquota sui loro guadagni, le casse pubbliche non ci rimettono e, semmai, possono guadagnarci. Oggi i rendimenti dei soldi lasciati a languire sui conti correnti pagano un’aliquota del 26%, ma quei rendimenti si limitano, mediamente, allo 0,03% del capitale. Il 26 dello 0,03 sono spiccioli. Se si incoraggia il rischio, promettendo meno fisco, si sollecitano guadagni più interessanti e maggiori incassi per l’erario. Il tutto indicando come virtuosa la via dell’arricchimento, non quella della conservazione. Se non si è capaci di farlo, se si punta tutto sui fondi messi a disposizione dall’Unione europea, si otterranno risultati al di sotto delle potenzialità, per ciò stesso deludenti. I risparmiatori vanno informati del rischio che l’investimento comporta, ma anche di quelli connessi all’inerzia. Un segnale fiscale sarebbe altamente opportuno, individuando una rilevante convenienza collettiva,
(La Ragione del 16/07/2021)
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