FILIPPINE - Lotta alla droga. Presidente Duterte: con pena di morte 5-6 esecuzioni al giorno
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19 dicembre 2016 15:52
Una volta ripristinata la pena di morte nelle Filippine, saranno giustiziati "cinque o sei" criminali al giorno. E' quanto ha promesso il presidente filippino Rodrigo Duterte in un discorso pronunciato in occasione del 38esimo compleanno del pugile Manny Pacquiao. "Ridatemela, e organizzerò esecuzioni giornaliere. Cinque, sei. Voi distruggete il mio Paese, e io distruggo voi", ha detto l'ex sindaco di Davao, che ha fatto della reintroduzione della pena di morte nel Paese a maggioranza cattolica, una delle sue priorità nell'ambito della guerra alle droghe illegali e alla criminalità. Un progetto che dovrebbe essere discusso in Parlamento a gennaio e ha scatenato le proteste dei leader della Chiesa cattolica nelle Filippine, che hanno definito "barbaro" il capo di stato.
Nel frattempo, secondo un sondaggio dell'istituto indipendente Social Weather Survey (Sws), quasi otto su 10 filippini si sono detti preoccupati che qualcuno nella loro famiglia possa essere ucciso nella guerra contro le droghe illegali dichiarata dal presidente Rodrigo Duterte. Il 78% delle persone intervistate ha dichiarato di essere "molto preoccupato" o "abbastanza preoccupato" di diventare una vittima delle uccisioni extragiudiziali. Solo il 10% si è detto "non troppo preoccupato" e il 12% "per niente preoccupato". Nonostante i timori degli intervistati, l'85% di loro ha dichiarato di essere soddisfatto della campagna presidenziale e crede che aiuterà a diminuire l'intensità del problema della droga nel paese. Solo l'8% è "insoddisfatto", mentre il 7% si definisce indeciso. C'è poi un importante 94% che ritiene sia importante che i sospetti tossicodipendenti e narcotrafficanti siano catturati vivi. Secondo alcuni dati ufficiali, dal momento che Duterte è salito al potere alla fine di giugno, più di 2.100 persone sono state uccise dalle forze dell'ordine in operazioni antidroga. Mentre almeno altre 3mila sono state eliminate in circostanze non chiarite sulla quale sta indagando la polizia. La maggior parte delle vittime di questi "morti sotto inchiesta" sono stati in strade e vicoli del paese, molti legati con del nastro adesivo e con un cartello con scritto: "Sono un pusher. Non essere come me".