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 U.E. - U.E. - Plastica. Vietare non basta, occorre governare
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Notizia 
4 luglio 2019 7:48
 
La  Direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2019, sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale UE del 12 giugno ed entrerà in vigore il 2 luglio 2019, divieti e restrizioni dovranno essere recepiti entro il 3 luglio 2021dagli stati membri.
Il suo obiettivo (art.1) è quello di “prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno“.
La direttiva è stata varata dopo che i mercati asiatici hanno chiuso all’importazione della plastica raccolta in forma differenziata proveniente dai paesi occidentali e dopo la crescente presa di coscienza, avvalorata da studi specifici, che gran parte dell’inquinamento marino è costituito da materiali plastici.
L’impossibilità di conferire in Cina e in altri paesi non UE, a bassi costi, i rifiuti di plastica è stata la causa, tra l’altro, di incendi in molti impianti di stoccaggio provvisorio in Italia.
Il provvedimento si colloca, nella gerarchia della gestione dei rifiuti definita a livello Comunitario, tra quelli orientati alla diminuzione della produzione, alla prevenzione, e al miglioramento delle possibilità di riutilizzo dei rifiuti.
I principali contenuti si possono così riassumere:
? la messa al bando dei prodotti in plastica monouso per i quali esistono alternative sul mercato - bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande, aste per palloncini, ma anche tazze, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e tutti i prodotti in plastica oxodegradabile;
? misure volte a ridurre il consumo di contenitori per alimenti e per bevande in plastica e marcatura ed etichettatura specifiche di alcuni prodotti;
? regimi di responsabilità estesa dei produttori riguardanti i costi di gestione dei rifiuti, applicati anche a prodotti come i filtri dei prodotti del tabacco e gli attrezzi da pesca;
? un obiettivo di raccolta separata delle bottiglie di plastica del 90% entro il 2029 (77% entro il 2025) e l'introduzione di prescrizioni di progettazione per garantire che i tappi rimangano fissati alle bottiglie, ma anche l'obiettivo di integrare il 25% di plastica riciclata nelle bottiglie in PET a partire dal 2025 e il 30% in tutte le bottiglie di plastica a partire dal 2030.
 
Quanto incide la plastica sul totale dei rifiuti prodotti?
È utile ricordare che ogni cittadino europeo mediamente produce 483 kg di rifiuto urbano (UE a 28 stati), ma quanti sono i rifiuti di plastica?
Analizziamo la situazione italiana. La media di produzione è di 489,2 Kg/ab. anno e il Rapporto ISPRA 2018 indica che la plastica da raccolta differenziata è pari a 21,1 Kg/ab. anno. Tale quantitativo corrisponde al 4,3% dei rifiuti totali prodotti annualmente che sono 30 milioni di tonnellate.
A questa percentuale si deve aggiungere la plastica non intercettata dalla raccolta differenziata che rimane nel rifiuto tal quale. Per valutare questa quota residua ci si deve rifare alle analisi merceologiche che periodicamente vengono effettuate dalle autorità di controllo e dalle aziende di gestione dei rifiuti.
Una delle più recenti analisi merceologiche è quella effettuata dall’Appa nella Provincia di Bolzano nel 2017; da questa analisi e dai dati di produzione complessiva dei rifiuti, risulta quanto segue:
- Rifiuti urbani totali prodotti: tonn. 258.000, pari a 418 Kg /ab.a.
- RSU più ingombranti: tonn. 92.000, pari al    35,7%   
- Raccolta differenziata: tonn. 165.980, pari al 64,3%.
La plastica da Raccolta differenziata incide per 13,7 Kg/ab.eq.a (tonn. 8.420 totali). Dall’esame delle analisi merceologiche risulta che nel rifiuto tal quale    la plastica incide invece per un 20% del totale, un quantitativo pari a   25,09 Kg/ab.eq.a.
In Alto Adige, provincia che gestisce molto bene il ciclo integrato dei rifiuti urbani, il totale del rifiuto in plastica è pari a 39 Kg per abitante circa…. meno del 10% del totale.
Da analisi merceologiche effettuate nello stesso periodo in Toscana, a piè d’impianto di smaltimento finale (discarica), risulta che nel tal quale residuano percentuali di plastica che oscillano tra il 10 e il 20 % con dati non incongruenti con quelli di Bolzano.
Anche le schede a supporto della Direttiva comunitaria individuano in tonn.2.128.496 la plastica raccolta in Italia. Tale quantitativo, rispetto ai 30.000.000 di tonn. di rifiuti urbani prodotti in Italia, equivale ad una percentuale pari al 7%.
In conclusione, la Direttiva riguarda quantitativi modesti sul totale dei rifiuti.
Infatti, essa riguarda solo una parte dei manufatti realizzati in plastica, quelli monouso. Ritengo si possa ipotizzare che stiamo parlando di meno del 4% dei rifiuti totali.
Questa non è una considerazione critica alla Direttiva che, per quanto le compete, fa il suo mestiere, ma è un richiamo alla realtà per tutti quegli amministratori che, dopo aver trascurato per decenni la realizzazione di impianti essenziali per la gestione dei rifiuti, magnificano ora il bando della plastica da città e spiagge come fosse la soluzione del problema della gestione dei rifiuti e dell’inquinamento delle acque marine.
 
La dispersione dei rifiuti nell’ambiente
Tutte le direttive comunitarie in tema di rifiuti hanno sempre avuto il compito di salvaguardare l’ambiente e la salute dell’uomo e, al proposito, l’Unione Europea vanta una normativa molto avanzata anche se non completamente rispettata.
Se è vero che produrre oggetti usa e getta non è in linea con l’economia circolare che privilegia invece il pieno utilizzo delle risorse per non sprecare nulla, è anche vero che la dispersione dei rifiuti non dipende solo da come questi sono stati progettati o dal materiale con il quale sono costruiti.
Voglio dire che la cattiva o non adeguata gestione dei rifiuti agevola o addirittura incentiva comportamenti disdicevoli ed è essa stessa causa della dispersione dei rifiuti nell’ambiente. Come detto, la Direttiva agisce sul versante della prevenzione e del miglioramento del riciclo ma non interviene sulle successive fasi di gestione che rimangono a carico e nella disponibilità delle comunità locali, in Italia principalmente Comuni, Ato e Regioni.
Senza un corretto sistema di raccolta e senza impianti di recupero di materia o energia, anche la plastica progettata per essere usata più volte è destinata a far danni all’ambiente e alla salute dell’uomo.
Per ciò che riguarda la dispersione in mare dei rifiuti plastici, occorre sottolineare che, in parte, essa avviene per una non completa depurazione delle acque di scarico e per una cattiva gestione dei perimetri portuali che faticano ad attrezzarsi e ad avere abitudini conformi alla tutela ambientale. Nel Mediterraneo, inoltre, si affacciano molti paesi che non sono dotati di norme e impianti atti al trattamento delle acque e alla gestione dei rifiuti.
In ultimo, pare anche opportuno ricordare che il potere calorifico del polipropilene è pari 10.949 kcal/kg, quello del polistirolo è pari a 9.996 kcal/kg e quello del polietilene è pari a 10.949 Kcal/kg (non molto diversi sono i poteri calorifici dei relativi rifiuti plastici) mentre il potere calorifico del metano è pari a 13.328 Kcal/kg. Da questi dati, ci accorgiamo che se concentrassimo, almeno in Italia, gli sforzi per produrre energia e calore da convogliare in impianti di teleriscaldamento, potremmo importare e bruciare meno combustibili fossili, spendendo meno sia in termini ambientali che di trasporto e migliorando la nostra bilancia dei pagamenti.

(articolo di Giovanni Barca, pubblicato su L'Astrolabio del 04/07/2019)
 
 
 
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