L’assessore al turismo della giunta Todde, Franco Cuccureddu, non ha dubbi: “In Sardegna - dice - non siamo ancora all’overtourism, ma ci siamo vicini”. Per ora il fenomeno, spiega, è stato evitato perché in alcuni casi si è ricorso a restrizioni per evitare situazioni ingestibili di sovraffollamento. Da qualche anno, per esempio, alcune amministrazioni comunali hanno iniziato a contingentare gli ingressi nelle spiagge maggiormente prese d’assalto.
L’esempio più clamoroso, spiega
Sardinia Post, è quello de La Pelosa a Stintino. Il mese scorso la sindaca Rita Vallebella ha diffuso un comunicato rendendo noti i dati delle richieste per accedere alla spiaggia: 9.000 al giorno, il che significa una presenza virtuale di 40mila bagnanti (ogni ticket può includere fino a quattro persone) per 1.500 posti quotidiani.
Oppure ci sono casi come quelli di San Teodoro, che nel periodo di massima affluenza turistica, in alta stagione, passa da 5mila abitanti a presenze tra le 70mila e le 100mila. “La concentrazione di molte persone in un breve periodo è uno dei fattori che va contro alle tre sostenibilità del turismo – spiega Cuccureddu a Sardinia Post -: ambientale, economica e sociale. Purtroppo la Sardegna ci sta andando incontro”.
Un modello nuovo di turismo
Per contrastare il fenomeno, aggiunge Cuccureddu, c’è solo una strada da seguire: quella di riuscire a creare prodotti turistici appetibili anche nei mesi di spalla. “Non c’è bisogno di promuovere gli eventi di agosto per attrarre persone, perché la gente c’è già, gli alberghi sono già pieni - fa notare -. Bisogna trovare scelte condivise da assessorati, privati e soggetti vari per creare prodotti più difficili da affermare, affidandoci anche alla scienza dei dati, per utilizzare patrimonio ricettivo e servizi dove è possibile in periodi e luoghi diversi. Bisogna far sì che le politiche dei grandi eventi e la comunicazione facciano in modo di poter far lavorare in bassa stagione anche gli alberghi”.
Insomma, è fondamentale spalmare i flussi: “Non abbassiamo la punta massima, quella possiamo mantenerla ancora: sappiamo che in quelle settimane i numeri saranno quelli, ma non è il modello che vogliamo portare avanti. Pensiamo che altri periodi, altre località e altri prodotti possano essere attrattivi”.
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