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 ITALIA - ITALIA - Unanimi i periti del tribunale di Udine: Eluana Englaro non si sarebbe mai risvegliata
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13 novembre 2009 7:45
 
Eluana Englaro non poteva risvegliarsi. Sarebbe rimasta per sempre prigioniera del suo stato vegetativo persistente. E' quanto stabilisce la perizia disposta a maggio dalla Procura di Udine per sgombrare ogni dubbio sulla morte della donna, perizia anticipata dall'Espresso.
Gli esami encefalici, scrive il settimanale, parlano chiaro: il cervello di Eluana era talmente danneggiato dall'incidente stradale del gennaio 1992 che la donna non si sarebbe mai piu' risvegliata, al di la' del tragico epilogo della vicenda. Dopo cinque mesi dall'avvio dell'indagine la perizia e' pronta e mette d'accordo tutti: i neurologi incaricati Fabrizio Tagliavini, primario al Carlo Besta di Milano, e Raffaele De Caro, docente all'Universita' di Padova; i periti di parte, Stefano Pizzolitto e Felice Giangaspero; cosi' come gli esperti della Procura friulana guidati da Carlo Moreschi. La relazione finale sara' consegnata in questi giorni al procuratore capo Antonio Biancardi. "I danni neuropatologici osservati sono morfologicamente irreversibili", rivela a "L'espresso" chi quegli esami li ha condotti e studiati. Eluana era li', ma non c'era davvero. Non rispondeva al dolore, non percepiva le presenze attorno. Non aveva caldo, ne' freddo. La situazione del cervello era "coerente con lo stato vegetativo persistente". Fin dal primo giorno, dal ricovero in terapia intensiva il 18 gennaio 1992, con la diagnosi di "coma e paraplegia in trauma cranico midollare".
Qui l'articolo dell'Espresso

ENGLARO, OGGI GLI ITALIANI MI DICONO GRAZIE - Dice che non dimentichera' mai l'incontro con Carlo Alberto Defanti, il neurologo che, nel dicembre 1995, diagnostico' lo stato vegetativo irreversibile in cui versava la figlia Eluana. Prima di allora Beppino Englaro era "un randagio che abbaiava alla luna", confessa oggi a Milano, in occasione della due giorni organizzata dalla onlus Consulta di bioetica per celebrare i suoi vent'anni di attivita'. Il papa' della donna lecchese, morta il 9 febbraio del 2009 a Udine, dopo 17 anni di 'buio', si racconta dopo la sua battaglia per Eluana, durata anni. Una battaglia che ha scosso le coscienze: "Le persone che mi avvicinano oggi mi dicono 'grazie per quello che ha fatto per tutti noi'", assicura all'ADNKRONOS SALUTE. "Il tempo e' galantuomo e ha fatto vedere con che serieta' noi abbiamo gestito la vicenda".
Englaro ripercorre le tappe. Prima di Defanti, spiega, "non avevo mai trovato degli interlocutori" con cui parlare della tragedia di Eluana, di una vita interrotta a vent'anni da un incidente stradale. "Mi sembrava di impazzire - ricorda - vedendo una creatura intrappolata in determinati meccanismi intollerabili, i piu' inumani che la vita potesse concepire". Per questo, continua Englaro, "non si puo' dimenticare il sostegno" delle persone che per prime si sono esposte per lui e per la causa di sua figlia. La Consulta di bioetica, Defanti, il magistrato Amedeo Santosuosso, l'avvocato Maria Cristina Morelli che ha attivato l'iter giuridico per ottenere, a distanza di anni e dopo diversi stop e ricorsi, l'autorizzazione a interrompere l'alimentazione e idratazione artificiale che hanno tenuto in vita Eluana per 17 anni. Il neurologo, il magistrato e l'avvocato 'sono state le prime tre persone che si sono mosse per innescare" la vicenda 'pubblica' di Eluana "e anche grazie a loro siamo al livello raggiunto oggi. Nessuno avrebbe mai immaginato che saremmo riusciti a fare tanta strada".
E la 'guerra' di Eluana, "che in primis riguardava una persona, poi ha coinvolto tutti, essendo quello un problema devastante e straziante che ci riguarda tutti". C'e' voluto molto tempo, riflette, "per vedere affermati dei diritti fondamentali, anche se istintivamente noi famiglia Englaro - Eluana, Saturna ed io - avevamo le idee molto chiare riguardo alla nostra vita". Soprattutto nei primi mesi, di fronte alle richieste respinte, "ci chiedevamo con che diritto ci facessero questo. Trovarmi poi, il 16 ottobre del 2007", con una sentenza che apriva uno spiraglio sui "diritti che io invocavo gia' nel '96, e' stato il massimo che io potessi raggiungere".

 'Anche l'irreversibilita' del danno diagnosticata dalla perizia ci mostra che c'e' una differenza forte tra quello che noi chiamiamo stato di morte cerebrale e quello vegetativo'. Cosi' la deputata del Pd Paola Binetti commenta ai microfoni di CNRmedia le anticipazioni del settimanale L'Espresso sulla perizia encefalica su Eluana Englaro.
'Se ci fosse stato uno stato di morte cerebrale - prosegue Binetti - si trattava di prendere atto che effettivamente il cervello non era piu' in grado di soprassedere al coordinamento delle funzioni vegetative della paziente. Pero' in questo caso ci troviamo davanti a una zona che ancora registra una differenza tra i due stati. Su questa differenza si colloca quella che e' la garanzia che va offerta ai pazienti, perche' mentre nello stato di morte cerebrale e' possibile anche procedere alla dichiarazione di assoluta e radicale irreversibilita' dello stato, in quello vegetativo l'organismo e' ancora, ad esempio, capace di esprimere un peggioramento delle condizioni, e proprio per questo e' in grado di esprimere pure uno status che in qualche modo risponde ancora ai criteri di vita'.
Sul dibattito parlamentare sul testamento biologico Binetti afferma: 'E' fondamentale che la legge che esce ora dalla Camera dopo il dibattito drammatico che c'e' stato al Senato recuperi tutti gli elementi di razionalita' e di rispetto per la volonta' del paziente, ma anche gli elementi di solidarieta' con cui l'intero sistema sanitario deve prendersi cura dei pazienti in tutti i modi'.

Per il sen. Ferruccio Saro (Pdl), 'se confermate le indiscrezioni' sui risultati della perizia disposta dalla Procura di Udine su Eluana Englaro, 'si dimostrerebbe la pretestuosita' delle polemiche sorte attorno alla vicenda'.
Se gli esiti finali delle analisi dovessero 'confermare che Eluana non aveva piu' sensibilita', che non c'erano possibilita' di risveglio e che il suo stato si inseriva in quello vegetativo persistente - ha detto Saro - si dovra' aprire una riflessione a tutto campo sul significato e sull'utilita' di imporre per legge presidi quali alimentazione e idratazione artificiale e sulla legittimita' di una norma che costringe le persone a restare in una condizione di assenza di prospettive future'.
Secondo Saro, 'una legge in tal senso rivelerebbe il suo lato di violenza contro un organismo che non ha piu' alcuna possibilita' di riprendersi e/o di migliorarsi verso una qualche normalita' di esistenza degna di questa definizione'.
 
 
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