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Cannabis terapeutica. Test a Firenze contro il cancro al seno
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Articolo di Redazione
30 settembre 2022 9:45
 
La cannabis come farmaco contro il dolore delle donne in terapia dopo un tumore al seno. A breve a Firenze partirà uno studio innovativo sotto almeno un paio di aspetti. Intanto nessuno aveva mai lavorato scientificamente sulle potenzialità della marijuana di aiutare chi ha avuto quel tipo di cancro. In più si tratta di una ricerca a doppio cieco contro placebo, cioè svolta con la metodologia considerata più affidabile, che non è mai stata usata per la cannabis terapeutica ma solo su uno dei suoi principi attivi, il cbd.

Forse tutte queste novità ma probabilmente anche la natura della sostanza sperimentata, sono dietro ai tempi lunghi delle procedure di approvazione dello studio tosCANNABIS, che viene svolto dalla Fitoterapia di Careggi, guidata da Fabio Firenzuoli. Ci sono voluti addirittura 4 anni per avere tutte le autorizzazioni necessarie, a partire da Aifa e fino al comitato etico di Careggi. Lo studio si svolge grazie a un finanziamento di 280 mila euro del fondo della Regione per la ricerca che risale appunto al 2018.

Firenzuoli lavora abitualmente con i reparti di oncologia di Careggi e utilizzala cannabis per vari problemi. Ha arruolato 200 pazienti che dopo l’intervento devono assumere (anche per molti anni) i farmaci “anti estrogenesi”, cioè che inibiscono la produzione di ormoni che potrebbero avere un ruolo nella replicazione del tumore. «Si tratta di sostanze che possono dare effetti collaterali, tra i quali il dolore. Ecco, noi lavoriamo su quello», dice Firenzuoli. Le pazienti saranno divise in due gruppi, uno trattato con la cannabis e l’altro con un placebo. Nessuna saprà quale delle sostanze assume. Si tratta del sistema cosiddetto del “doppio cieco” con placebo, che permette di valutare l’effetto delle sostanze farmacologiche. «Per ora ci sono stati studi del genere sugli effetti del cbd contro l’epilessia e lavori preclinici», spiega il medico.

Lo studio utilizzerà la cannabis prodotta dal Farmaceutico militare di Firenze, che coltiva marijuana dal 2016, e trasformata in olio dal laboratorio galenico della Asl di Firenze. «Si inizierà con un dosaggio basso, che salirà progressivamente. Contiamo di trattare le pazienti per sei mesi».
La cannabis terapeutica ormai è autorizzata in Italia dal 2006. Nelle indicazioni ufficiali del ministero alla Salute ci sono il dolore cronico e quello associato a sclerosi multipla o a lesioni del midollo spinale. Nella nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, come stimolante dell’appetito nell’anoressia e nella perdita dell’appetito in pazienti oncologici o con Aids. Poi viene somministrata a chi ha il glaucoma e per ridurre i movimenti involontari nella sindrome di Tourette.

«Le evidenze sull’efficacia comunque sono abbastanza limitate. Nel senso che il medicinale viene usato anche con successo ma non ci sono tanti studi scientifici e quelli che ci sono riguardano soprattutto il dolore neuropatico. Altro punto importante è il tipo di preparazione che viene fatta, perché la cannabis può essere vaporizzata, presa come decotto o appunto in forma di olio. Noi vogliamo fornire la prova rigorosa della sua capacità di aiutare le donne operate al seno, che abbiamo già intuito nella nostra pratica clinica», dice ancora Firenzuoli. «Ci sono pazienti che superano gli effetti collaterali anche con analgesici o con l’attività fisica, che può essere molto efficace in certi casi. Poi ci sono quelle resistenti a tutti i trattamenti. Vorremmo prima di tutto aiutare loro».

Se lo studio di Careggi, al quale partecipano anche radioterapia, senologia, ginecologia, Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica, farmacologia, andrà bene il ministero inserirà una nuova indicazione nel suo elenco di patologie. Si spera intanto di risolvere il grave problema di carenza di cannabis che c’è al momento nel nostro Paese, dove spesso i malati devono aspettare per ottenere il farmaco a causa di problemi con le importazioni e di una produzione del Farmaceutico militare che non è ancora sufficiente.

(Michele Bocci su La Repubblica/Firenze del 30/09/2022)
 
 
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