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G7 Turismo a Firenze. Piccoli passi possibili?
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Articolo di Stefano Fabbri
16 novembre 2024 13:42
 
Cosa resta della «settimana del turismo» a Firenze che si è snodata tra il Forum della Fortezza da Basso, passando per il contro G7 nardelliano, e il G7 appena concluso? Non ci si poteva aspettare certo un’immediatezza operativa, visto che si è trattato di incontri di carattere strategico.
Ma qualcosa, alla fine, forse rimane.

Prima di tutto un po’ di resipiscenza da parte di chi si era presentato sotto le insegne del negazionismo turistico, per cui — come aveva detto la ministra Daniela Santanchè — il termine «overtourism» aveva il peso di una bestemmia. Una settimana dopo, tra le righe degli impegni presi dai Grandi, alla voce sostenibilità spunta un’accentuazione appena maggiore sul rispetto di chi nelle mete turistiche ci vive. Non è molto, ma un piccolo mezzo passo. Come quello compiuto sulla questione keybox, esplosa come un petardo in chiesa anche grazie al blitz del loro incerottamento da parte del comitato Salviamo Firenze. Siamo passati dal definirle solo «bruttine» ad ammettere che c’è pure una questione di sicurezza. Altro piccolo passo. Al quale dovrebbe però, per logica, seguirne uno più decisivo rispondendo alla domanda se l’estetica, e di più la sicurezza, riguardino solo l’area Unesco o tutta la città attorno a quel fazzoletto di territorio. Ma, se ci si considera ancora autorizzati a sognare, il G7 lascia soprattutto la speranza di un metodo. E cioè quello di far sperimentare concretamente agli illustri ospiti, per quanto possibile, i temi al centro delle loro discussioni. Osservava ieri su queste pagine Giulio Gori, riferendo della gita fuori porta a Monteriggioni, che la delegazione del vertice si è trovata un po’ nei panni dei turisti mordi e fuggi, sebbene con più comfort. Ha cioè potuto toccare con mano cosa significhi un luogo splendido praticamente senza più abitanti e ormai sostanzialmente usato solo dai turisti per qualche ora. Se ne saranno accorti? Chissà?

Ma l’importante è cominciare. Ormai la presidenza italiana del G7 è agli sgoccioli.

Ma una riflessione può essere fatta e tenuta da conto per le prossime volte. Per esempio, seguendo questa traccia, l’incontro dei Sette Grandi sullo sviluppo urbano sostenibile, concluso da pochi giorni a Roma, ma anche quello sul clima svoltosi a Torino in aprile, poteva essere organizzato nelle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna con un’incursione nella Piana tra Firenze e Prato.

Oltre che ovviamente a Scampia. Per la riunione su lavoro e occupazione organizzata nel settembre scorso a Cagliari sarebbe stata interessante una capatina dei Grandi a Portovesme, nel Sulcis, dove centinaia di operai rischiano il posto. Poco male: si potrebbe recuperare con un tour all’ex Gkn di Campi Bisenzio. Per il G7 salute di ottobre ad Ancona nessuna osservazione.

Ovunque sarebbe andato bene, purché oltre al tavolo di lavoro fosse programmata una sosta collettiva — ovviamente non da ricoverandi — in un qualsiasi pronto soccorso italiano. Infine, non per essere campanilisti, ma sulla giustizia la stessa Firenze avrebbe potuto candidarsi per il vertice tenuto a maggio a Venezia. È vero: alla città è legatissimo l’attuale Guardasigilli. Ma è da noi che è nato, ha studiato e lavorato Piero Calamandrei. E soprattutto il programma poteva includere un’istruttiva visita guidata al carcere di Sollicciano. Con osservazione naturalistica (delle cimici) inclusa.

(articolo pubblicato su Corriere fiorentino - Corriere della Sera del 16/11/2024)

 
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