Un virus sembra aggirarsi per la Toscana e contagiare gran parte, se non tutti, i grandi progetti economici pubblici destinati a influire sulla vita quotidiana dei cittadini.
Difficile dargli un nome, ma l’epidemia spazia dai servizi alle strade, dal credito alla cultura. E i sintomi sono sempre gli stessi: una progettazione che non tiene conto delle gambe finanziarie su cui queste strutture dovrebbero marciare. Non occorrono profondi studi di economia per comprendere che ogni progetto degno di tale nome deve prevedere l’indicazione delle risorse su cui poter contare. La questione Multiutility, principale esempio di questa sindrome, agita e non da ora le acque della politica, con punti di frizione tra il Pd e gli stessi sindaci che a esso fanno riferimento, a cominciare dall’ipotesi di quotazione in Borsa. Il virus ha colpito in culla quel progetto, che se manterrà le promesse dovrà razionalizzare i servizi e far pesare meno le tariffe idriche, energetiche e ambientali: non è pensabile che quasi due anni fa si sia varato in pompa magna qualcosa che oggi è simile a uno scatolone tristemente vuoto, non avendo stabilito fin dall’inizio la sua principale risorsa finanziaria, come se si trattasse di un accessorio, a parte chiedere alle banche 900 milioni per gli investimenti già previsti.
Viene peraltro da pensare che il bacillo toscano sia davvero territorializzato a sud dell’Appennino. In Emilia Romagna devono esserci vaccinati da tempo, visto che la loro Multiutility, cioè Hera, l’hanno fondata più di 20 anni fa con piani ben precisi. Sembra quasi che la sinistra di governo in Toscana abbia mantenuto una specifica difficoltà nel misurarsi con modelli d’impresa complessi, a differenza di quella emiliana che — pur con i propri limiti — affonda le proprie radici nel terreno delle cooperative e della loro capacità di competere con le imprese di capitali.
Non troppo diversa è la situazione di Toscana Strade: anche qui non è ancora chiaro su quali risorse potrà contare, oltre a quelle tratte dalle multe che già sono nei bilanci degli enti locali. L’ipotesi pedaggi per ora è congelata, con una moratoria destinata a durare, non a caso, fino a dopo le elezioni del prossimo anno. Nel caso della Multiutility scontiamo un’incertezza di risorse dovuta alla mancata chiarezza della scorsa campagna elettorale per Comunali ed Europee; nella vicenda di Toscana Strade siamo in balìa dell’identica mancanza di chiarezza in vista della prossima campagna per le Regionali. In comune c’è una politica che finisce per prediligere sempre il rinvio di decisioni difficili a dopo la chiusura delle urne. Ma torniamo al nostro virus, visibile senza microscopio anche in altri frangenti. Cosa altro potrebbe aver colpito il Teatro della Toscana che ha nella Pergola di Firenze il suo baricentro e di cui fanno parte tra gli altri il Teatro di Pontedera e quello di Rifredi? Il direttore Marco Giorgetti, in un’intervista a La Repubblica , chiede adesso 9 milioni per superare una crisi (annunciata) che dura da mesi. I soci fondatori — e ideatori — prendono le distanze. Ma la certezza delle risorse era stata prevista? E infine, proprio ieri, la bandiera bianca alzata sulla cessione della maggioranza di quote della finanziaria regionale Fidi Toscana, da tempo in cerca di una propria identità. Mai come ora, per fronteggiare il virus toscano, è adatto il vecchio slogan di un profilattico:
«Pensaci prima».
(articolo pubblicato il 25/09/2024 su Corriere fiorentino - Corsera)
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