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Vivere nell’overtourism. Dove un turista è un consumatore costretto allocco
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17 agosto 2024 12:50
 
 
Overtourism
 non è solo una parola negativa che ha risvolti sulla distruzione economica, sociale, culturale, umana ed ambientale di alcune località, in particolare per i residenti di queste località. E non è solo una condizione in cui, in qualche modo, coloro che si scopron più viaggiatori che turisti non ne vengono coinvolti, essendo, per esempio, “costretti” a visitare la costa Amalfitana o Portofino o Firenze in pieno inverno, magari quando c’è forte maltempo.

L’ovvertourism è essenzialmente una condizione dove un turista è costretto ad essere allocco. Trasformandolo di fatto in oggetto di mercificazione fine a se stessa. 

L’overtourism è una condizione in cui, per dare vantaggi economici ad una parte limitata della popolazione e dell'imprenditoria (sono sempre meno i commercianti “locali” che trasmettono la propria arte anche con le merci e sempre più quelli di “catene”... che il negozio a Firenze o Singapore… basta che produca utili)... per dare questi vantaggi, si fa strage di bellezza, cultura e umanità.

In questo bailamme il soggetto più debole è il turista medio. Ad esso è raro che le amministrazioni nazionali e locali dedichino attenzione, anzi è vituperato perché “mordi e fuggi”, consuma poco e occupa spazio. Ad esso viene sempre preferito il cosiddetto turista di lusso: non c’è politica amministrativa di qualsivoglia località che non preveda, per riqualificazione e apprezzamento del proprio valore, interventi per chi si possa permettere di spendere di più…. non è un caso, di conseguenza, che i soggetti partner o concessionari di queste politiche siano sempre di più aziende di grandi capitali, meglio se oltre i confini orientali del Mediterraneo.

Il nostro turista, consumatore allocco, visita musei come fossero centri commerciali, acquista cibo casuale e di corsa che di “locale” ha solo il nome, magari dopo ore in coda, paga 3 euro per una bottiglietta d’acqua dal valore commerciale di 20 centesimi, etc. Ma soprattutto, se ha necessità fisiologiche è costretto ad entrare in un bar per consumare ed usufruire dei servizi. Nelle località turistiche (forse il top in merito è la città di Firenze) il turista allocco “se la tiene” o la fa dove capita, si può sedere solo per terra o sugli scalini di una chiesa fintanto che non arriva un vigile a mandarlo via, non ha punti di ristoro pubblico (all’ombra e attrezzati). Insomma questo turista è una sorta di “agnello sacrificale” che contribuisce alla base economica di quel turismo di lusso che spende tanto e che amministratori e commercianti vorrebbero avesse il sopravvento.

L’overtourism è anche questo. E’ creato e alimentato con arte affidata a casualità.

L’overtourism non si affronta rendendo più difficile il turismo ai curiosi e desiderosi comuni mortali (tipico esempio è Venezia, dove si paga per entrare e nulla è cambiato); non si affronta regalando il patrimonio abitativo urbano a privati (singoli o aziendali poco cambia), trasformando i centri urbani in un grande albergo. L’overtourism è oggi come un tram in cui si vuole far entrare tutti e pigiando-pigiando perché dentro ce ne stiano il maggior numero impossibile, consigliando ai ricchi di prendere un taxi o riservando spazi ambiti ed esclusivi alle loro station wagon milionarie.

L’overtourism, nonostante il disinteresse di chi governa e amministra al pari del loro interesse per i ricchi, esiste e sta distruggendo tutto.

L’overtourism esiste solo per l’incapacità di chi ci amministra e governa nell’organizzare e gestire il turismo di massa. Tutti hanno diritto ad essere turisti.


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