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Coronavirus. E ora anche Firenze, e senza occhi a mandorla… che fare
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Editoriale di Vincenzo Donvito
25 febbraio 2020 12:11
 
  Ora c’è il primo caso di infezione da coronavirus a Firenze. Un imprenditore italiano tornato qualche settimana fa dalla sua azienda in Oriente e aveva preso un volo da Singapore (neanche dalla Cina….). E quindi non ha gli occhi a mandorla. Come la mettiamo ora che ci avevano detto di stare attenti a tutti i cinesi (o assimilabili ad essi per le caratteristiche somatiche), con il consolato cinese di Firenze in prima fila per quasi costringere i propri connazionali ad ottemperare alle misure di prevenzione anche quando le ipotesi di infezione erano lontanissime, ma sì da fugare qualunque dubbio che facesse della comunità cinese un capro espiatorio? Una situazione che va di pari passo con quella di aver sospeso i voli diretti da/per la Cina e non aver prestato attenzione ai voli che provenivano da qualunque altra parte del mondo in cui un viaggiatore verso l’Italia avrebbe potuto prendere una coincidenza… e invece di fare prevenzione su quelli che arrivavano direttamente dalla Cina, ci si è trovati con zero prevenzione per tutti.
Storie di ordinaria amministrazione.
Di cui però è più che opportuno farne tesoro e non farci speculazione politica o elettorale. Chè in questo momento politica ed elezioni vengono in secondo piano, essendo il primo problema quello sanitario. Che si può affrontare solo pensando come se fossimo tutti su una stessa barca alla deriva, lo stesso modo in cui dobbiamo comportarci rispetto al Pianeta e all’emergenza ambientale. Consapevoli che sulla barca alla deriva ci sono quelli che buttano a mare i più deboli o i più lontani da loro, e sul Pianeta ci sono quelli (e non sono terrapiattisti…) che negano le evidenze del disastro procurato dal modello di sviluppo imperante. E questi personaggi non vanno soppressi, né emarginati, ma solo aiutati a farsi meno male da soli e per gli altri.
Ora, in Italia e anche a Firenze ci dobbiamo preparare al peggio. Facciamo tesoro degli errori fatti e, soprattutto, individuati i responsabili, cambiamoli.

Qui un nostro precedente articolo in materia di coronavirus e diritti dei consumatori
 
 
 
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