Ripristinare entro novanta giorni l'acqua calda in cella come previsto dall'articolo 7 del regolamento di esecuzione penitenziaria, altrimenti il detenuto dovrà essere trasferito in un altro carcere. E quanto intima il tribunale di Firenze all'amministrazione penitenziaria accogliendo il ricorso di un detenuto tunisino, il cui caso era diventato noto (con tanto di polemiche) lo scorso luglio, quando il magistrato di sorveglianza aveva rigettato un reclamo del recluso che lamentava le scarse condizioni igieniche nella sua cella, oltre appunto alla mancanza di acqua calda.
Allora il magistrato, sostenendo di fatto che il carcere non è un albergo, scrisse così: «Con riferimento alla mancanza di acqua calda nel lavandino che si trova all'interno delle celle, il giudice Il riferimento del magistrato di sorveglianza, l1 trattamento alberghiero è irridente mere detentive, ritiene questo magistrato che la fornitura di acqua calda all'interno della cella non sia un diritto essenziale garantito al detenuto, ma una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere».
Ebbene, dopo il nuovo reclamo presentato dal detenuto nei confronti dell'ordinanza del magistrato, il presidente del tribunale di Firenze Marcello Bortolato ha dato ragione al tunisino, definendo «irridente il riferimento al trattamento alberghiero» e ordinando all'amministrazione penitenziaria, oltre al ripristino dell'acqua calda, anche di «provvedere all'adeguata disinfestazione dei locali di soggiorno e pernottamento nella sezione» del detenuto e «l'immediata ripresa degli interventi già programmati di efficientamento energetico e sostituzione degli infissi, di manutenzione straordinaria, delle coperture e delle facciate e realizzazione delle dorsali degli impianti idrico-sanitari in vista dell'adeguamento dei servizi igienici».
Nell'ordinanza, il presidente del tribunale si sofferma più volte sullo stato di degrado di Sollicciano. Non soltanto per la mancanza periodica di acqua calda, ma anche per le carenti condizioni igienico sanitarie e per la presenza di cimici: «La presenza di tali parassiti nel carcere è ormai un fatto notorio».
Nell'ordinanza si ricorda anche che «il presidente del tribunale di sorveglianza ha direttamente segnalato al ministro della giustizia le gravi carenze riscontrate anche a seguito di una riunione» che si è tenuta all'inizio di questo anno.
Esprime soddisfazione per l'esito della vicenda
Emilio Santoro che, come referente dell'associazione Altrodiritto, ha aiutato il detenuto tunisino nel reclamo. «Il presidente del tribunale ha riconosciuto che il tono utilizzato dal magistrato è avvilente per la dignità del detenuto e che Sollicciano è un luogo degradante». Detto questo, restano le perplessità: «Abbiamo vinto altri ricorsi di questo genere nei mesi scorsi, ma resta il fatto che il carcere di Sollicciano, anche dopo il trasferimento dei detenuti imposto dal tribunale, resta un luogo inumano. Tanto più — aggiunge — che il trasferimento dei reclusi non è la soluzione perché li allontana dai loro affetti. A Sollicciano servono interventi urgenti e definitivi».
(Jacopo Storni su Corriere fiorentino/Corsera del 12/10/2024)
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