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Baudelaire e il cellulare
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Articolo di Carlo Romeo
11 gennaio 2023 10:25
 
 A volte il motto delle compagnie telefoniche – e non solo – sembra essere quello che scriveva Baudelaire nei suoi Diari Intimi. Il commercio, sosteneva infatti lui, non è altro che un insieme di infami stratagemmi.

La vicenda. In sintesi, dall’inizio del mese l’abbonamento mensile del cellulare non funziona. Per il momento e in emergenza avevo ricaricato subito con venti euro, convinto di risolvere il problema. Durano neanche una settimana – la mia tariffa è di quattordici euro e spicci al mese – e mi ritrovo di nuovo a capo. Non c’è credito, mi dice oggi una voce metallica.

Telefono dove ho fatto l’abbonamento. Mi risponde un tizio che non verrà mai nominato Cavaliere del Lavoro e cerca di sbolognarmi al numero verde. Insisto e mi dice si – forse – se – richiama – fra – un – po’ –  c’è – un collega. Riattacco che la marea comincia a montare.

Ok. Provo intanto a chiamare il numero di riferimento. Quarantasette minuti  – 47 – con un alternarsi di una musichetta nevrotica scelta probabilmente da uno psicopatico conclamato o da un consulente che ha avuto il mandato aziendale di far riattaccare il cliente quanto prima. Al quarantottesimo minuto mi risponde una voce femminile preceduta dal suo codice personale, una sigla che la fa sembrare un personaggio di StarWars ma bene così. E invece no, bene un tubo, perchè lei mi dice che si occupa delle postazioni fisse. Però, dice, mi passa lei l’operatore competente. Manifesto educato scetticismo. Riprende la linea dopo qualche minuto e mi dice che l’operatore competente è occupato e che mi richiameranno. Intanto il disco mi ripete continuamente che gli operatori rispondono dall’Italia mentre io penso fra me che non me ne frega un beneamato eccetera da dove rispondono basta che risolvono il problema e non si limitano – come di regola – a spiegarlo.

Decido di andare direttamente al relativo negozio. La signorina del medesimo mi dice che l’abbonamento lo può verificare solo il numero verde. Mi metto a ridere e lei capisce. Spugnetta un po’ sul computer e mi dice che se aggiungo quindici euro mi rinnova l’abbonamento per gennaio. Le faccio notare che ho già pagato trenta euro di ricariche sempre per gennaio. Mi sorride mestamente. 

Chiedo se il prossimo mese sarà lo stesso cinema. Suspense. Si sa solo il giorno della scadenza cioè il 9 febbraio. Potrei cambiare compagnia ma devo farlo qualche giorno prima. Ok rispondo ma se non so se il mio abbonamento è rinnovato il 9 come faccio. Ci riflettiamo un po’ sopra come se fosse un testo di Baruch Spinoza e alla fine non giungiamo a conclusione. Pago. Ovviamente. 

Esco e mi chiedo se non stavo meglio nei miei primi quarant’anni, senza cellulare e menate varie. Non lo so, francamente non lo so. Intanto leggo dai giornali che il debito di una compagnia telefonica a caso, la TIM per esempio, supera il venti milioni di euro. Nonostante tutto, mi chiedo.
 
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