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ABORTI NELLE STRUTTURE PUBBLICHE … INESISTENTI
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Comunicato 
27 luglio 2001 0:00
 

ECCO PERCHE' NASCE LA CLANDESTINITA' E L'ILLEGALITA'.
L'ADUC SOVENTE FORNISCE INDIRIZZI DI CLINICHE ESTERE IN CUI ABORTIRE.
ABOLIRE IL MONOPOLIO PUBBLICO PER L'INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA
L'ADUC CHIEDE UNA MAPPATURA NAZIONALE AL MINISTERO DELLA SANITA' E LA PRESENTAZIONE DI UN PROGETTO DI LEGGE PER CONSENTIRE AI PRIVATI LA PRATICA DI QUESTI INTERVENTI

Firenze, 27 Luglio 2001. L'indagine del Coordinamento regionale Servizi del Lazio sullo stato delle strutture pubbliche per l'interruzione della gravidanza, crediamo sia solo la punta di un iceberg molto, ma molto piu' grande.
Liste d'attesa anche di 28 giorni prima di abortire negli ospedali della capitale, dopo che quelli degli altri ospedali della regione chiudono per mancanza di personale (obiettori di cosscienza o latro, poco importa: sta di fatto che il servizio non c'e'). E ci si stupisce della clinica del dottor Spallone -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- proprio li', a Roma, dove i pregiudizi dovrebbero essere inferiori e, quindi la disponibilita' maggiore? Ve l'immaginate cosa possa succedere in altre regioni, dove culturalmente e' presumibile una maggiore resistenza verso questo tipo di pratica?
E' che i nodi stanno venendo al pettine: la struttura sanitaria pubblica non ce la fa a rispondere alla domanda degli assistiti, e l'alternativa e' la clandestinita'. Checche' ne dica il ministro Rocco Buttiglione, chi ha deciso di abortire, di fronte alle difficolta' di farlo o al presumibile premio di 1 milione di lire per il parto che lui vorrebbe fosse erogato con una sua recente proposta di legge, la strada che viene scelta e' quella di comunque liberarsi di una maternita' non-voluta, a qualunque prezzo, pure quello del rischio sanitario.
Noi stessi continuiamo a stupirci che ancora oggi, ai telefoni e alla casella postale del nostro servizio SOS online, giungono richieste di come fare ad interrompere una gravidanza indesiderata: dopo oltre venti anni dall'approvazione della legge, la struttura pubblica d'informazione e' talmente carente che ancora si chiede "in giro" come abortire, quasi fosse "un peccato"..
Noi del'Aduc, ci denunciamo pubblicamente, perche' forse abbiamo violato la legge, fornendo indirizzi di cliniche britanniche dove poter interrompere la gravidanza, anche oltre i tre mesi limite che la legge italiana impone: se non l'avessimo fatto avremmo sicuramente regalato una candidata al rischio sanitario e alla clandestinita'.
E' bene quindi che si prenda atto della realta' e si abolisca l'assurdo obbligo di praticare l'intervento abortivo solo nelle strutture sanitarie pubbliche o ad esse convenzionate, e si apra la possibilita' anche alle cliniche private e al loro business: le cliniche Spallone non avrebbero senso di essere tali, e in carenza del servizio pubblico, l'alternativa non sarebbe il rischio sanitario.
Intanto chiediamo al ministero della Sanita' una mappatura della situazione, perche' il Lazio ci sembra proprio la punta di un iceberg. E a chi, parlamentare, fosse disponibile, chiediamo una proposta di revisione legislativa in proposito.
 
 
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