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A CHE PUNTO E' LA NOMINA DELLO ZAR ANTIDROGA DELL'ONU?
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Comunicato 
6 marzo 2002 0:00
 


IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SUL " NOTIZIARIO DROGHE QUOTIDIANO " EDITO DALL'ADUC

Firenze, 6 Marzo 2002. Di seguito riportiamo l'articolo di Vincenzo Donvito, presidente dell'Aduc, pubblicato oggi su " Notiziario droghe quotidiano ", che fa il punto della situazione

Onu/Undcp. Ma e' cosa nostra? Prepariamoci comunque al nulla

E' quanto vien da pensare nel seguire la stampa italiana sull'argomento, che, ultimo il quotidiano "La Stampa" di oggi, si stupisce che la nomina del successore di Pino Arlacchi non sia ancora avvenuta e che qualcuno, non italiano, possa aspirare alla direzione dell'agenzia Onu per la lotta alle coltivazioni e ai traffici di droghe. Il titolo e' esplicativo "Antidroga Onu, l'Italia rischia", con il sottotitolo "Un colombiano puo' battere i nostri due candidati": da qui apprendiamo che il super-candidato (almeno per il quotidiano di Torino) Alberto Michelini, attualmente deputato di Forza Italia, e che in un precedente articolo dello stesso quotidiano veniva dato per impalmato grazie al merito di aver fatto vedere al segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, un documentario inedito sul papa della Chiesa cattolica romana, e' l'unico italiano (dei tre proposti e non dei due …) che gode dell'appoggio di un altro Paese membro dell'Onu, nella fattispecie il Vaticano che, per chi non se lo ricordasse, e' uno Stato a tutti gli effetti che siede all'Onu con gli stessi diritti e doveri, per esempio, dell'Italia o degli Usa o dell'Indonesia.
Il poliziotto colombiano Rosso Jose' Serrano viene accreditato come l'unico in grado di competere con la potenza italiana, mentre a margine si ricorda che anche Gran Bretagna, Mexico e Argentina hanno "timidamente" avanzato delle candidature.
Nonostante i presunti appoggi a Serrano da parte del Congresso Usa (l'appoggio di alcuni deputati repubblicani e' diventato, di giornale in giornale, l'appoggio di tutto il Congresso, e il bello e' che cosi dice lo stesso Serrano), colui che ha distrutto i cartelli colombiani della droga (non la droga, ovviamente, che oggi in Colombia e' gestita dai narcoterroristi di varie risme) e che ha in parte fatto pulizia della corruzione nella polizia del suo Paese, ci sembra tutt'altro che un diplomatico, e percio' abbiamo buone ragioni per credere che una sua nomina sia difficile, a meno che il segretario Annan non abbia intenzione di trasformare l'azione diplomatica dell'Undcp in una sorta di azione di polizia. Quest'ultima, al limite, puo' essere valida nel momento in cui e' frutto di decisioni politico/diplomatiche, ma pensare di sostituirla nell'impostazione stessa dell'ufficio Onu, ci sembrerebbe temerario. Anche perche', per ora, il ruolo di poliziotti mondiali, in caso estremo, e' andazzo che non sia appannaggio delle Nazioni Unite, ma delle alleanze che, volta per volta con in testa gli Usa, vengono realizzate contro questo o quell'altro terrore. A meno che nelle intenzioni del segretario generale dell'Onu non ci sia quella di far entrare in concorrenza l'Undcp con quella Dea americana che, per conto suo, sta aprendo uffici in diversi Paesi (siamo a quota oltre 50) fornendo a suo modo supporti logistici ai Governi nazionali per combattere le droghe, non limitandosi, come e' per l'Undcp, alle azioni da organismo internazionale e sovranazionale, ma dando il suo aiuto anche negli affari piu' interni dei singoli Stati.
In questo contesto, che ci fa l'on.Michelini? Si siede e basta? O viste le credenziali ecclesiali che gli vengono attribuite, cerchera' di debellare le produzioni di droghe brandendo una croce cristiana come i missionari di un tempo? Sembra una battuta, ma non e', perche' la missione dell'Undcp sembra prorpio essere in questa direzione. Riportiamo la conclusione di un lungo articolo che il quotidiano l'Unita' di ieri ha pubblicato in prima pagina, a firma di Pino Arlacchi, con il titolo "Kabul, la guerra semina oppio", premettendo che molte delle informazioni che l'ex direttore dell'Undcp dava in quell'articolo, oltre ad essere approssimative erano sue constatazioni che lui invece presentava come numeri e analisi oggettive (valga per tutti la presunta influenza della vicenda dell'eroina afghana su quel mercato Usa che, come dicono ricerche e indagini anche dell'Onu, e' invece totalmente in mano alla produzione e al traffico colombiano). Ma vediamo questa conclusione del nostro Arlacchi:
"E' una grande sfida, che comporta seri rischi. Ma e' allo stesso tempo una opportunita' storica assolutamente unica. Difficilmente, nei prossimi dieci anni, si ripresentera' l'occasione di lasciare a secco della materia prima il piu' grande mercato illecito del mondo (ndr. l'Afghanistan). E di dimostrare che non esistono problemi creati dagli uomini che non possono essere affrontati e dominati dagli uomini stessi".
Visti i risultati della gestione Arlacchi dell'Undcp (stendiamo un velo pietoso sulla conclusione della sua direzione, ancora tutta da chiarire in termini economici e gestionali), e visto l'incalzare e le spinte alla candidatura di Alberto Michelini (con le credenziali vaticane, poi), ci pare di capire che la missione dell'Undcp, dopo aver tentato con il dogmatismo non ecclesiale, l'Italia ora abbia pensato di provare con altrettanto dogmatismo d.o.c., quello della Chiesa romana. Una lettura azzardata? Forse. Ma e' quello con cui si deve confrontare e decidere Kofi Annan, tra poliziotti sudamericani alla Serrano, Internet-fobici come il britannico-iraniano Hamid Ghodse e diplomatici alla Amedeo De Franchis. Una domanda sorge spontanea: ma Annan, che cosa ne vuole fare di questo Undcp che finora non e' servito a niente? Noi gli consigliamo di risparmiare i soldi che, comunque, sono in buona parte dei contribuenti italiani. Ma dubitiamo che ci ascolti. Per cui prepariamoci al nuovo nulla: con la pistola, con la croce o con la diplomazia che sia.
 
 
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