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FARMACI DA BANCO
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Comunicato 
4 dicembre 2001 0:00
 


FEDERFARMA DIFENDE I SUOI PRIVILEGI CONTRO I CONSUMATORI
VERSO LA DEREGULATION DEL MERCATO

Firenze, 4 Dicembre 2001. La Federfarma, per voce del suo presidente Giorgio Siri, ha fatto sapere che inviera’ a tutte le farmacie che rappresenta (16 mila) una nota in cui le invitera’ a non esporre sul banco dei loro esercizi commerciali i prodotti di automedicazione, che dal prossimo marzo saranno identificabili con uno specifico bollino. "Non puo’ esserci un percorso che salta il farmacista, che deve intermediare per consigliare e non per orientare le scelte".
Interviene il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito.
Non ci saremmo aspettati altro dalla corporazione delle farmacie, arroccate da sempre nella difesa del loro privilegio monopolista per la distribuzione dei farmaci da banco. Ma ci preme sottolineare che l’arroganza del potere che esercitano, arriva fino a sfruttare le maglie della legge (che parla di possibilita’ e non di dovere), pur di non cedere di un millimetro su quello che per loro rappresenta un grosso business sulle tasche dei consumatori. E’ noto, per fare un esempio, che se un’aspirina acquistata in una farmacia italiana costa -il tipo "05 forte"- 800 lire (venduta in una confezione da 10 a (.000 lire), la stessa pasticca, acquista in un supermercato Usa costa 130 lire (venduta in una confezione da 130 a Usd 7.79x2.169,73=Lit.16.902). Vale solo la differenza endemica di costo di alcuni prodotti tra Italia e Usa? Potrebbe anche darsi, ma giustificherebbe un prezzo di vendita italiano maggiore del 516%? E’ evidente che c’e’ altro di mezzo, soprattutto il fatto che il prezzo delle aspirine in Usa e’ fatto dal mercato, mentre in Italia e’ stabilito dalle case produttrici in accordo con le farmacie: un sistema di vendita che per il consumatore vuol dire che lo stesso prodotto e’ venduto ad un prezzo maggiore del 516%!
Questa e’ la realta’ con cui confrontarsi, perche’ anche la funzione di consigliere sanitario che il presidente della Federfarma vanta al farmacista come motivo di questo –di fatto- aumento di prezzo, in Usa, dove le aspirine sono vendute anche nei supermercati, viene assolta dalla vasta documentazione informativa che si trova gratis a disposizione nei settori specifici, nonche’ dal personale medico che e’ presente nelle stesse farmacie dei supermercati dove si vendono prodotti dietro presentazione di ricetta sanitaria.
Noi non vogliamo plaudire in toto al provvedimento che entrera’ il vigore il prossimo marzo, ma crediamo che l’esposizione di questi farmaci da banco (come oggi gia’ avviene per i preservativi, le caramelle, i dentifrici, cioe’ tutti quei prodotti che, venduti in farmacia, chissa’ perche’ vengono venduti ad un prezzo doppio rispetto a quelli del mercato), sia il primo passo per la deregulation del settore. Si tratta solo di far capire al legislatore la portata rivoluzionaria in termini di mercato, e semplicita’ dello stesso, che cio’ significherebbe per il consumatore. E’ difficile perche’ a questa logica non se contrappone una, per esempio, sanitaria o di diverso mercato, ma solo quella di difesa delle posizioni di nicchia conquistate per il solo fatto di esserci, e non per la bravura di questo esserci.
 
 
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