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SEQUESTRI E SEQUESTRI IN INTERNET
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Comunicato 
10 ottobre 2001 0:00
 


COME TRASFORMARE UN LEGITTIMO SEQUESTRO IN DISCUTIBILE E INVASIVA INIZIATIVA GIUDIZIARIA. IL CASO COVOPRIECA E RANDAGISMO.
L’ADUC SCRIVE AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Firenze, 10 ottobre 2001. Un Gip di Vercelli, lo scorso 6 Ottobre, ha ordinato il sequestro preventivo del sito Internet clicca qui e di clicca qui , entrambi impegnati nella difesa dei diritti degli animali, nonche’ il sequestro di chiunque pubblicasse il materiale incriminato.
Ma di cosa si tratta? Ordini e indicazioni per gruppi terroristici che devono minare il Colosseo, la Torre di Pisa o il Duomo di Milano? No, i fatti sono questi: sul sito Covoprieca era stata pubblicata una denuncia che coinvolgeva una persona che, dopo una causa vinta, e’ stata considerata estranea e il caso e’ stato archiviato. Proscioglimento che il sito animalista ha omesso di pubblicare perche’ –come dicono i responsabili di Covoprieca- non ne avevano ricevuto notizia (nonostante a suo tempo avessero fatto una esplicita richiesta al magistrato che’ fossero avvisati degli sviluppi in modo da informare i visitatori del loro sito). Una omissione, volontaria o meno (poco importa la differenza per questa nostra denuncia), che ha spinto il giudice piemontese fino a chiedere il sequestro del sito, piuttosto che l’oscuramento di quanto ritenuto lesivo della persona che aveva vinto la causa.
Per intenderci –dice il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito- e’ come se un qualunque cittadino, sentendosi diffamato da quanto pubblicato, per esempio, sul Corriere della Sera, e con un magistrato che gli desse ragione, di fronte alla non-pubblicazione (anche qui volontaria o meno) della smentita sul quotidiano, facesse bloccare tutti gli archivi del giornale, nonche’ l’uscita del quotidiano stesso (chiudere un sito Internet e’ impedire qualunque comunicazione della quotidianita’ del mezzo).
E’ evidente che alcun magistrato si sognerebbe di fare una cosa del genere al maggiore quotidiano italiano, e probabilmente neanche al piu’ piccolo del piu’ sperduto paesello, ma di fronte a Internet, apriti cielo … e codici: tutto e’ possibile! La "navigazione" nei codici avviene a vista senza rendersi conto di cosa si tratti e di cosa si metta sotto sequestro. E’ evidente che, senza neanche tanto estremizzare, ci aspettiamo a breve il sequestro del provider che ha consentito la pubblicazione di questi oggetti di criminalita’, nonche’ dei motori di ricerca che ne avessero conservato traccia nella abituale memoria cache che viene fatta di ogni pagina web indicizzata nel loro data-base.
Internet fa cosi’ tanta paura che, nel tentativo probabilmente di esorcizzarla, non ci si rende conto che, per compiere un atto legittimo e previsto dai nostri codici (il sequestro di materiale ritenuto offensivo di qualcuno che ne ha gia’ giudizialmente avuto ragione) si usano metodi da "mucca pazza" (quando si trova un capo infetto della nota malattia bovina, si ammazza tutta la mandria cui apparteneva), con la differenza che qui stiamo parlando di diritto e giustizia e non di vacche.
Per queste ragioni abbiamo inviato queste nostre riflessioni al ministro di Grazia e Giustizia, Roberto Castelli, perche’ ne faccia l’uso che la sua autorita’ gli consente.
 
 
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