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TASSE DI INGRESSO TURISTICO NELLE CITTA'
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Comunicato 
1 luglio 2001 0:00
 

CIO' CHE SUCCEDE NELLE SPAGNOLE BALEARI SIA DI MONITO: -20% DI PRENOTAZIONI

Firenze, 1 Luglio 2001. Viene chiamata eco-tassa ed e' proposta piu' o meno a singhiozzo in questa o quell'altra citta' d'arte (o di rilievo ambientale) nel momento in cui lo specifico Sindaco si sente assediato dai baratri dei suoi bilanci. In testa alle classifiche di queste citta' troviamo Firenze e Venezia, dove si vorrebbe far pagare un tot a non-residente per venire incontro alle spese dell'amministrazione locale per la sua bellezza artistica, e la conseguente organizzazione per fruirne.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
L'eco-tassa e' frutto di una mentalita' bizzara ed esclusivamente fiscalista borbonica (quella diretta -per intenderci), perche' concepita sull'esserci, sulla rendita di posizione, a dispregio della dinamicita' del dare/avere, basata sui consumi dei visitatori e sull'inevitabile ricaduta fiscale positiva di questi consumi, oltreche' dei maggiori guadagni per gli operatori commerciali e non solo. Una tassa che praticamente porta al numero chiuso, reintroducendo il tipico balzello medievale per il transito nella proprieta' del signorotto (viene in mente quel film con Troisi e Benigni che, scaraventati dall'oggi al "quasi 1500", dovevano pagare 1 fiorino per il transito …). Non solo: ci sono anche i forti dubbi che, concepita come eco-tassa, se non specificamente indirizzata (in modo vincolante) verso la tutela ecologica, potrebbe servire solo a far entrare un balzellino in piu' in casse comunali capaci di triturare tutto nella loro burocrazia.
Piu' che una nuova tassa ci vorrebbero investimenti per informazioni sul buon comportamento del visitatore, e soprattutto servizi e strutture (come, per fare un piccolo esempio sempre per Firenze e Venezia, gabinetti pubblici e fontanelle di acqua potabile) in grado di accogliere, favorire e invogliare il solito visitatore al rispetto, facendolo sentire amico e partecipe dei servizi dell'amministrazione.
Se andiamo oltre il panorama italiano, l'eco-tassa piu' famosa e' sicuramente quella che il governo locale delle isole Baleari vorrebbe introdurre per la salvaguardia delle sue bellezze. Nelle isole spagnole si e' scatenata una guerra tra governo centrale e quello locale, con decisioni prese e sempre -per ora- in sospeso grazie a ricorsi e contro-ricorsi, con l'unico risultato che il clamore della vicenda ha fatto crollare del 20% le prenotazioni. Cosa di cui, crediamo, non faccia la felicita' di alcuno, perche' vuole anche dire che, se l'anno precedente c'era questo 20% in piu', e' evidente che quest'anno ci saranno delle strutture che resteranno vuote e piu' di qualcuno ci rimettera' soldi (dall'albergatore al ristoratore, dal bagnino al gelataio, fino alla pubblica amministrazione che incamerera' meno tasse da minori guadagni).
Dall'esempio spagnolo e dalla generale bagarre italiana sull'eco-tassa, probabilmente qualcuno non ha pensato che l'attore principale, il consumatore, e' piu' intelligente e attento di quanto si fosse creduto, in modo particolare nella sua attivita' principe, cioe' quella di consumare: vuole farlo in tempi e modi che vuole decidere da se', e soprattutto vuole pagare solo per questo. E con la forza economica che ha, proprio grazie al suo anelito di liberta', puo' anche essere causa di una stagione che va male o bene.
Ognuno, consumatore o amministratore che sia, grazie a questo esempio, e' chiamato ad una profonda riflessione.
 
 
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