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VENDITE AL DETTAGLIO E COMMERCIO AL DETTAGLIO
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Comunicato 
3 ottobre 2001 0:00
 


COME STIAMO ANDANDO VERSO UN AUMENTO DEI PREZZI E DELLA PRESENZA DELLO STATO PADRONE

Firenze, 3 ottobre 2001. Lo scorso 26 settembre l’Istat ci ha comunicato i dati delle vendite al dettaglio del mese di luglio 2001, evidenziando un aumento dell’1,4% rispetto allo stesso mese del 2000 (dato che il centro Studio della Confcommercio ha ridimensionato depurandolo della componente di prezzo, facendo registrare una diminuzione in termini reali superiore all’1%).
Oggi Eurostat ci fa sapere che il volume del commercio al dettaglio, nella Ue, e’ cresciuto del 2,3% (1,3% nella zona euro), con un’Italia in controtendenza: -1,7%.
Quindi, se da una parte le vendite sono maggiori, non si puo’ dire altrettanto per il loro volume. Cosa succede? Vuol dire che i prezzi sono aumentati –dice il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito- seguendo una tendenza superiore al resto degli altri Paesi partner nella Ue e nella zona euro. Una conferma di una situazione non sotto controllo ci era gia’ venuta nei giorni scorsi con quel +3,2% (rispetto al 2,8% dell’inflazione) sulle tariffe dei prezzi controllati (secondo i dati della Relazione Previsionale e programmatica). Inoltre se questi dati li affianchiamo con quelli della fiducia dei consumatori, che sono al palo pur se praticamente rilevati prima delle stragi Usa dell’11 settembre, abbiamo un quadro decisamente sconfortante, con prospettive altrettanto tristi.
Cosa fare in questa situazione? Prima di tutto far reagire il mercato e non chiuderlo su se stesso. Ma cosi’ non ci sembra che il Governo stia facendo, anzi.
La liberalizzazione dell’energia sta assumendo tinte fosche, facendo rientrare dalla finestra cio’ che si diceva fosse stato fatto uscire dalla porta (dall’Enel, le Genco, per esempio, passeranno ad aziende controllate da altrettanto capitale pubblico). L’avvento dell’euro sara’ contemporaneo al blocco delle cosiddette vendite sottocosto, con la scontata reazione di una diminuzione delle possibilita’ di acquisti economici contemporanea agli arrotondamenti succhia-soldi che verranno fatti sui prezzi in euro. Le liberalizzazioni dei servizi erogati dalle amministrazioni locali sono una beffa: l’art.23 della Finanziaria dice che i Comuni possono separare la gestione dei servizi pubblici dalla proprieta’ della rete, possono cedere anche il 51% delle rispettive proprieta’ e possono indire gare per gli appalti degli stessi; cioe’ "possono", non devono: scommettiamo che chi lo fara’ si potra’ contare sulle dita di una mano? Ricordiamo anche la proroga del bonus fiscale di 50 lire sul litro di benzina (lo sconto straordinario –e quindi sempre revocabile- invece del taglio delle accise).
Questi sono solo alcuni esempi, ma servono a chiarire che, siccome il motivo principale -all’interno dell’Italia- della lievitazione dei costi e’ nella ingombrante ed eccessiva presenza del capitale e della proprieta’ pubblica, se questi non vengono rimossi, va da se’ che i numeri che ci possiamo e dobbiamo aspettare sono quelli che abbiamo mostrato sopra.
 
 
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