testata ADUC
VIAGGIARE NEI PAESI A RISCHIO
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
7 dicembre 2001 0:00
 



Roma, 7 dicembre 2001. Disdire un viaggio e' oneroso ( vedi ns comunicato del 3.12.2001 ) perche' comporta penali tanto maggiori quanto piu' ci si avvicina alla data di partenza: annullare una prenotazione 3 giorni prima della partenza significa perdere il 100% di quello che si e' pagato -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc. Si puo' sottoscrivere una assicurazione che copra questo tipo di rischio ma tale copertura non si attua per l'annullamento di un viaggio in un Paese oggetto di un attentato terroristico. Occorre comunque leggere attentamente le clausole contrattuali dell'assicurazione, per capire gli ambiti di copertura (malattia, infortunio, incidenti, calamita', ecc.). Esiste comunque un accordo fra i maggiori tour operator, relativamente ai Paesi a rischio indicati dal ministero degli Affari Esteri; in questo caso le penalita' non si applicano al viaggiatore che decida di rinunciare al viaggio (e' un accordo non una norma di legge). In queste settimane alcuni tour operator (Alpitour, Francorosso e Viaggidea) hanno lanciato l'operazione rimborso: non si applicano penalita' a coloro che rinunciano al viaggio, per qualsiasi motivo, fino a sette giorni prima della partenza; questa offerta e' valida fino ad aprile del prossimo anno. La motivazione e' semplice: di fronte al crollo delle prenotazioni, per vacanze extra Ue, occorre sostenere il mercato vacanziero. Vorremmo che tali condizioni fossero applicate sempre senza dover ricorrere al supporto della copertura assicurativa.



SACERDOTI DELLA CHIESA ROMANA ASSUNTI A STIPENDIO DALLE ASL
PERCHE’ PER GARANTIRE L’ASSISTENZA SPIRITUALE AI MALATI BISOGNA MESCOLARE IL "SACRO COL PROFANO" E CREARE PRIVILEGI A DANNO DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA?

Firenze, 8 Dicembre 2001. Il presidente della Regione Lazio, nei prossimi giorni firmera’ un protocollo d’intesa con la Conferenza Episcopale Italiana per l’assunzione di un certo numero di sacerdoti che porteranno assistenza spirituale ai ricoverati negli ospedali regionali.
Interviene il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito.
Era gia’ accaduto in Sicilia lo scorso ottobre, e quindi non ci stupiamo piu’ di tanto che oggi accada in Lazio. Ma come eravamo perplessi e dubbiosi per i fatti siciliani, lo siamo altrettanto per questi del Lazio, che ci offrono anche spunti maggiori per manifestare il dissenso e la preoccupazione verso una commistione di civico e religioso che, riteniamo sia meglio restino separati, per la liberta’ religiosa di tutti, inclusa quella dei fedeli della Chiesa romana.
Ci rendiamo conto che in un ospedale, oltre a medici, infermieri, strutture, inservienti, cucinieri, custodi, etc.. c’e’ bisogno anche di una assistenza –diciamo- psicologica, ma perche’ appaltarla alla Cei?
Tra i riferimenti di legge che menziona per giustificare la liceita’ del suo intervento, la Regione Lazio cita anche l’articolo 19 della Costituzione ("tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume"), e non si capisce perche’ questo debba valere per la religione cattolica romana e non per le altre. Ma noi vogliamo andare oltre, perche’ ci rendiamo conto che sarebbe tecnicamente complicato prevedere un’assistenza religiosa per ogni culto che potenzialmente potrebbe essere professato da un ricoverato. Ci sarebbe sembrato piu’ attinente all’art.19 della Costituzione non far godere questo privilegio ad alcuna confessione (per maggioritaria che possa essere considerata): la scontata creazione di privilegi, a nostro avviso, sarebbe motivo sufficiente per non giustificare l’assunzione dei religiosi della Chiesa romana (assunzione/assimiliazione che e’ prevista con l’inquadramento remunerativo del settimo livello funzionale).
Cio’, nulla toglierebbe alla presenza di volontari di questa o quell’altra confessione che, in quanto tale ed esterna alla struttura ospedaliera, potrebbe anche godere di contributi della Asl: rispettando cosi’ un’altra legge a cui il protocollo d’intesa si rifa’, la 833/78 che dispone l’assistenza religiosa presso le strutture di ricovero del servizio sanitario nazionale.
La separazione tra struttura pubblica e struttura religiosa, ci sembra che, per il rispetto di ogni individuo, sia alla base del nostro contratto civico e costituzionale.
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS