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Perche’ proprio l’Ici (IMU)?
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Articolo di Alessandro Gallucci
5 dicembre 2011 15:50
 
Nel pot-pourri di tributi e sacrifici presenti nella manovra del governo Monti, quella sulla reintroduzione dell’ICI (per la precisione si chiamera’ IMU) e’ una delle misure piu’ discutibili.
Il presupposto di un’imposta che grava sulla proprieta’, come si legge sui manuali giuridici, e’ il fatto stesso di essere possessore di un immobile. Niente altro. Proprietario, usufruttuario, ecc. pagano l’ICI. Nel corso del tempo si era andati da una parziale attenuazione della tassazione della cosi’ detta prima casa fino alla sua totale abrogazione (era il 2008), almeno per gli immobili non di lusso. Si trattava di un provvedimento di equita’ fiscale, si diceva. Qual e’, infatti, la ragione di tassare un qualcosa che non solo non produce reddito (la si abita) ma ha spesso dei costi molto gravosi (uno su tutti il mutuo)?
Ebbene da gennaio, eccezion fatta per pochi casi (al calcolo del tributo, pare, si applichera’ una detrazione di 200 €), tutti i possessori di immobili pagheranno l’IMU, che verra’ calcolata sulla base delle rendite catastali rivalutate. Che sia prima casa o locale commerciale, che sia un normale appartamento o una villa, tutti dovranno pagare questo tributo. Ma era proprio necessario? Una delle risposte e’ stata che la situazione critica impediva di fare altro. Per altri e’ giusto tassare i patrimoni immobiliari, come accade un po’ in tutta Europa. Argomenti che non reggono ad obiezioni anche solamente superficiali. Il fatto che in altri Paesi si sia propeso per questa forma d’imposizione non rende l’imposta piu’ giusta. Se uno si butta nel pozzo tutti devono seguirlo? L’ideale sarebbe che quantomeno la casa usata come abitazione non di lusso non venga sottoposta a nessun regime di tassazione. D’altronde qual e’ il senso dello sgravio fiscale sulle spese per le ristrutturazioni se poi quello stesso beneficio rischia di essere vanificato dalla nuova imposta? Misteri italici. Ne’ si puo’ pensare che non ci fossero alternative. E’ stato proposto di ridurre le spese militari, di tassare gli immobili appartenenti ad enti ecclesiastici destinati ad attivita’ commerciali o di eliminare il rimborso elettorale. Si poteva pensare, ad essere piu’ coraggiosi, alla legalizzazione della prostituzione o delle droghe leggere o all’accorpamento dei Comuni. I benefici in questi casi non sarebbero stati solamente fiscali. A tutto cio’ s’e’ preferita una politica conservatrice e penalizzante dei soliti noti: i cittadini sempre piu’ sudditi tartassati. Se Berlusconi negli anni passati ha fatto credere di non essere come lo sceriffo di Notthingam, il suo successore non ha sicuramente vestito i panni di Re Riccardo. Al solito il rischio e’ che le persone comuni si sentano autorizzate a comportarsi verso il fisco come moderni Robin Hood. Con buona pace dello Stato di diritto.
Il Parlamento avra’ 60 giorni di tempo per convertire in legge il decreto approvato dal Consiglio dei ministri. La politica, in piu’ occasioni, ha fatto capire che rispetto ai provvedimenti del governo Monti non vuole svolgere il ruolo di semplice ratificatore e che ne’ i mercati ne’ gli altri paesi europei possono essere i convitati di pietra nelle nostre scelte di politica economica. Sta arrivando il momento di trasformare quelle parole in fatti. Non si perda l’occasione. Cominciando dall’IMU.
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