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Nuove regole per il condominio: ma non si parli di riforma
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Comunicato di Alessandro Gallucci
21 novembre 2012 9:33
 
 Quella approvata ieri dalla Commissione giustizia del Senato non è una legge di riforma del condominio, come si usa dire in modo troppo enfatico e sbrigativo, ma per tanti versi un semplice recepimento nel dettato normativo dei principi espressi dalla Cassazione. Allora perché approvare così? La ragione l’ha espressa chiaramente durante il dibattito il relatore del provvedimento, senatore Mugnai: ”l'imminente conclusione della legislatura e la difficoltà di ottenere, in ragione dei limitati tempi, una doppia deliberazione conforme dell'altro ramo del Parlamento sulle parti eventualmente oggetto di modifica, inducono a ritenere preferibile una approvazione senza modifiche”. Insomma non importa che si fa, basta che lo si faccia. Tutti (anche il centro studi del Senato) erano d’accordo sulla necessità di un miglioramento del testo; la fretta, pur se con alcuni distinguo, lo ha impedito. Ad ogni buon conto, dopo 6 mesi dalla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale, avremo un amministratore di condominio dalle prerogative più definite e, si spera, più preparato, una più attenta definizione delle parti comuni e più attenzione per gli animali domestici, al di là degli ordini del giorno approvati dalla Commissione. Resta un’incompiuta, la tematica della personalità giuridica del condominio, al pari di quella delle liti, così come s’è persa un’occasione per una migliore disciplina della ripartizione delle spese. Incertezze in vista per l’approvazione delle tabelle millesimali. L’applicazione quotidiana della legge dimostrerà che anche in questo caso la fretta ha fatto nascere i micini ciechi.
 
 
 
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