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Dialers, 899 e altri servizi a pagamento. Il decreto che difende i consumatori e la latitanza della giustizia
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Osservatorio legale di Claudia Moretti
15 maggio 2007 0:00
 
Con decreto del 2 marzo 2006 n. 145, pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 10 aprile 2006, il ministero delle Comunicazioni ha emanato il Regolamento recante la disciplina dei servizi a sovrapprezzo, con il chiaro e lodevole intento di limitare le truffe ai danni del consumatore, fiorite nel corso degli ultimi anni da parte di gestori di servizi a pagamento di vario genere.
Fra questi i maledetti dialers o i numeri speciali satellitari. Chi di noi non ha ricevuto ancora una bolletta gonfiata da telefonate o connessioni mai effettuate alzi la mano! Pochi o nessuno.
Ma un regolamento che interviene su una situazione pregressa tanto generalizzata e putrida, alla quale la giustizia non ha avuto la capacita' di porre rimedio (nessuno va in causa per 80 euro!), risente inevitabilmente di un vizio originario: vuole troppo! Mira, cioe', a coprire tutti gli spazi, i buchi e le intercapedini possibili in cui il "nemico" si potrebbe, nostro malgrado, infilare.
E infatti, tanto e' complicata che riassumerla e' un'operazione non da poco, anche per gli operatori del diritto. Ne indichiamo i punti che ci paiono salienti per la tutela dell'utente:
1. Le informazioni o prestazioni dei servizi a sovrapprezzo devono esser precedute, indipendentemente dalla durata del servizio, da un "messaggio di presentazione" -audio e video- chiaro, esplicito e gratuito, contenente prezzi Iva inclusa, nome e ragione sociale di chi eroga i servizi, importi massimi addebitabili, modalita' di pagamento, necessarieta' del consenso espresso ecc...
2. In caso di servizi a sovrapprezzo forniti tramite Internet, il messaggio di cui sopra non comporta l'abbattimento della connessione inizialmente prescelta dall'utente finale, e, nel caso venga proposto un siffatto servizio, questa modalita' operativa deve esser preventivamente ed espressamente enunciata nell'informativa. Insomma, in teoria niente piu' dialers che si istallano automaticamente!
3. Il consenso all'attivazione deve seguire il messaggio ed esser ripetuto a cadenza periodica (es. mensilmente nei casi di abbonamento ultramensile) a seguito di nuovi messaggi gratuiti.
4. Sono previsti del costi massimi per i servizi in questione, ad esempio 12,50 euro Iva esclusa per ogni comunicazione.
5. Il gestore del servizio di comunicazione (es. Telecom) entro 12 mesi dall'entrata in vigore del regolamento (e cioe' dal 26 aprile 2007) deve inviare ai vecchi e ai nuovi abbonati una comunicazione, nella prima bolletta utile, contente un modulo di adesione in cui e' contenuta la possibilita' di disabilitare gratuitamente i servizi a pagamento. In particolare e' prevista per l'utente l'opzione di bloccare selettivamente detti servizi se superano la soglia massima o di 50 euro o di 100 euro. In caso non si scelga alcuna delle due soluzioni, non si avra' il blocco in questione.
Molte altre cose sono contenute nel decreto, che a nostro avviso pero', pur tentacolando a destra e a manca, non possono supplire all'ineliminabile vacanza della giustizia in materia.
E' difficile e sfiancante, infatti, coprire tutti gli spazi del nemico, giocare al suo gioco, inseguirlo, normando tutti, ma tutti i passaggi che ha percorso per truffare il consumatore. Oggi i dialers e la connessione automatica ad altro operatore Internet, domani messaggio di testo sms o quello sublimilale col mezzo televisivo, di fatto si insegue con le leggi un nemico che ha gia' vinto, spesso per mesi e per anni, in un perenne ritardo (si pensi agli 899 in bolletta Telecom!). E nel frattempo il nemico si riorganizza per altre nuove inesplorate modalita' di guadagno!
E ' del tutto inadeguato, dunque, affidare ad un colpo del Garante oggi, un colpo del Ministro domani, la lotta a quello che, in termini penali si chiama truffa contrattuale, in termini civili dolo del contraente.
Ma se cosi' e' come e' -e lo sa bene chi ci legge-, in tutto questo vi e' un tassello mancante: dove e' la giustizia? Se ne sentono gli echi lontani di qualche sentenza di primo grado qua e la', casi risolti dopo anni dal loro accadimento, nemmeno piu' utilizzabili come precedente utile, tanto tempo e' ormai passato!
Lenta, costosa, burocratica, incomprensibile, cavillosa, inaccessibile.
Peccato, perche' nell'aula di tribunale i giudici non avrebbero bisogno di tanti regolamenti ministeriali complicati e astrusi. Applicherebbero semplici precetti del codice civile in vigore, quale la buona fede nelle trattative, nell'esecuzione del contratto, nell'interpretazione dello stesso. Nulla sfugge a tanta semplicita' e chiarezza. Una truffa e un inganno, sono inequivocabilmente una truffa e un inganno. Punto e basta, senza troppi doveri, oneri, opzioni, fogli, liberatorie. Sotto la scure della malafede (quale obbligo giuridico) cascherebbero i nemici uno ad uno, come forse accade gia' in altri Paesi dove la ragionevolezza ha ancora un posto d'onore nel diritto delle obbligazioni e dei contratti.
Ma ahinoi, si sa, sotto una certa soglia economica come per i casi in questione, di fatto, ci manca una giustizia a cui, nonostante gli sforzi, un regolamento ministeriale non puo' supplire.
 
 
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