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Il testamento biologico. Servira' anche al cittadino inesperto di medicina? Si', ecco perche'
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Osservatorio legale di Claudia Moretti
1 febbraio 2007 0:00
 
Fra le obiezioni piu' comuni all'entrata in vigore di una legge sul testamento biologico ve n'e' una particolarmente perniciosa, che si aggira nel dibattito mediatico. Quella secondo cui, chi non conosce approfonditamente la materia e la scienza medica, non sia in grado di decidere e mettere per iscritto le proprie volonta' sul fine vita. Cosi' come altrettanto non sarebbe in grado di prevedere gli orizzonti terapeutici futuri e successivi alle proprie dichiarazioni anticipate di trattamento.
Vorremmo contribuire a superare tali perplessita' con alcune riflessioni.
Chi redige testamento biologico, dalla casalinga piu' sprovveduta al medico di rianimazione piu' esperto, ha a cuore fondamentalmente un fatto: non giungere, non rimanere, o non permanere per x tempo in determinate "condizioni", descritte appunto sul testamento (es. non vorrei rimanere paralizzato o altro... o dipendente in tutto e per tutto dagli altri ecc...). Infondo anche quando si rifiuti alimentazione e idratazione, non e' sui quei trattamenti in se' per se' che si argomenta, ma in quanto questi sono lo "strumento" con cui si mantengono in atto "condizioni" in cui non si vuole rimanere. Con il testamento impongo e stabilisco prima di tutto il "risultato" della terapia o a cui essa deve tendere, se pur posso non sapere, o posso non sapere a priori rispetto alle evoluzioni medico scientifiche in cosa consisteranno i singoli trattamenti (sapere tecnico che posso non avere e che nessun medico di famiglia mi puo' infondere anche durante la redazione del mio testamento).
Tali trattamenti (frutto dello stato dell'arte al momento dell'evento) saranno per me che detto, cosi' come e per il medico che mi leggera', il "mezzo" con il quale si attuera' -o si tentera' secondo la miglior scienza ed esperienza- quel "risultato" o quel "fine" di cui al mio testamento biologico.
Chiarito questo dato di fatto, generalizzabile (salve eccezioni quali trasfusioni per i testimoni di Geova, dove i trattamenti hanno un valore intrinseco per la persona, per ragioni morali o quant'altro) si superano di un colpo numerose -e spesso strumentali- obiezioni sulla agibilita' teorica e pratica delle dichiarazioni anticipate:
1. quella secondo cui chi redige testamento biologico non ha le competenze tecniche per farlo, per esempio la nonna o il manovale. Che possono non sapere come (attraverso quali strumenti medici), ma conoscono bene le condizioni finali in cui vogliono o non vogliono divenire, permanere, o permanere per x tempo, che e' un dato di vita reale umana e concreta, non parametro medico scientifico.
2. quella secondo cui chi redige testamento biologico non potra' sapere se, al momento dell'incapacita', esisteranno mezzi o trattamenti che oggi -a priori- rifiuta. Come gia' detto, se tali trattamenti sopravvenuti serviranno al raggiungimento dello scopo e del risultato, e ad attuare le condizioni descritte nelle volonta' anticipate, ben vengano!
3. la questione della discrezionalita' medica in merito alle dichiarazioni scritte e all'interpretazione piu' o meno letterale del testamento biologico viene infine cosi' drasticamente ridimensionata, riassegnando a ciascuno il suo ruolo, senza paternalismi di sorta.
Il tecnico fa il tecnico e il titolare del diritto fa la scelta di fondo. Nel senso che le attivita' e i trattamenti "scelti" dal primo, sono "strumento" di attuazione della volonta' e dei risultati dettati dal secondo.
 
 
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