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Parti cesarei nel mondo. Troppo pochi o troppo frequenti
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Articolo di Redazione
25 gennaio 2018 10:01
 
 Troppo rari in alcuni Paesi, troppo ricorrenti in altri. Una indagine coordinata dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) e’ stata pubblicata dalla rivista medica British Medical Journal (BMJ) il 24 gennaio, ed esamina il ricorso al parto cesareo nel mondo. Lo studio verte su 72 Paesi tra il 2010 e il 2014 ed esclude quelli piu’ ricchi del Pianeta.
“Ci sono delle ampie differenze tra i Paesi, con dei tassi nazionali di cesarei che variano dallo 0,6% del Sudan del Sud al 58,9% della Repubblica Dominicana”, hanno precisato gli autori.
In Africa subsahariana questo tipo di intervento e’ molto poco praticato, per esempio in Ciad (1,5% delle nascite), in Burkina Faso (2,1%) e Costa d’Avorio (3,1%) o nella Repubblica Democratica del Congo (5,5%). Ma e’ molto praticato in Paesi come Egitto (55,5%), Argentina (43,1%) e Colombia (36,9%).
Globalmente, piu’ le donne sono povere, piu’ esse partoriscono dalla parte bassa. I cesarei sono piu’ diffusi “nei sottogruppi piu’ agiati, e dove spesso se ne fa anche abuso”.
Esplicitazione delle ineguaglianze sociali
In molti Paesi, le ineguaglianze sociali si traducono direttamente nel tipo di parto. Nella Repubblica Dominicana per esempio, il cesareo, tra circa il 20% delle donne piu’ ricche, e’ praticato nell’81% dei casi, Ma tra circa il 20% delle meno ricche, la percentuale diventa del 41.
Le ragion di queste differenze sono “complesse”, sostengono gli autori. La’ dove i cesarei sono troppo rari, sembra che sia dovuto “ad una penuria di personale medico qualificato e di infrastrutture sanitarie, da costi per le partorienti, o dalle credenze culturali sul valore e i pericoli” di questa operazione.
La’ dove sono troppo frequenti, gli autori evocano numerosi fattori, strutturali (come le sollecitazioni finanziarie o la paura di rischi giudiziali) o personali (paura del dolore, delle conseguenze, questioni di status sociale).
Secondo l’OMS, un tasso normale di cesarei, da un punto di vista medico, si situa tra il 10 e il 15%.

(da un lancio dell’agenzia stampa France Press – AFP del 24/01/2018)
 
 
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