testata ADUC
Vetture elettriche. L'india verso il 100% nel 2030
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
19 luglio 2017 11:58
 
  Prevedendo “la fine della vendita” di autovetture diesel e benzina entro il 2040 in Francia, Nicolas Hulot, ha rimarcato, giovedi’ 6 luglio, che altri Paesi nel mondo perseguono un obiettivo simile. L’entourage del ministro della transizione Ecologica ha anche ricordato che l’India intende raggiungere questo obiettivo entro il 2030.
E’ piu’ di un anno che se ne parla in merito a New Delhi, come risposta all’inquinamento dell’aria che fa soccombere episodicamente la capitale. L’anno scorso, il tetto di 1.2000 microgrammi per metro cubo di particelle fini era stato toccato, cioe’ 120 volte in piu’ del livello massimo previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ -un record planetario. Secondo la ONG Greenpeace, piu’ di 1,8 milioni di indiani muoiono ogni anno a causa delle particelle sospese nell’aria delle grandi metropoli, tredici delle quali figurano tra le venti citta’ piu’ inquinate al mondo. A questa triste realta’ si aggiunge il fatto che 410 persone muoiono ogni giorno in India per incidenti stradali.
E’ per tutti questi motivi che a marzo del 2016, il ministro dell’Energia del governo Modi, Piyush Goyal, ha dichiarato che “l’India puo’ diventare il primo grande Paese ad avere il 100% dei veicoli elettrici”. Per l’occasione ha anche precisato che la transizione potrebbe essere “autofinanziata”. Intendendo con questo che le famiglie indiane non avrebbero bisogno dei soldi dello Stato per dotarsi di veicoli puliti, poiche’ l’investimento fa fare, secondo lui, sarebbe coperto dal conseguente risparmio nell’acquisto di carburante. Un calcolo contestato dai professionisti del settore automobilistico, che ricordano come la batteria di una vettura elettrica costa oggi, da sola, circa 10.000 dollari (8.700 euro).
Piyush Goyal ha comunque reiterato le sue proposte quest’anno, ad aprile, lasciando intendere che l’obiettivo del 2030 fosse oramai una decisione ufficiale di New Delhi. Unico elemento concreto oggi, un gruppo di lavoro e’ stato istituto a febbraio sotto l’egida dell’Istituto nazionale di trasformazione dell’India (NITI Aayog), un’agenzia pubblica incaricata della pianificazione delle riforme del governo Modi.
Questa agenzia ha messo insieme degli esperti del centro americano di ricerche Rocky Mountain Insitute, nonche’ rappresentanti dell’industria automobilistica e dei relativi ministeri (industria pesante ed energia), per “definire cio’ che potrebbe diventare la mobilita’ in India alla fine del prossimo decennio”. Grazie ai calcoli del NITI Aayog, la fine dei motori a scoppio ridurrebbe a zero il costo nazionale del carburante, equivalente a “60 miliardi di dollari”, riducendo le emissioni di carbone di “1.000 miliardi di tonnellate”.
Le industrie indiane, che non hanno l’abitudine di attaccare frontalmente i responsabili politici, rimangono discrete in materia. “Penso che l’obiettivo e’ molto ambizioso”, stima educatamente Mahesh Babi, ad di Mahindra Electric, unico costruttore locale a produrre vetture elettriche. “E’ certo che non arriveremo al 100% di elettrificazione nel 2030, e anche se noi fossimo capaci di arrivare al 50 o 60% sarebbe fantastico”, indica per suo conto Vishnu Mathur, direttore generale della Societa’ di costruttori indiani di automobili (SIAM).
Mahindra produce attualmente dei veicoli industriali al ritmo di 2.400 all’anno. Una goccia d’acqua se comparata ai 3 milioni di veicoli messi in circolazione ogni anno sul mercato indiano. “Predire la fine del motore a benzina per il 2030 e’ molto poco realista”, dice Sylvain Bilaine, direttore generale di SyB Consulting e specialista di automobili in India. “In Francia, e’ questione di fermare le vendite di motore a scoppio per il 2040, ma questo non vuol dire che i 45 milioni di vetture in circolazione spariranno in un colpo solo. L’India pretende di far sparire i veicoli a benzina nel 2030, fatto che suppone non solo di produrre 12 milioni di veicoli elettrici per star dietro alla crescita del mercato fino a quella data, ma anche di sostituire integralmente il parco attuale, cioe’ circa 20 milioni di vetture”.
In un primo periodo che potrebbe durare fino al 2020, lo Stato indiano immagina di dare una spinta di partenza, facendosi carico di un sistema destinato ad incoraggiare la produzione e l’acquisto di veicoli elettrici. Il finanziamento di questo programma sarebbe assicurato da una logica di bonus-malus sanzionando i veicoli in circolazione, in base al loro grado di inquinamento.
“Grande differenza con la Cina”
In seguito, sara’ compito del mercato automobilistico prendersi progressivamente il testimone dello Stato, nonche’ le grandi municipalita’, in modo che siano realizzati dei modelli economicamente vivibili a livello locale. L’idea sarebbe che a partire dal 2023, delle stazioni di ricarica elettrica siano a disposizione degli automobilisti un po’ ovunque. Invece che sperare di equipaggiare nel futuro prossimo le vetture con batterie sufficientemente autonome per percorre delle lunghe distanze, l’India preferisce andare veloce costruendo delle piattaforme dove gli automobilisti potranno cambiare la loro batteria scarica con un’altra carica.
Altra caratteristica dell’approccio indiano, la transizione verso il tutto-elettrico sara’ progressiva, cominciando con le due-ruote, poi le tre-ruote (gli autorickshaws) e, infine, i veicoli a quattro ruote. Insomma, riassume la rivista americana Fast Company, “l’India vuole stimolare il mercato a fare da se stesso il mercato”, piuttosto che intervenire con i soldi pubblici. “E’ una grande differenza di approccio rispetto alla Cina, dove lo Stato distribuisce delle grosse sovvenzioni”.
Quando il tetto del 2030 sara’ confermato, l’India dovra’ di conseguenza equipaggiarsi di capacita’ di produzione di elettricita’ all’altezza delle sue ambizioni. Una sfida, sapendo che nelle campagne, una casa su quattro non e' collegata alla rete elettrica, secondo i dati pubblicati a maggio dal ministero dell’Energia.

(articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde del 18/07/2017)
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS