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Aborto e RU486. Perché non censurare i manifesti di ProVita
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Comunicato di Vincenzo Donvito
14 giugno 2021 16:44
 
  Una donna (ovviamente bella e giovane) riversa in terra dopo aver dato un morso ad una mela e la scritta: Prenderesti mai un veleno? Stop alla pillola abortiva RU486: mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo. #dallapartedelledonne. Firma: Provita e famiglia.
Questo il manifesto che compare in diverse città in questi giorni e che sta indisponendo chi non è contrario all’aborto. Alcuni di questi si sono mobilitati perché le autorità comunali che hanno provveduto alle affissioni oscurino questi manifesti. Le motivazioni addotte sono, una fra tutte, “offende le donne”.

Noi crediamo che questi manifesti non offendano le donne ma svolgono una duplice funzione terapeutica, per il grande pubblico e per le donne stesse in particolare:
- fanno conoscere la pochezza di chi ha deciso di affiggerli;
- sono una buona occasione per far conoscere l’aborto farmacologico con la pillola RU486.


Il manifesto si rivolge essenzialmente a donne che abbiano deciso di abortire e - ed è qui la sua pochezza - le invita all’aborto chirurgico piuttosto che farmacologico. Certo, nel testo c’è anche scritto che “uccide il figlio nel grembo”, ma solo alla fine del messaggio, quella statisticamente meno letta. Il messaggio principale è quello di non utilizzare la RU486, motivandolo coi soliti motivi di chi è contro l’aborto. Motivi che una donna che, indecisa se abortire o meno, grossomodo conosce ma, proprio grazie al nostro manifesto, le viene istigata la curiosità sulla RU486. Questo metodo farmacologico per abortire è molto meno invasivo e può essere utilizzato in day hospital, ma ad oggi, per la sua diffusione, soffre ancora dell’onda lunga dei pregiudizi che hanno preceduto il suo utilizzo come se fosse un intervento chirurgico.
Ecco quindi che, grazie al manifesto di ProVita, molte donne sapranno che esiste la RU486 e si informeranno per, nel caso, poterla utilizzare.

In conclusione: grazie a questi antiabortisti che, senza rendersene conto e probabilmente presi dalla furia dei loro sentimenti, non si sono resi conto che la specificità del loro attacco avrebbe potuto provocare un effetto contrario da quello auspicato.

Infine, noi di Aduc siamo contrari a qualunque forma di censura e, nel nostro caso, siccome crediamo che le donne abortienti siano uguali alle altre e a qualunque essere umano, valutiamo che i danni (civili, penali e umani) di questo manifesto ci siano solo per chi ha deciso di produrlo e diffonderlo.
 
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