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IL CASO STALIN A FIRENZE
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Comunicato 
5 febbraio 2003 0:00
 
LIBERTA' DI MANIFESTAZIONE E DI PENSIERO

Firenze, 5 Febbraio 2003. C'e' addirittura una interrogazione parlamentare con quasi un centinaio di firme, dove spicca in primo piano quella del capogruppo di Alleanza Nazionale alla Camera, Ignazio La Russa, sul caso Stalin a Firenze. Cioe' una manifestazione che si dovrebbe tenere i primi di marzo per celebrare i 50 anni della morte dell'ex-dittatore sovietico.
A convocarla il Partito marxista-leninista italiano che, di queste posizioni, non e' certamente nuovo e non le ha mai nascoste.
La fiamma e' stata data dal quotidiano "Libero" che, ricordandoci tutti i crimini che Stalin e stalinismo hanno voluto dire nel passato, si e' inalberato per un presunto finanziamento di questa iniziativa da parte del Comune di Firenze e della Regione Toscana: la manifestazione del Pmli si dovrebbe tenere nel Palazzo dei Congressi di Firenze, nella cui proprieta' compaiono anche queste due istituzioni. Noi non sappiamo se il Pmli paghi la sala per la sua conferenza, ma ci sembra altamente probabile che la paghi, visto il tipo di struttura, che non e' la sala del Comune o della Regione o del Quartiere dove chiunque, dietro domandina, va a fare i propri incontri pubblici. Comunque questo aspetto strumentale, ci interessa poco e lo lasciamo a chi ha sollevato il problema, giornalisticamente e istituzionalmente.
Quello che ci interessa -e anche molto- e' il fatto che ad una organizzazione legale, come lo e' il Pmli fino a prova contraria, si voglia impedire di manifestare e riunirsi, cosi' come avviene per qualunque altra organizzazione. Denigrare il contenuto della manifestazione? Ognuno e' libero di farlo, anche andando a distribuire volantini all'ingresso della stessa, perche' la strada e' di tutti.
Se c'e' qualcuno che sostiene che questa difesa del diritto di manifestare il proprio pensiero e' una difesa dello stalinismo, e' sicuramente qualcuno che fa finta di giocare in democrazia e liberta'.
Per quanto ci riguarda siamo quotidianamente offesi da chi crede che noi difendiamo il nazismo, il fascismo, gli storici delle Brigate Rosse, i leghisti a suo tempo, cioe' chiunque cerchi di parlare e manifestare in modo civico il proprio pensiero. Perche' distinguiamo in modo netto il crimine dalle idee e dalla politica. Queste ultime sono una manifestazione del pensiero, mentre il crimine e' la violazione di una legge . a meno che, sempre il solito qualcuno, non voglia sancire per legge quali siano i pensieri giusti e quelli sbagliati.
Non ci stancheremo mai di ripetere che il primo emendamento del 1791 della Costituzione Usa dovrebbe diventare un punto di riferimento per tutto il mondo che si voglia chiamare libero: "Il Congresso non potra' fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione, o per proibirne il libero culto; o per limitare la liberta' di parola o di stampa; o il diritto che hanno i cittadini di riunirsi in forma pacifica e di inoltrare petizioni al governo per la riparazione di torti subiti".
L'alternativa e' creare vittime, martiri e presunti innocenti all'esilio o in carcere. Cioe' degli eroi -per qualcuno- che sono da emulare per potersi riconoscere in quelle idee, anche e soprattutto nelle forme estreme in cui sono costretti ad esprimersi a fronte di divieti e mancanza di spazi. Mentre crediamo che tutti abbiamo bisogno solo di persone che possono anche pensare in modo diverso dal nostro, ipotizzando anche modelli diversi di societa'.
E questo lo sosteniamo a maggior ragione per la nostra attivita', perche' dove non c'e' liberta' di pensiero e di idee, non ci puo' essere liberta' economica e diritti per ognuno.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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