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Mostro di Firenze. Com’è difficile la libertà d’espressione
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Comunicato di Vincenzo Donvito
2 luglio 2021 15:05
 
Un magistrato ha inoltrato una diffida a produrre e/o distribuire una serie tv ispirata alla vicenda del mostro di Firenze perché verrebbe infangata la sua persona. La serie si ispira al libro dei giornalisti Mario Spezi e Douglas Preston “Dolci colline di sangue”, contro cui il magistrato in questione non ha mai richiesto provvedimenti censori. Questo magistrato a suo tempo riuscì, non per il libro, a far incarcerare Mario Spezi che scriveva sul quotidiano La Nazione i suoi articoli, ma poi il giornalista ne uscì indenne.
Quel che colpisce è che questo magistrato a suo tempo non aveva avuto nulla da ridire per l’uscita del libro (che ebbe notorietà e fu anche tradotto in inglese: 'The Monster Of Florence: A True Story'), ma si fa sentire oggi. Probabilmente perché i media hanno dato un certo rilievo alla produzione di questa fiction (si parla dell’attore Banderas che interpreta Spezi) e, soprattutto, che il giornale Variety ha pubblicato un articolo in merito, rispetto al quale sembra che il magistrato si sia oggi basato per la sua diffida.
La vicenda del mostro di Firenze si è conclusa con le condanne per i cosiddetti “compagni di merende”. E questo è un fatto innegabile.
Indipendentemente da chi potrebbe avere ragione o torto, tra questo magistrato e chi dovrebbe produrre la fiction, c’è un punto fermo: com’è difficile la libertà d’espressione, con censure richieste prima ancora che ci sia l’espressione.
 
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