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Chiuso per anonimato. Il provvedimento aberrante che ha censurato i forum Aduc
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Articolo di Guido Scorza *
5 novembre 2009 8:43
 
Ho ricevuto un comunicato stampa dell’ADUC nel quale si riferiva che il Tribunale di Firenze, accogliendo il ricorso proposto da tal Sig. Fabio Oreste, avrebbe disposto in via d’urgenza la chiusura di un forum di discussione ospitato, creato e gestito dallo stessa ADUC perché nello stesso si consentiva di postare contenuti anonimi.
Devo ammettere - e mi perdoneranno gli amici di ADUC - che sulle prime non ci ho creduto ed ho pensato che l’estensore del comunicato avesse frainteso il provvedimento del Giudice.
Sono, quindi, andato a leggere il provvedimento che ritrascrivo qui di seguito:
osservato che e’ degno di tutela il diritto di opinione e di critica ma che nell’ordinamento non puo’ trovare protezione l’anonimato; che dalle notizie anonime e non controllate diffuse su internet puo’ derivare danno irreparabile alla reputazione del ricorrente Fabio Oreste, con conseguenze negative anche economiche; ritenuto quindi che il ricorso sia accoglibile
PQM
visto l’art. 700 c.p.c. inibisce all’Aduc la divulgazione in internet del sito “Fabio Oreste e la ...finanza” e ne ordina la rimozione, assegna alle parti termine perentorio di 60 giorni per l’inizio della causa di merito.

E’ un provvedimento semplicemente aberrante, scritto da un magistrato - così ora avranno una buona ragione per chiudere anche questo blog! - che ignora come funziona la Rete ma, ciò che è più grave, ha anche una conoscenza almeno approssimativa delle regole del diritto.
Non sono tra i sostenitori dell’anonimato in Rete a tutti i costi ed anzi - portando a casa la mia buona dose di critiche - ho addirittura scritto che Mister Nobody non ha diritti in Rete così come fuori dalla Rete.
Il problema, tuttavia, è un altro.
Nella vicenda devoluta al Tribunale di Firenze non si discuteva di un anonimo che rivendicava il diritto di dire la sua (come avrebbe fatto, d’altra parte, un anonimo a presentarsi in tribunale?) ma, piuttosto, di una persona che sentendosi diffamata - a torto o a ragione - da alcuni commenti pubblicati in un forum in forma - non è dato sapere quanto - anonima ha chiesto al giudice di ordinare ad ADUC, gestore del forum, di disporne la chiusura.
Le regole del diritto ed il buon senso, in un caso di questo genere, avrebbero suggerito di valutare il contenuto dei singoli post incriminati - ammesso che il ricorrente si fosse preso la briga di individuarli -, verificarne la liceità e, quindi, ordinare ad ADUC la rimozione dei soli post di contenuto diffamatorio.
Ma, non è andata così.
Un intero spazio di discussione pubblica in Rete è stato chiuso privando centinaia di cittadini - anonimi e non anonimi, civili e meno civili - della libertà di manifestazione del pensiero ed un’associazione di consumatori del diritto/dovere di utilizzare le nuove tecnologie per tutelare gli interessi ed i diritti degli utenti abilitandoli a scambiarsi opinioni ed idee in relazione all’operato di un professionista.
Il principio di diritto - anche se mi risulta difficile utilizzare tale espressione - sotteso alla decisione è dirompente: nella Rete italiana, nel 2009, è vietato erogare servizi di hosting che consentano la pubblicazione in forma anonima o quasi-anonima di contenuti.
Si tratta, in buona sostanza, di un’applicazione ante litteram del DDL Carlucci che, appunto, mira a vietare l’anonimato in Rete.
Questo blog è, dunque, fuori legge e con esso lo sono i siti dei principali quotidiani italiani, lo è Youtube così come Facebook, il blog di Beppe grillo e milioni e milioni di altri spazi di discussione libera.
Fortunatamente si tratta solo di un provvedimento cautelare (già impugnato da ADUC) che sembra destinato ad essere ribaltato dai Giudici del reclamo ma, certo, è difficile dormire sonni tranquilli sapendo che leggi e giudici italiani, nel 2009, consentono la chiusura di un forum online per anonimato.

* Guido Scorza è avvocato, Dottore di ricerca in informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie, è docente presso il Master di diritto delle nuove tecnologie della facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna, presso il Master in Sicurezza dei sistemi e delle reti informatiche dell'Università La Sapienza di Roma, presso la Scuola Ufficiali dell'Arma dei Carabinieri e presso il Corso di Laurea in tecnologie informatiche dell'Università La Sapienza. E' membro del Consiglio scientifico e del Consiglio dei docenti del Master di diritto delle nuove tecnologie dell'Università degli Studi di Bologna. Questo articolo è stato pubblicato sul sito www.guidoscorza.it
 
 
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