testata ADUC
Come potresti diventare ricco con l’Intelligenza Artificiale (e perché non accadrà)- parte 3: la strategia
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Alessandro Pedone
9 aprile 2024 15:09
 
In questo terzo articolo della serie concretizzeremo i concetti espressi nel primo articolo e mostreremo una strategia per minimizzare gli ostacoli indicati nel secondo articolo. La lettura dei primi due articoli è data per scontata, leggere questo terzo articolo senza aver letto i primi due potrebbe ridurre di molto l’efficacia. 

In estrema sintesi, la tesi di fondo di questa serie di articoli è che l’intelligenza artificiale porterà ad una enorme rivoluzione nella produttività introducendo prodotti e servizi che l’uomo ha solo immaginato nei libri di fantascienza, come la guida autonoma, che rivoluzionerà drasticamente tutto il mondo del trasporto, ed i robot umanoidi che saranno in grado di fare praticamente qualsiasi lavoro che oggi è svolto dagli esseri umani. Questo - secondo la nostra tesi - porterà inizialmente ad una bolla finanziaria (che in parte si sta già iniziando a formare) i cui esiti (in termini di durata e valutazioni raggiunte) sono impossibili da prevedere, ma è invece già certo che - come tutte le bolle - scoppierà e causerà la depressione delle valutazioni delle aziende che si occupano di intelligenza artificiale. Ebbene, è nel momento in cui le valutazioni saranno più depresse che sarà più facile, rispetto ad oggi, identificare i leader ed i modelli di business vincenti sui quali investire con maggiore convinzione rispetto alla fase “di bolla”, ovvero il momento nel quale tutti desiderano “diventare ricchi velocemente”. Grazie a questa nuova tecnologia, nel corso dei successivi decenni, le aziende leader moltiplicheranno il loro valore per decine di volte e sarà sufficiente riuscire ad avere messo quote minoritarie (ma non insignificanti) del proprio portafoglio finanziario per fare un salto di un ordine di grandezza nella propria ricchezza. 

In questo articolo vedremo come fare in pratica tutto ciò in tre passaggi: 1) Quanto investire 2) Dove investire e 3) Come investire, ovvero quando comprare e quando vendere. 

Quanto investire
La prima decisione che un investitore deve prendere è quanto investire nell’intelligenza artificiale complessivamente, cioè da adesso fino al momento in cui i prezzi saranno scesi molto (rispetto ai massimi che devono essere ancora raggiunti). La strategia che sto presentando non prevede di investire tutto subito, ma in un arco di tempo ragionevolmente lungo, probabilmente di alcuni anni, in base a quanto tempo impiegherà la bolla per formarsi e poi scoppiare. Il grosso dell’investimento - come vedremo meglio nel terzo punto - sarà fatto durante la fase di scoppio della bolla (ed una parte durante la prima fase di ripresa). L’ideale sarebbe avere a disposizione una quota di risparmio in formazione da destinare mensilmente a questo investimento. Se già si possiede una quota abbastanza rilevante di azionario è consigliabile consultare un consulente finanziario indipendente per assicurarsi di non sbilanciare eccessivamente il portafoglio. La strategia che presento qui è da intendersi come un pezzo del più ampio piano d’investimento personale, quindi le sue dimensioni non possono essere viste e decise in modo unitario ma valutando il complesso.

In un articolo destinato al pubblico indistinto, necessariamente mi devo limitare a parlare di criteri generali. Non sarebbe saggio destinare la maggioranza del proprio portafoglio ad investimenti così volatili. Quindi qualsiasi cifra superiore al 50% del proprio portafoglio è da considerarsi fortemente sconsigliabile. D’altra parte, investire cifre irrisorie, nell’ordine dell’1-2% del portafoglio, non potrà avere effetti significativi nel cambiare l’ordine di grandezza della propria ricchezza finanziaria. Percentuali tra il 10 ed il 30 per cento delle proprie disponibilità finanziarie sono una buona via di mezzo. Se si ha la possibilità, l’ideale sarebbe destinare una quota importante del proprio risparmio in formazione che può essere destinato al lunghissimo termine. Chiaramente, tutte e tre i punti della strategia (quanto, dove e come) sono fondamentali. Sbagliarne uno solo può mandare a monte i risultati. La scelta di quanto investire, però, è probabilmente la più difficile da trattare in un articolo rivolto al pubblico generico. La scelta è estremamente soggettiva, molto legata sia alla psicologia dell’investitore, sia alla sua specifica situazione patrimoniale e di vita. Se l’investitore è molto indeciso su questo punto cruciale, il suggerimento è quello di parlarne con un professionista che sia specificatamente formato non solo nella finanza personale, ma anche nella comunicazione strategica. Non esiste, infatti, un importo giusto “in astratto” ed il professionista non può sapere, al posto dell'investitore, quale sia l’importo giusto per lui. Il professionista però, attraverso specifiche domande, può far emergere dall’investitore stesso ciò che sa ma non ha ancora consapevolizzato.

Dove investire
Definito quanto investire, si può entrare più nel merito delle questioni squisitamente tecniche. Ci sono tre livelli logici di strumenti finanziari che si possono utilizzare. Il primo livello è più facile da comprendere, quello più accessibile e con meno costi (specialmente costi informativi). E’ il livello più adatto ad investitori meno evoluti, ma - ovviamente - è anche quello con un potenziale più limitato. Si tratta di investire in un indice di aziende tecnologiche. L’indice più adatto è il Nasdaq 100. Lo si può fare agevolmente con gli ETF, ce ne sono più di una decina che investono in questo indice. La scelta dell’ETF, spesso, mette molta preoccupazione all’investitore poco esperto. Se è questa anche la tua condizione, caro lettore, è un chiaro indizio che non hai la preparazione minima di base per investire nell’intelligenza artificiale. La scelta dell’ETF che investe nello stesso identico indice è sostanzialmente indifferente. Ci sono, naturalmente, tante piccole differenze, ma queste non sono così rilevanti da portare a conseguenze significativamente diverse. L’ETF iShares Nasdaq 100 con codice ISIN IE00B53SZB19 può andare benissimo. Non è il più economico, ma è il più liquido ed è a replica fisica. L’Xtrackers Nasdaq 100 è un po’ meno liquido (comunque oltre 600 milioni) e costa circa un terzo in meno e può essere un’altra scelta valida. 

Investire nelle 100 aziende a più grande capitalizzazione del Nasdaq, naturalmente, non  significa investire esclusivamente nel tema dell’intelligenza artificiale. Fra le 100 aziende del Nasdaq ci sono nomi molto importanti legati all’intelligenza artificiale come: Nvidia, Microsoft, Amazon, Google, Meta e Tesla. Questi titoli hanno un peso molto significativo. Ma ci sono anche aziende come Pepsi, Starbucks, Marriott International che non operano direttamente nel settore. Sicuramente, il Nasdaq 100 ha un’esposizione all’intelligenza artificiale superiore rispetto all’ampiamente diversificato MSCI World, ma dobbiamo sapere che non è esclusivamente intelligenza artificiale. Questo non è necessariamente un male. Si può, ad esempio, pensare di investire in questo ETF di più di quanto avremmo voluto dedicare esclusivamente all’intelligenza artificiale ed il problema è risolto. Facciamo un esempio. Immaginiamo un investitore che ha un patrimonio di 500 mila euro ed il suo profilo gli consente di investire il 60% in azioni. Può pensare di dedicare il 20% del suo patrimonio al settore dell’intelligenza artificiale, ma deciderà di investire il 30% nel Nasdaq 100. Queste cifre sarebbero considerate decisamente eccessive dalla quasi totalità dei consulenti finanziari, ciò che fa tutta la differenza, però, sono le modalità di ingresso e l’orizzonte temporale. Ovvero ciò che tratteremo nel terzo punto.

Se, invece di investire in 100 titoli, si scegliessero una decina di aziende che si ritiene abbiano il maggior potenziale di crescita per diventare leader del settore, si potrà ottenere una performance profondamente diversa da quella dell’indice Nasdaq 100. Ciò significa che si potrebbe moltiplicare per due, tre o anche cinque volte il rendimento dell’indice, ma anche portare a casa la metà del rendimento dell’indice. Nel primo articolo di questa serie [inserire il link] ho mostrato un grafico dell’andamento dell’indice rispetto ad Amazon. In confronto ad Amazon, l’indice Nasdaq (che dal punto di minimo nel 2002 ha moltiplicato il suo valore di circa 10 volte!) sembra una linea retta. È chiaro che sbagliando il titolo si può avere un effetto opposto. Ad esempio se invece di Amazon avessimo preso Cisco (un’azienda che all’epoca poteva benissimo sembrare leader nella rivoluzione di Internet) avremmo avuto un terzo del rendimento dell’indice. 

Selezionare singole aziende, come si vede, è molto difficile e mi sento di sconsigliare fortemente dal farlo tutti gli investitori che non hanno maturato una radicata esperienza. Si può pensare di affidarsi a degli esperti, ma sono pochissimi quelli che hanno veramente un’esperienza adeguata e comunque non è detto che la loro scelta sia poi quella migliore. Potenzialmente è una strada che ha un rendimento atteso di un ordine di grandezza superiore, ma nella pratica è accessibile ad un numero estremamente ristretto di persone. 

Il livello intermedio fra queste due opzioni, prevede di investire in indici specializzati nel settore, sempre attraverso ETF. La selezione di un indice è una cosa molto più complessa rispetto alla selezione di uno degli ETF che investono in un tradizionale indice di mercato, come il Nasdaq 100. Prendere un indice al posto di un altro può fare una differenza molto significativa. Una prima distinzione importante fra gli indici è tra quelli che seguono la capitalizzazione di mercato o quelli che hanno un approccio equipesato. Fra i pochi indici che si occupano di intelligenza artificiale, al momento, la maggioranza sono equipesati. Ciò non è necessariamente una cosa negativa, ma bisogna capire che con questa metodologia, man mano che un’azione ha successo (come ad esempio Nvidia), l’ETF che segue l’indice deve  vendere le azioni che sono andate meglio per comprare le aziende che sono andate peggio. Investendo in questi ETF, quindi, si può (ipoteticamente) avere il vantaggio di selezionare aziende più specializzate, ma - se l’indice è equipesato - non si sfrutterà la capitalizzazione composta nell’investimento sui vincitori. MSCI Index ha sviluppato un indice a capitalizzazione sull’intelligenza artificiale e la robotica (MSCI ACWI IMI Robotics Index).  Ci sono ETF che investono in questo indice, ma ritengo che l’investitore privato che non ha competenze specifiche per comprendere bene i vantaggi, ma soprattutto gli svantaggi, di questi indici faccia comunque molto meglio ad usare il Nasdaq 100. Come scritto sopra, non avrà un'esposizione esclusiva sull’intelligenza artificiale, ma basterà che investa una quota più alta (riducendo l’azionario generalista) ed il problema è risolto. L’investitore che vuole un investimento più specifico sull’intelligenza artificiale è bene che si faccia aiutare da un professionista specializzato a comprendere bene i vantaggi, ma soprattutto gli svantaggi di questi indici. 

Come investire
Veniamo adesso al cuore della parte operativa. 

La tesi di fondo di questa strategia è la seguente: si sta formando una bolla nel settore dell’intelligenza artificiale, non sappiamo quanto durerà la fase di gonfiamento di questa bolla, quindi non sappiamo quando scoppierà. È fondamentale ribadire che qualora la tesi fosse sbagliata, l’applicazione di questa strategia porterebbe ad un risultato peggiore rispetto ad altre strategie, più classiche come, ad esempio, investire tutto subito. 
Il punto, però, è che investire una cifra rilevante oggi, esponendosi ad una potenziale discesa violenta, non è psicologicamente sostenibile per la grande maggioranza degli investitori, quindi non è un’opzione concretamente praticabile. La strategia qui proposta non ha lo scopo di massimizzare il rendimento atteso sulla carta, in modo astratto, ma quello concretamente ottenibile da un investitore sì disciplinato, che rimane un normale essere umano con emozioni e sentimenti, non un robot. 

Il primo passaggio della strategia consiste nel suddividere la cifra che si desidera investire in 48 mesi, ovveri 4 anni. L’ipotesi che sta alla base di questo numero è che entro 4 anni la bolla dovrebbe fare tutto il suo corso. Potrebbero essere un po’ di più o un po’ di meno, quindi consiglierei di stare dentro una forchetta che va da  36 a 60 mesi. Alla cifra che si ottiene da questa divisione, se si ha la capacità economica, si può aggiungere l’importo del risparmio in formazione che si vorrà destinare all’investimento in questo settore.

Per essere più operativi,  continuiamo l’esempio che abbiamo fatto prima di un investitore con 500 mila euro, il quale ha un profilo adatto ad investire il 60% in azioni, e vuole destinare il 20% al settore dell’intelligenza artificiale. Per le ragioni espresse sopra, l’investitore in questione decide di investire il 30% nel Nasdaq 100, cioè 150 mila euro, i quali, divisi per 48 mesi fanno 3.125 euro. A questa cifra, che fa parte del suo patrimonio, decide che può aggiunge un risparmio mensile di 875 euro, così da fare una cifra tonda di 4000 euro mensili, da destinare a questo progetto d’investimento. Abbiamo così ottenuto l’importo della rata teorica da destinare, nel corso dei 4 anni, all’investimento nel Nasdaq 100. 

Mensilmente si osserverà il massimo drawdown (cioè la perdita dal punto massimo raggiunto dall’indice). Se il drawdown è inferiore al 20%, allora si investirà un quinto della cifra disponibile nell’ETF (nell’esempio 800 euro) ed i quattro quindi, cioè l’80% della rata, ovvero 3.200 euro li si “parcheggerà” in un conto di deposito o in titoli di stato a breve scadenza, pronti ad essere investiti quando la bolla scoppierà.

Se il drawdown è superiore al 20%, allora si metterà da parte l’intera cifra e non si investirà niente. 

Se il drawdown raggiunge il 50%, ciò è segno che la bolla è scoppiata: a questo punto scatta la fase della strategia pensata per investire pesantemente. Il primo passo è investire un terzo, il 33%, dell’intero capitale messo da parte allo scopo. Naturalmente non possiamo sapere fino a che punto arriverà la discesa. Riuscire a comprare l’indice su discese che vanno dal 50 al 70% sarebbe già una cosa fantastica. 

Ogni volta che il drawdown fa uno scatto, in negativo o in positivo, del 10% (cioè passa dal 50 al 60, oppure dal 60 al 50) si compra per un altro terzo del capitale residuo.

Qualora il drawdown raggiungesse il 75% oppure il 30%, si investe tutto il residuo e la strategia, nella fase di accumulo, termina.  A questo punto c’è la parte più difficile di tutta la strategia che consiste nell’attendere che i vantaggi economici dell’intelligenza artificiale si diffondano in tutta l’economia mantenendo l’investimento almeno per 10 anni anni. I vantaggi più importanti però, quelli che potranno cambiare di un ordine di grandezza la ricchezza dell’investitore, si vedranno dopo circa vent’anni. 

Perché investire se tanto scende?
Immagino che il lettore medio potrà porsi la seguente domanda: se tutta la strategia si fonda sull’idea di investire pesantemente quando il prezzo delle azioni sull’intelligenza artificiale scenderanno di oltre la metà, perché mai dovrei iniziare a comprare le azioni oggi?
La ragione è prevalentemente psicologica. Se l’investitore non si impegna oggi, quando si è mossi dalle prospettive molto allettanti e poi non ribadirà questa sua convinzione mensilmente in un progetto a lungo termine, non avrà certamente la forza di investire quando le condizioni saranno molto peggiori da un punto di vista psicologico (e molto migliori da un punto di vista razionale). Inoltre, non possiamo sapere a che punto della bolla ci troviamo. 
Il grafico mostra l’andamento del Nasdaq dal 1997 al 2004 con barre mensili. In basso, in rosa, c’è l’indicazione del drawdown. Anche ipotizzando un andamento simile, cosa sempre azzardata, non possiamo comunque sapere se ci troviamo ad un punto simile al 1997, al 1998 o al 1999. L’esperienza mi porta ad escludere che ci troviamo in punto simile al 2000, semplicemente perché le valutazioni aziendali non sono neppure minimamente confrontabili e l’euforia che c’è sui mercati è enormemente inferiore rispetto a quella che si respirava nel 2000. Tendo ad assegnare bassa probabilità all’ipotesi che ci troviamo in una situazione simile a quella del 1999 ed una probabilità un po’ più alta al fatto che ci troviamo in una situazione più simile al 1997, quando Internet era una tecnologia ancora poco matura, conosciuta da un numero abbastanza ristretto di appassionati (tra i quali il sottoscritto), ma che non aveva ancora impattato il grande pubblico. 

Dettagli ulteriori e foglio di calcolo
Ho presentato la strategia nelle sue linee essenziali, ma è evidente che nell’applicazione concreta ci sono diversi altri dettagli da precisare, perché raramente gli investitori vengono da una situazione nella quale partono da zero, cioè con i soldi liquidi in conto corrente. In genere ci sono già delle scelte effettuate delle quali è fondamentale tenere conto. La maggioranza degli investitori, ovviamente, si troverà già con una certa quantità di azioni in portafoglio. In questa condizione, prima di tutto è fondamentale comprendere se il quantitativo di azionario è quello corretto per il proprio profilo d’investitore o se ci sono spazi per aumentarlo. Nel primo caso, la strategia che ho illustrato deve affrontare un aspetto aggiuntivo: quando e come vendere la quota di azionario da destinare all’intelligenza artificiale? Questo è una questione complessa che va affrontata caso per caso sulla base delle caratteristiche dell’investitore e del tipo di azionario che ha già in portafoglio. 

Nel mio progetto originario, insieme a questo articolo volevo mostrare anche un foglio di calcolo che mostra i risultati che si avrebbero ad oggi con l’applicazione della strategia proposta nel periodo dal 1997 al 2002 (per la fase di investimento) sia investendo nel Nasdaq, sia investendo in alcune azioni che all’epoca erano considerate potenziali leader del settore di Internet, la tecnologia allora emergente. 

Questo articolo, però, è venuto fin troppo lungo ed allora ho pensato che potrebbe essere interessante presentare il foglio di calcolo all’interno di un Webinar nel quale rispondere anche alle domande di chiarimenti sull’applicazione di questa strategia. 

Vi invito quindi a scrivere nei commenti se l’ipotesi di un webinar del genere sia di vostro interesse indicando anche quale fascia oraria è preferita. Sarà molto utile anche avere nei commenti delle richieste di chiarimenti sull’applicazione di questa strategia. Nell’eventuale webinar risponderò prima a queste domande e poi lascerò spazio alle domande in diretta. Qualora il webinar non si dovesse fare perché l’interesse riscontrato è modesto, allora pubblicherò un quarto articolo con la presentazione del foglio di calcolo e le risposte alle domande che affrontano argomenti più generali. 


 
CHI PAGA ADUC
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile

DONA ORA
 
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS