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Gli oceani di fronte ad un'estinzione di massa senza precedenti
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Articolo di Redazione
15 settembre 2016 14:57
 
 “Proprio ora stiamo decidendo, quasi senza chiederlo, quali percorsi evolutivi rimarranno aperti e quelli saranno chiusi per sempre. Nessun'altra creatura aveva mai fatto questo, e sara', per disgrazia, la nostra eredita' piu' duratura”. Elisabeth Kolbert ha definito cosi' il ruolo che stiamo giocando con gli esserei umani nella “Sesta edizione”, il libro che l'anno scorso ha vinto il premio Pulitzer. Il titolo e' sufficientemente espressivo: nei quasi 4 milioni di anni di storia della vita sulla Terra, ci sono state cinque mega-estinzioni, momenti in cui una buona parte degli esseri viventi sono stati trascinati in un colpo solo alla sparizione grazie a diversi cataclismi. E ora, in base a tutti i dati raccolti dalla scienza, la civilta' umana sta provocando una nuova estinzione di massa: siamo come il meteorite che ha cancellato dal Pianeta i dinosauri. E le creature degli oceani non stanno combattendo in merito. Stiamo provocando l'agonia di numerose specie marine e, come dice Kolbert, scegliendo le specie acquatiche che nel futuro continueranno a sparire. A questo ritmo, i grandi animali che popoleranno i mari entro milioni di anni, non saranno discendenti delle nostre balene, squali e tonni, perche' li stiamo uccidendo per sempre.
E nello stesso modo che la scomparsa dei dinosauri ha lasciato un vuoto per essere riempito da altri mammiferi, non sappiamo cosa sara' della vita degli oceani dopo che sono stati prosciugati.
“L'eliminazione selettiva degli animali piu' grandi negli oceani moderni, senza precedenti nella vita della storia moderna, puo' alterare gli ecosistemi per milioni di anni, conclude uno studio che oggi e' pubblicato sulla rivista Science.
Elaborato da ricercatori di Stanford, il lavoro mostra come questa sesta estinzione si sta attuando con le specie acquatiche di maggiore grandezza. Un fatto senza precedenti nella storia delle grandi estinzioni e che con molta sicurezza si deve alla pesca: oggi come oggi, quanto piu' grande e' l'animale marino, piu' probabile e' che si estingua.
Inoltre spiega il principale autore di questo studio, Jonathan Payne, che il livello di perturbazione ecologica causata da una grande estinzione, dipende dalla percentuale di specie che si estinguono e dalla selezione dei gruppi di specie che si eliminano. “Nel caso degli oceani moderni, la minaccia prevalente per le maggiori dimensioni potrebbe risultare un fatto di estinzione con un grande impatto ecologico, dovuto al fatto che gli animali grandi tendono a svolgere un ruolo importante nel ciclo di nutrizione e nelle interazioni della rete alimentare”, dice Payne, riferendosi allo specifico danno a cascata per tutti gli ecosistemi marini.
Gli scenari pessimisti prevedono l'estinzione dal 24 al 40% dei generi di vertebrati e molluschi marini; il calcolo piu' tragico e' comparabile all'estinzione di massa della fine del Cretaceo, quando sparirono i dinosauri, cosi' come spiega Science.
Il lavoro di questo ricercatore di Stanford e del suo gruppo e' consistito nell'analizzare il motivo della sparizione di 2.500 specie negli ultimi millenni. Finora, la dimensione degli animali marini non era stato un fattore determinante nei cataclismi precedenti, ma nei nostri giorni ha una notevole correlazione. Per i ricercatori, e' evidente che si deve alla forma dei consumi/ecosistema tipica dell'essere umano. E' successo con la estinzione dei mammut e succede ora con la pesca: ogni volta che entriamo in un ecosistema, prima abbiamo a che fare coi pezzi maggiori e via via che scarseggiano dobbiamo drenare le scarse risorse di altri minori. I ricercatori fanno sapere che l'eliminazione di questi animali nella parte superiore della catena alimentare potrebbe turbare il resto degli oceani in modo significativo per, potenzialmente, vari milioni di anni a venire. “Senza un cambio radicale nel ritmo attuale della gestione dei mari, la nostra analisi suggerisce che gli oceani soffriranno un'estinzione massiccia di sufficiente intensita' e selettivita' ecologica, come e' accaduto per le grandi estinzioni”.
Questo biologo sostiene che la visione positiva del suo studio e' che le specie minacciate potrebbero salvarsi dall'estinzione con efficaci politiche di gestione, affrontando gli impatti del riscaldamento climatico e dell'acidificazione degli oceani. “Possiamo evitare questo percorso; con una gestione adeguata, sara' possibile salvare molte di queste specie dalla estinzione”.

(articolo di Javier Salas, pubblicato sul quotidiano El Pais del 15/09/2016) 
 
 
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