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Shogun è una serie Disney Plus che ci porta nel Giappone feudale del 1600
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Articolo di Marco Solferini
15 aprile 2024 11:03
 
 Il tema portante dovrebbe essere quello culturale formativo. L'esplorazione di una civiltà molto avanzata quale era quella del Giappone ma straordinariamente ancorata a dei valori che esercitano un vincolo insuperabile per le scelte di una casta che vive un conflitto interiore tra onore, dovere e ambizioni.

E' un tempo di intrighi e lotte di potere che vedono formarsi due schieramenti: da un lato il signore Toranaga, conservatore e leale ai principi che hanno ispirato il mantenimento e l'accentramento del potere attraverso lo Shogunato, una gerarchia di stampo militare e dall'altra un corrotto Consiglio reggente del quale egli stesso è parte e che nell'attesa che il predestinato a ereditare l'onere del comando sia abbastanza grande, cede a numerose pulsioni, compromessi e interessi personali. 

La storia narra le vicissitudini del marinaio timoniere John Blackthorne che nella sua predatoria ricerca di rotte commerciali finisce per essere fatto prigioniero nelle coste giapponesi. La nave sequestrata e l'equipaggio imprigionato. Introdotto nel primo episodio "Anjin" (cioè timoniere) è un esperto navigatore che si immedesima bene sia nel ruolo di comandante che di pirata.

Tutti i personaggi principali della serie sono ispirati a persone realmente esistite e di cui abbiamo ampia e interessante testimonianza nella letteratura.

L'avventura del protagonista comincia dal livello più basso in quanto oltre ad essere considerato un barbaro è sostanzialmente un prigioniero apparentemente senza alcun valore e la sua precaria condizione viene ben resa dall'efferata condanna a morte eseguita per bollitura a fuoco lento di un membro del suo equipaggio.  L'espediente in sé stabilisce subito un parametro per lo spettatore e cioè il fatto che l'occidentale il quale nemmeno parla la lingua dei locali è oggetto di una carcerazione in una società che ha regole ferree e dove la condanna a morte è usuale. Semmai a fare la differenza è il tipo di morte che può essere clemente, come un taglio netto della testa e quindi indolore oppure un vero e proprio supplizio.

Il Giappone è una terra dove si contrappongono logiche molto difficili da comprendere per un occidentale protestante e ribelle quale è l'inglese John, al punto che egli stesso arriva a concepire la società giapponese come malata per il poco rispetto per la vita laddove tutti sembrano ben disposti a rinunciarvi o a toglierla per motivazioni apparentemente futili.

La sua sopravvivenza si scoprirà legata agli interessi di Toranaga stesso creando una improbabile alleanza tra colui il quale è il principale rappresentante dello status quo di quella ortodossia delle regole che ha reso il Giappone una terra dove si può vivere o morire per l'onore e un uomo che cerca di sopravvivere, contrastando i nemici dell'Inghilterra (i cattolici portoghesi alleati del Giappone) proponendo alcuni degli espedienti tipici della cultura occidentale tra cui l'irruenza e la volontà di cambiare le regole a proprio piacimento.

Il viaggio che si realizza è veicolato da una serie di circostanze che portano il prigioniero a diventare fuggitivo e poi a ricoprire ruoli di sempre maggior rilievo nella società e nell'esercito del signore Toranaga.

Sullo sfondo, la vicenda principale è accompagnata da una serie di personaggi non protagonisti che trasformano molte delle vicissitudini della scoperta dello stile di vita giapponese del protagonista, in lezioni di vita. 

Le storie che si delineano sono caratterizzate da predestinazione, sopportano il peso del retaggio e il proprio ruolo viene interpretato come dogmatico. Colui che è portatore di una colpa è chiamato a espiarla. Il retaggio della Famiglia e dei padri è pesantissimo. Il coraggioso deve dimostrare sempre il suo valore. Mentre è la costrizione che alimenta le frustrazioni e le incomprensioni che spingono il ribelle John a prese di posizione e a scontri culturali sempre più accesi. 

Se da un lato c'è una bellezza immanente nei luoghi, nei rituali, nei costumi (splendidi) e nell'arte che sembra appartenere a una terra così meravigliosamente pulita, prospera, autogestita, è strisciante la sensazione di una schizofrenia di una società dove il sacrificio è considerato utile e necessario in tantissime occasioni e che trasforma spesso il sogno in un incubo.

Quasi tutti gli episodi optano per questa cifra narrativa. Un altalenante drammaticità che consente e giustifica anche una certa ripetizione di alcune scene dove cambiano i protagonisti ma il copione è il medesimo.

La tradizione è una sorta di folklore locale che abbraccia ogni singolo ambito e circostanzia. 

Le scelte sono dettate da quella che sembra una ritualità esasperante. 

Ci sono innumerevoli scene davvero di altissimo pregio che spiegano il significato di questa costrizione / accettazione, di come si possa e per certi versi si debba accettare il proprio ruolo nella vita anche se quest'ultimo impone sopportazione tale da avere un inferno dentro ma una grazia posata e apparentemente delicata fuori. 

E' il caso della storia dell'interprete personale di John, Mariko Toda che porta il peso del disonore della propria Famiglia e che rappresenta però l'anello di congiunzione grazie alla sua capacità di tradurre il giapponese in quanto ella si è convertita al cattolicesimo. 

Interpretata magistralmente da Anna Sawai è la colonna portante della serie. La sua performance è a tratti struggente e per molti versi amplifica le contrapposizioni e i sentimenti dell'inglese in terra straniera, peraltro producendo un contrasto anche nel fatto che lei è convertita al cattolicesimo mentre il timoniere John è un ferreo protestante.

L'Attrice è bravissima, e quando la telecamera stringe sul mezzo busto o sui primi piani ci regala delle pièce di recitazione teatrale straordinaria; passa da una freddezza caleidoscopica a una posa quasi più appartenente al mondo degli oggetti nello stabilire le distanze senza rinunciare alla passione.

Mentre sullo sfondo la narrazione principale delinea una guerra totalitaria, sanguinaria e rivoluzionaria che getterà le basi per le future politiche di una superpotenza territoriale, a seconda di chi dovesse prevalere. 

Giova osservare che la tematica del viaggio conoscitivo e in parte catartico dell'occidentale nel mondo orientale, non è nuova e ha già dato numerosi successi nel cinema quanto nella letteratura appassionando moltissime persone.

Questa serie Tv è stata a lungo lavorata da Disney e il risultato è molto apprezzabile. Anzitutto per l'immersività. Lo spettatore è trasportato in ambienti ben curati, dai villaggi di pescatori, alle grandi città, dalle navi ai paesaggi rurali, c'è una piacevolissima spendita di scenari che raccontano la bellezza e l'intensità del Giappone. La scelta dei colori è sempre curata, dai freddi minimalisti agli eccessi di calore a seconda della situazione e dell'ambiente. Sono scelte molto coinvolgenti. Che fanno sentire il lettore partecipe.

La narrazione è lunga ma non prolissa. Insistita ma non ripetitiva. C'è un alternanza, frequente nelle serie Tv, di sotto trame che servono per creare legami e dosare la tensione spostandola su elementi diversi da quelli portanti. E' giocata sul montaggio e sui dialoghi serrati. In questo caso molto ben riusciti.

Ho gradito la costante ricerca di spiegazioni seppur con molte contrapposizioni a volte gratuite e facili da intuire.

Coraggiosissima la scelta di dare spazio a tutti gli aspetti dei coprotagonisti, dal samurai burbero con una mentalità eccessivamente conservatrice che lo porta a sembrare crudele alle signore della casa del tè, esperte del sesso che rivestono un ruolo importante a tal punto da voler consacrare la loro esistenza attraverso il riconoscimento di arte e di un mestiere.

Il personaggio di Toranaga pur essendo interpretato in modo impeccabile, a mio avviso tende a riciclare eccessivamente se stesso. Egli incarna la virtù del samurai e l'astuzia dello stratega. Lo Shogun per antonomasia. Però è quello stesso suo modo di essere e il suo stile di vita ad impedirgli di rivestire il ruolo che dovrebbe assumere. Nella sua criptica lungimiranza proliferano spie, opportunisti, uomini e donne il cui ruolo è dettato dalla loro utilità come se ciascuno fosse un pezzo sulla scacchiera. Egli dichiara guerra al sistema perché non può fare altrimenti ma non può portarla a termine se non dichiarando guerra a se stesso. L'idea di fondo mi piace. Ma è sviluppata in maniera semplicistica. Il decisionista, l'uomo della risolutezza, che non può osare diventa un patrimonio di incertezza attorno al quale la serie a volte si trascina.

Inoltre mi è parsa una licenza notevole quella legata alla morte del figlio che lui non può prevedere ma che nella logica estrema della sua strategia che prende in considerazione l'estremo sacrificio gli attribuisce un vantaggio che tuttavia non avrebbe potuto "veramente" prevedere. L'ho trovato un modo per far quadrare i conti della sceneggiatura. Accettabile ma volendo, sarebbe stato superabile.

Il ruolo James, dell'antieroe riluttante e coinvolto più dagli eventi, si addice da sempre a una narrazione verticale che punta a creare un susseguirsi di aspettative in un crescendo rossiniano di tensioni. E in questo caso gli eventi dei singoli personaggi confluiscono poi nel climax determinato dalla guerra che sembra voler assorbire tutte le storie. Ognuno con il proprio retaggio e con il suo bagaglio di atti e misfatti renderà conto al destino che incombe.

Shogun è un ottima serie Tv, senza dubbio epica nella sua immersiva capacità di coinvolgimento ma anche molto romantica in quanto i sentimenti sono scanditi da aspetti della personalità che quasi sempre puntano a mettere in evidenza le debolezze. Il rancore. L'odio. La vendetta. E si contrappongono alla penitenza, devozione e all'autocontrollo. Un avventuroso viaggio in una terra spettacolare in compagnia di Attori in stato di grazia.
 
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