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Vacanze pasquali. Se si ritorna con un carico di disservizi… che fare
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Articolo di Redazione
2 aprile 2024 13:12
 
  
I primi dati sul turismo pasquale fanno sapere che è molto considerevole. Quindi, purtroppo, prevediamo un aumento di problemi, quantomeno in valori assoluti, sperando che non lo sia in percentuale.

Alberghi, strutture di ospitalità in genere, assistenza, igiene, cibo, mezzi di trasporto, tour operator, informazione, spiaggia, campo da sci, giro turistico, divertimenti, sicurezza, assicurazione. Sono questi i settori dove le lamentele dei turisti, durante e dopo le vacanze, si concentrano.
Le vacanze pasquali sono più brevi ma non per questo meno problematiche, anche perche' una delle vacanze più diffuse -la visita delle città d'arte, italiane e non- non trova, grazie ad intasamenti che ogni volta ci fanno maledire perché ci siamo andati, attenuando il malessere con la bellezza di queste località

Per chi ha avuto problemi occorre valutare:
- se i problemi sono stati risolti in corso d’opera: il servizio ricevuto in alternativa è stato all’altezza di quanto prenotato, e questo ha comportato lo scombussolamento della propria vacanza o una compensazione che ha rimediato al problema?
- se sono rimasti tali fino alla fine.

In entrambi i casi, il primo passo è intimare a chi ha fornito il servizio il rimborso di quanto dovuto e quanto si ritiene possano valere i danni che si sono subiti. Dopo un tentativo “bonario”, magari anche con gli appositi formulari di chi ha provocato il danno, il primo passo è la diffida tramite raccomandata A/R o pec, facendo riferimento alla violazione degli accordi intercorsi e/o degli specifici regolamenti (soprattutto per i trasporti). La casistica è ampia e varia rispetto al tipo di servizio: aereo, treno, nave, autotrasporto, noleggi vari, albergo, ristorante, tour organizzato (qui tutte le norme e regolamenti in materia).

Importante è non sottovalutare l’importanza di farsi valere, magari perché - tornati - si è messa nel dimenticatoio la brutta storia… non gioverebbe a se stessi e alla qualità dei servizi in generale.

Un ultimo, e non secondario aspetto, è rivolgersi all’Antitrust se non si hanno le soddisfazioni del caso. L’Autorità decide di intervenire nei casi di pubblicità ingannevole e/o pratiche commerciali scorrette.
Rispetto alla minaccia di rivolgersi in giudizio (che comunque va sempre fatta) è realisticamente più fattibile (non ci sono costi ed è veloce) e con maggiore deterrenza verso chi ha dato il disservizio: quando ad un albergatore si minaccia di fargli causa, per esempio, “campa cavallo” valuta l’albergatore (visto anche lo stato comatoso delle procedure giudiziali), ché non è escluso che il consumatore spenda di più per il giudizio (che arriva chissà dopo quanti anni) che non per il rimborso del caso… ma non è così con Antitrust: segnalazione e via… con, nel caso, multone per l’inadempiente e gogna mediatica.

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