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ADDIO ALLA LIRA E LIEVITAZIONE DEI PREZZI
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Comunicato 
28 febbraio 2002 0:00
 


ORA NE VEDREMO DELLE BELLE

Firenze, 28 Febbraio 2002. Da domani solo euro. Al di la' della prosopopea che sta contraddistinguendo diverse dichiarazioni di alte personalita' dello Stato e della Comunita', al di la' dei presunti referendum -come ci ha detto qualche settimana fa il presidente della Repubblica- che avrebbero sancito il passaggio e il gradimento dalla lira all'euro, al di la' delle presunte nostalgie -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- da domani ne vedremo delle belle. E le prime avvisaglie gia' ci sono, il prezzo dei quotidiani che andra' a 1 euro.
Tranne i soliti analisti che scambiano il senso civico degli italiani di fronte alle difficolta' e soprattutto agli obblighi per entusiasmo degli stessi, e' risaputo che la maggiorparte degli italiani ragionano ancora in lire, e che fino ad oggi il valore monetario era facilmente intuibile grazie alla presenza dei doppi listini: motivo per cui abbiamo anche visto persone litigare per variazioni di un centesimo (abbiamo mai visto qualcuno, in epoca di sola lira, litigare per 20 lire?). Venendo a mancare questo raffronto immediato, la percezione del valore verra' meno, e di questo ne sono coscienti coloro che fanno i prezzi. Per cui se da una parte assistiamo a campagne intelligenti della grande distribuzione (comunque temporanee) che tendono ad abolire i centesimi arrotondando per difetto, non conosciamo ancora un commerciante o un venditore in genere che, di fronte ad uno "zero virgola" e non solo, senza che glielo imponga una legge (com'e' stato nel cambio lira/euro) non lo faccia per eccesso. Inoltre, la tregua della grande distribuzione sull'aumento dei prezzi, fra un po' scade, e qualcuno pensa che non si rifaranno dell'immobilismo di questi mesi?
Gli italiani, e i vari attori del mercato, non sono abituati agli spiccioli, si sono violentati per abituarcisi in questi due mesi perche' non potevano fare altrimenti, e quando non lo hanno fatto hanno trovato migliaia di consumatori che hanno prontamente denunciato le furbizie sommergendoci di segnalazioni (documentate sul nostro portale in Internet) … ma ora non c'e' motivo perche' non debbano tornare alle vecchie abitudini "comodose". Dopo i prezzi dei quotidiani, quanto reggeranno le tazzine di caffe' con quei 0,72 o 0,77, e cosi' per un formaggio a 10,39 al Kg? Questione di giorni. E poi quei prezzi che -come ci verra' sicuramente detto con tono autorevole- non subiranno alcuna modifica, come l'autobus pubblico in alcune citta'? Facile, perche' il confronto non deve essere fatto rispetto a quanto costavano il 28 febbraio (che erano gia' 1 euro), ma rispetto a qualche mese fa, quando costavano 1.500 lire e, alla faccia di tutti i tassi inflazionistici, aumentarono del 25%.
Se qualcuno crede che l'operazione euro ha provocato e provochera' piccoli e insignificanti dolori, non ascoltiamolo, perche' e' lo stesso che ci vuole convincere che siamo entusiasti e non solo civili.
E' di ieri la notizia che in Germania un tedesco su due vorrebbe gia' tornare al marco (sondaggio della Gfk di Norimberga per il settimanale "Focu-Money"): chissa' se qualcuno da noi avra' la temerarieta' di fare altrettanto, quantomeno per smontare il risultato del famoso referendum che, a detta del nostro Presidente della Repubblica, ci sarebbe stato ed avrebbe ottenuto un risultato positivo (o forse, come succede in Italia nei momenti importanti, e' un referendum con i risultati alla stregua di quello del 1946 su Repubblica o Monarchia?).

   
 
 
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