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Orari negozi e Primo Maggio. Tutti in ordine sparso. Chi paga? Il consumatore
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Comunicato di Vincenzo Donvito
27 aprile 2010 12:49
 
 Un brivido di innovazione sta attraversando lo Stivale in questi giorni: gli orari dei negozi sono un limite al mercato? Cioe' imporre la chiusura in determinati giorni fa bene o no all'economia e ai suoi attori? Risposta unanime non c'e'. La tendenza generale e' che i negozi siano chiusi la domenica e le altre feste “comandate” (incluso il Primo Maggio). Una solida alleanza tra sindacati del settore e istituzioni vaticane riesce sempre a prevalere con qualche scappatoia, essenzialmente per le localita' turistiche ma... il Primo Maggio, come la mettiamo? Il Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e' stato ingegnoso, trovando il modo, avendone l'occasione, per non scontentare nessuno: nella sua citta' e' in corso la mostra sulla sacra sindone e quindi -dice- chiudere i negozi sarebbe un venir meno di servizi essenziali per tanta gente che affolla la sua citta' proprio il Primo Maggio. E gli altri? Tra veti e altro, a Firenze gli autobus per la prima volta circoleranno e i negozi (tranne un improbabile cambio di decisione) faranno quello che vorranno, anche perche' la notte tra il 30 aprile e il primo maggio sara' “bianca”, emulando le iniziative romane.
Le corporazioni dei commercianti, che si sono sempre battute per l'imposizione degli orari da parte delle amministrazioni (hanno anche vinto un referendum nazionale in passato), sono ora in prima linea perorando l'apertura. Non e' mai troppo tardi! Ma quanto durera'? La Unicoop fiorentina, che ha fatto bandiera della contrarieta' alle aperture domenicali in virtu' di una propria missione etica, ora vuol chiudere il Primo Maggio e tenere aperto il giorno dopo... che e' domenica.
Tutti dicono e sfanno nel nome del proprio tornaconto dimenticando di considerare il soggetto principale delle loro decisioni, il consumatore. Nessuna novita'. Siamo abituati che nel nostro Paese esistono prima i diritti di tutti gli altri (corporazioni varie, istituzioni, lavoratori, etc.) e, solo per ultimi, quelli del consumatore. Lo diciamo in virtu' del fatto che tutte queste prese di posizioni e levate di scudi sono capziose e nemiche di un mercato che avrebbe bisogno solo di una cosa, la liberta'. Intorno alla quale ognuno potrebbe/dovrebbe adattarsi e modellarsi. Quando si dice che la nostra economia e' soffocata e perde colpi, uno dei metodi per lanciarla e' sicuramente la deregulation degli orari degli esercizi commerciali. Politica che non sarebbe neanche impopolare, ma che i nostri governanti e amministratori tengono ben stretta nelle loro mani erogando dispense col contagocce, perche' gli consente di manovrare l'economia col consenso e le prebende delle corporazioni commerciali e sindacali.
 
 
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