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STRASBURGO STA PER AMMAZZARE LA POSTA ELETTRONICA
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Comunicato 
1 settembre 2001 0:00
 
SETTEMBRE 2001




E’ NECESSARIO UN COLPO DI LIBERTA’ E DI BUON SENSO CONTRO CHI VUOLE RELEGARE L’E-MAIL AD UNA FUNZIONE INFERIORE ANCHE RISPETTO AL TELEFONO

Firenze, 1 Settembre 2001. Il Parlamento Europeo il prossimo 6 settembre votera’ una proposta di direttiva sulla privacy in cui, affermando il principio della titolarita’ per il cittadino dei suoi dati personali, concede una deroga "intrusiva" agli Stati membri per quanto riguarda le attivita’ non-comunitarie, e stabilisce il principio che per ricevere una E-mail commerciale bisogna avere espresso preventivamente il gradimento.
Interviene il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito.
Non e’ una grande novita’, perche’ e’ quanto gia’ accade in Italia, dove il "livello superiore" dello Stato, tutto puo’ rispetto alla privacy, e dove lo scorso mese di febbraio il Garante ha stabilito che la privacy sarebbe violata se qualcuno utilizza a fini di comunicazione politica (figuriamoci commerciale) indirizzi E-mail senza il preventivo consenso degli interessati.
La beffa della legge e della norma italiana, sara’ quindi confermata a livello europeo. Potremmo esser contenti che un metodo italiano abbia trovato spazio e sia diventato guida per tutta l’Ue. Lo Stato continuera’ a svolgere il suo permanente spamming (anche se ora, per evidenti ritardi tecnologici, non lo fa in Rete, ma solo con la piu' tradizionale posta: c'e' qualcuno che non abbia ricevuto quelle lettere minatorie dell'Urar per la sua presupposta convinzione che il fatto di esistere e' legato al possesso di una tv e quindi scatterebbe l'obbligo di pagare quella tassa che chiamano canone?).
E mentre ci sentiremo costantemente sotto l’occhio dello Stato, la posta elettronica sara’ ammazzata e relegata ad un uso ancor piu’ marginale rispetto a quello del telefono (o dovremo aspettarci una legge che ci vieti di telefonare a qualcuno se non preventivamente avvisato del nostro interesse ad interloquire con lui?). E non escludiamo che sia il primo passo per una tassazione unitaria della stessa.
Una norma del genere sarebbe un attentato alla liberta’ di comunicazione, perche’ basterebbe l’autoregolamentazione: il Garante e la legge dovrebbero intervenire solo se, chiamati in causa, non fosse rispettata la richiesta di cancellazione dalla lista da parte del mittente che ha stabilito il primo contatto.
Invece il Parlamento Europeo sta per decidere, per esempio, che non si puo' piu' mettere la pubblicita' in cassetta, e che, prima di farlo, bisognerebbe mandare una lettera in cui si chiede il permesso: avere un indirizzo di posta elettronica che volontariamente compare da qualche parte, a nostro avviso, equivale a mettere una cassetta della posta davanti all'ingresso della propria abitazione. Sulle cassette -sempre piu' frequentemente- compaiono degli avvisi per il non gradimento della pubblicita', ma non c'e' legge che vieti di continuare a metterla, salvo quella del mercato che, giustamente, invoglierebbe la "vittima" a non comprare i prodotti di cui subisce la violenza pubblicitaria.
Crediamo che sia necessario un colpo di liberta’ e di buon senso da parte dei parlamentari europei, cioe’ di non votare queste norme a scatola chiusa (come spesso avviene nel Pe e non solo), solo per seguire la propria fazione. In questo caso e’ fondamentale pensare ai risvolti del mezzo e del mercato, nonche’ della pubblicita’ e della comunicazione, mettendo al primo posto il diritto di essere informato e di informare.
Purtroppo di queste cose quasi tutti se ne accorgono a ridosso delle scadenze, ma anche in questi pochi giorni che ci separano dal 6 settembre, sara’ bene far di tutto perche’ ognuno (e non solo chi dovra’ votare) sappia che se l’Europa della moneta unica, al di la’ del dato monetario concepisce e pratica l’unita’ dei diritti in questi termini ….. sono bui gli anni che ci aspettano.
 
 
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