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VERDURE ALLE STELLE, FIDUCIA ALLE STALLE
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Comunicato 
15 gennaio 2002 0:00
 


IN PRESENZA DI UNA POSSIBILE ATTIVITA' PREDATORIA DEI COMMERCIANTI, L'ADUC CHIEDE L'INTERVENTO DEI MINISTRI DELLE POLITICHE AGRICOLE E DELLE ATTIVITA' PRODUTTIVE

Firenze, 15 gennaio 2002. Ormai e' assodato che le verdure hanno i prezzi alle stelle, ce ne siamo accorti lentamente, senza farci caso piu' di tanto, perche' con le feste di fine d'anno, si sa, tutto costa di piu'. E ce ne siamo accorti durante la bufera degli aumenti legati al change-over lira/euro, sentendoci raccontare che altrettanto bufere (di freddo in questo caso) ne sarebbero causa.
Siamo adulti e vaccinati -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- e abituati a sentire tante di quelle sirene, che le nostre orecchie, in questi casi, secernono automaticamente la cera dell'Ulisse omerico.
Se i prezzi delle verdure sono alle stelle, la nostra fiducia verso gli interlocutori economici e politici di questo fenomeno, e' invece alle stalle.
Prima di tutto c'e' da ricordare che i nostri interlocutori sono le categorie dei commercianti, quelli stessi che prima del 1 gennaio strombazzavano ai quattro venti che alcun aumento sarebbe stato fatto approfittando dell'euro. E con il massimo dell'impudenza hanno continuato a strombazzare in questo senso anche quando questi aumenti erano sotto gli occhi di tutti e, soprattutto, nelle tasche dei consumatori.
E costoro, oggi, ci dicono che i prezzi sono aumentati -nel modo stratosferico che ognuno ha drammaticamente registrato- per colpa delle gelate. In parte e' vero, ma nello stesso e' vero che se il ricarico percentuale su un prodotto per la vendita al dettaglio e' mediamente del 100%, quando il prezzo base aumenta, sale anche il valore assoluto del ricarico. Per cui se prima un dettagliante guadagnava 100 su un prodotto che vendeva a 200, quando questo stesso prodotto all'ingrosso costa 150 e il dettagliante lo vende a 300, va da se' che il guadagno del commerciante sara' di 150 e non piu' 100. Qualche commerciante, viste le difficolta' del mercato, ha forse pensato di guadagnare una percentuale minore? No! Perche' il commerciante e' pur sempre un bottegaio, ed e' in grado di fare i conti solo sullo specifico pezzo che vende all'altrettanto specifico consumatore: le prospettive e i bilanci di previsione a respiro piu' lungo della giornata, non gli appartengono.
Altro motivo delle nostre orecchi incerate e' che siamo perfettamente coscienti che i prodotti dell'orticoltura non vengono solo dalla produzione nazionale, ma, in larghissima parte, da Paesi terzi, spesso con stagioni invertite rispetto alle nostre, dove, differenze di cambio, costo minore della vita incidono in modo tale che, nonostante il trasporto lungo, si riescono a mantenere prezzi bassi. Questa importazione, dov'e' finita?
Ci pare evidente che i bottegai, siccome ci hanno preso gusto con il giochino degli aumenti dell'euro, viste le scarsa attenzione delle pubbliche autorita' e la complicita' delle loro associazioni di categoria, non appena si presenta una minima occasione ci provano, anche spudoratamente, come nel nostro caso.
Per questo abbiamo chiesto l'intervento del ministero delle Politiche Agricole, nonche' quello delle Attivita' Produttive, per verificare se non si sia in presenza di una grande mobilitazione economica ai limiti dell'attivita' predatoria. E se cosi' fosse sara' bene che sia richiesto l'intervento dell'autorita' giudiziaria. Nel nostro Paese, in un certo senso, esiste la liberta' di fissare i prezzi al dettaglio da parte di ognuno, ma non quella di approfittarsene delle occasioni in cui il soggetto piu' debole ed esposto e' il consumatore, trattato, per l'appunto, come una preda dal cacciatore/commerciante.
 
 
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