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ALTRE TEMPESTE
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 febbraio 2009 0:00
 
L'inverno che stiamo ancora vivendo e' stato tutto un susseguirsi di tempeste nelle diverse zone d'Italia; sembra che niente e nessuno sia stato risparmiato da bufere di neve, fino a quote abbastanza basse, sulle Alpi e gli Appennini, da alluvioni o dalla minaccia di esse fin nel cuore della capitale, da fortunali marini che, fra le altre regioni, hanno colpito in modo particolarmente forte e ripetuto la Sardegna.
A questa onda lunga di vittime umane e gravi danneggiamenti alle cose, che auspico sia arrivata alla fine, mi e' venuto di associare il pensiero di altre tempeste, quelle interiori, quelle che si scatenano, spontaneamente o per qualche impulso esterno, nella nostra mente o nella nostra anima e che a volte, per la persona che le vive, non sono meno devastanti di quelle a cui ho accenato sopra. La poesia di Montale, La casa dei doganieri, che riporto di seguito, comunica, secondo me, abbastanza bene tale esperienza umana; lo fa con molto pudore ed essenzialita', senza dare accentuazione tragica alla narrazione, ma basta soffermarci su due versi chiave, contenuti nella seconda strofa (“la bussola va impazzita all'avventura/ e il calcolo dei dadi piu' non torna”) e su un altro passaggio della terza (“... in cima al tetto la banderuola/affumicata gira senza pietá”, per avvertire, senza ombra di dubbio, una tensione arrivata al punto di rottura. Offro dunque, a chi legge, questa poesia come testimonianza di uno sbandamento doloroso (e non importa a chi o a che cosa sia dovuto) con l'augurio rivolto a chi si sentisse in questa situazione di riuscire a tenere, come dice Montale di se stesso, un capo del filo della memoria. Una sorta di filo d'Arianna, che guidi verso il varco che consente di uscire dal labirinto dello smarrimento.

LA CASA DEI DOGANIERI
(da: Eugenio Montale, Le occasioni, 1928-1939)

“Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entro' lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sosto' irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non e' piu' lieto:
la bussola va impazzita all’avventura.
e il calcolo dei dadi piu' non torna
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pieta'.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
ne' qui respiri nell’ oscurita'.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco e' qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende …).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta”.


NOTA
La casa dei doganieri fu pubblicata per la prima volta su una rivista nel 1930 e poi in un libriccino edito dall'editore fiorentino Vallecchi nel 1932, intitolato proprio La casa dei doganieri e altri versi. Il tutto conflui' nel 1939 nel volume Le occasioni. Notizie approfondite sulla poesia si trovano sul sito clicca qui
Su Le occasioni si puo' consultare il sito:  clicca qui
Segnalo inoltre un video interessante di commento/lettura della poesia: clicca qui
Una biografia di Eugenio Montale si puo' leggere in “Upupe” (15 luglio 2008):
clicca qui
oppure su Internet:
clicca qui

Come libro libro segnalo EUGENIO MONTALE, Tutte le poesie, Arnoldo Modadori, Milano 1984, p. 167.

Alcuni testi del poeta, compresa La casa dei doganieri, si possono leggere su clicca qui
e su: clicca qui(con sottofondo musicale)
(a cura di Annapaola Laldi)
 
 
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