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O CARRETTIERE CHE DAI NERI MONTI .... OVVERO: PICCOLO OMAGGIO AI MIEI ANTENATI CARRETTIERI
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 dicembre 2008 0:00
 
Andando a ricercare i testi delle poesie di Giovanni Pascoli, che mi hanno ispirato un paio di queste noterelle (il 15 giugno e il 1.o agosto scorsi), nella raccolta Myricae ho incontrato anche altre composizioni che, pur note in passato, mi erano uscite di mente. Una di queste e' un madrigale che si intitola Carrettiere che devo avere imparato a memoria alla scuola elementare. In effetti questi dieci versi appaiono di una estrema semplicita' sia nella forma sia nel contenuto, almeno per quanto riguarda l'interpretazione del primo livello, quello piu' esteriore (poi, come si sa, ogni poesia che si rispetti ha anche altri livelli di comprensione che chiedono a chi legge una maggiore attenzione).

E fin qui, tutto sommato, niente di particolare. La cosa interessante e' pero' che, questa volta, la lettura della poesia ha fatto accendere immediatamente nel mio cervello la classica lampadina. Ma guarda che caso! I miei antenati Laldi del 1700, furono anche carrettieri, e precisamente per la Magona del ferro del Granducato di Toscana, vale a dire, con parole moderne, l'azienda statale che allora aveva il monopolio dell'estrazione, della lavorazione e del commercio del ferro. E si deve proprio al fatto che i Laldi lavorarono per la Magona granducale se io ho potuto avere tante informazioni su di loro. I registri della Magona sono infatti così precisi che vi si trovano annotati i nomi, le mansioni e i compensi di tutti coloro che vi hanno lavorato, anche come semplici chiodaioli, nelle diverse "agenzie" distribuite fra la Maremma (Follonica e Massa Marittima), la Versilia e le Apuane, (Ruosina) e Pistoia e la sua montagna. Questo dico per doverosa riconoscenza.

Dunque, nell'arco di circa 150 anni - fra il XVIII e il XIX secolo- i Laldi svolsero varie mansioni nella e per la Magona, spaziando nei tre punti appena ricordati della Toscana. Il rapporto con la Magona lo cominciarono con l'affittare all'impresa granducale boschi ed edifici di loro proprietà per le ferriere in quel delle Apuane, un paio di loro (padre e figlio), poi, a partire dagli anni Quaranta del XVIII secolo, ebbero anche la responsabilita' del magazzino di Marina (oggi Forte dei Marmi), dove, via mare, arrivava il ferro grezzo (o semilavorato) dalla Maremma per essere avviato per la lavorazione definitiva sulle Apuane, ricche di quell'acqua indispensabile allora per azionare i magli e altri macchinari. Un grave lutto, la morte del capofamiglia e magazziniere di Marina, Bartolomeo, spinse i Laldi a vendere alla Magona la proprietà, che già le avevano affittato. Così due dei figli, Stefano e Paolo, diventarono carretterieri, facendo la spola fra la costa e la montagna e viceversa, prima col barroccio carico di ferro grezzo e poi di quello lavorato. Ai primi dell'Ottocento, uno dei Laldi, Vincenzo, impiegato in pianta stabile nella Magona, fu trasferito in Maremma, da dove uno dei figli di costui, Egisto, forse ancora dipendente di questa azienda, trasloco' nel pistoiese verso la fine dell'Ottocento, quando logicamente la Magona non era piu' "granducale" e, per di piu', stava ormai per finire -credo abbastanza tristemente- la sua gloriosa esistenza.
 
E ' cosi' che, qualche mese fa, ho riletto Carrettiere di Pascoli con occhi diversi e con maggiore partecipazione, anche se mi sono ricordata che, gia' fra i sette e i dieci anni, quando imparai la poesia a memoria, mi ero per cosi' dire immedesimata in quel carrettiere che procede su impervie strade di montagna sfidando il "querulo aquilone" (la lamentosa tramontana) e non turbato dal "soffio di procella" (l'avvicinarsi della tempesta), placidamente addormentato com'e' sul suo carico di carbone, fidandosi evidentemente della fedelta' del suo cavallo che -si badi bene- non e' rammentato esplicitamente nella poesia, ma e' ben presente nel suo tranquillo andare che trasforma il barroccio quasi in una culla …
 
Altri tempi. Oggi, ai moderni barrocciai che si chiamano "camionisti" e' assolutamente proibito addormentarsi al volante. Il sogno si trasformerebbe in un incubo, e il sonno potrebbe svelare repentinamente la sua fratellanza con la morte -per se' e chissa' quante altre persone che disgraziatamente si trovassero sulla loro strada.
Comunque anche a loro, i carrettieri di oggigiorno, che guidano cavalli molto meno affidabili rispetto al passato, va il mio pensiero bene augurante, e il caldo invito a fermarsi non appena il rombo del motore si trasformasse ai loro orecchi nei suoni di una cornamusa natalizia (la "cennamella" pascoliana)… o in qualunque altro suono di sogno.

Ecco adesso di Giovanni Pascoli
 
Carrettiere
 
O carrettiere che dai neri monti
Vieni tranquillo, e fosti nella notte
Sotto ardue rupi, sopra aerei ponti;
 
che mai diceva il querulo aquilone
che muggia nelle forre e fra le grotte?
Ma tu dormivi sopra il tuo carbone.
 
A mano a mano lungo lo stradale
Venia fischiando un soffio di procella:
ma tu sognavi ch'era di natale;
udivi i suoni d'una cennamella. (da Giovanni Pascoli, Myricae).
 
 
NOTA
Il testo della poesia Carrettiere e' ripreso da: GIOVANNI PASCOLI, Myricae, (a cura di Giuseppe Nava), Salerno editrice, Roma s.i.d., p. 110s.

I registri della Magona si trovano presso l'Archivio di Stato di Firenze. 

Gli indirizzi delle noterelle rammentate all'inizio del pezzo sono questi:
clicca qui   15 giugno 2008
 
clicca qui 1 agosto 2008
 
per la montagna pistoiese:
clicca qui
 


(a cura di Annapaola Laldi)
 
 
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