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DELLA SERIE: REGALANDO UN LIBRO SI CASCA SEMPRE IN PIEDI (O QUASI.)
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 dicembre 2008 0:00
 
Avvertenze per l'uso
1. Queste noterelle sollecitano l'intervento di lettrici e lettori che, alle mie indicazioni su strenne librarie, volessero aggiungere le loro.
2. Nel breve elenco di libri da regalare oso inserirne uno tradotto da me, che ha avuto proprio adesso un riconoscimento piuttosto importante (almeno a Firenze), vale a dire il premio "Tiziano Terzani" (consegnato in Palazzo Vecchio il 14 dicembre).
3. Sono convinta che, regalando un libro, si caschi sempre in piedi, ovverosia il regalo sia gradito (e anche con un buon rapporto qualita'/prezzo). La riserva tra parentesi (o quasi…) dipende dal fatto che non sempre conosciamo abbastanza bene i gusti del destinatario del dono, ragion per cui il libro puo' non risultare interessante o gradito. Pero', dico io, meglio un libro non gradito, che trovera' sempre un altro destinatario felice, di un altro regalo non gradito di difficile ulteriore collocazione.
 
De micibus e dintorni
 
A) a) Tutto comincio' circa un mese fa: un'amica che sa quanto io sia miciofila mi presto' (per non piu' di una settimana, mi raccomando!) un piccolo libro-album di circa 40 pagine, dal titolo Lo zen e il miaodo (L'arte di essere gatto). Il libro si presenta con una sgargiante copertina rossa, al centro della quale campeggia un micio bianco toppato di nero in meditazione all'interno della prescritta edicola, micio che risulta essere niente di meno che "il maestro Miaodo nel Satori, 1926"…E gia' questo mi allargo' il cuore, che in quel momento avevo un po' strettino. Sfogliando poi le pagine piano piano, e assaporando i disegni in bianco e nero e le brevi succose didascalie, il mio umore si rassereno' con stupefacente velocita', e l'allegria mi entro' dentro esprimendosi con diverse risate di vero gusto… quelle risate che si fanno proprio quando viene colta seriamente l'essenza paradossale di una cosa. Essendo un libro fatto sostanzialmente di immagini, non posso descriverlo piu' di tanto, ne' citare troppo dal testo, che e' cosi' essenziale; posso solo dire che le autrici, Grazia Bonomo, per i testi, ed Elisabetta Vismara, per i disegni, si dimostrano profonde conoscitrici di questo "Koan irrisolvibile" che e' il gatto, definito: "maestro di vita", "inconsapevolmente buddhista e felinamente Zen". Chi volesse saperne di piu', suvvia, si rechi in una libreria tradizionale o virtuale e lo ordini; nonostante sia stato pubblicato nel 1993, attesto che si puo' ancora ottenere, magari aspettando un po' per via delle feste (ma un paio di settimane fa ho ricevuto le copie ordinate in una grande libreria tradizionale in tre giorni).
Comunque, per dare un piccolo (as)saggio del genere, penso che le autrici e la casa editrice non me ne vorranno se chiudo questa presentazione col "Sutra dell'Occhio di Luce del Gatto" che, su uno sfondo nero come la notte, tanti mici schierati su un tetto intonano di fronte a una grande luna piena: MAHOMI HAMIHO MIHAO, che "risveglia dall'illusorio sopore del sogno"…
Qui i dati completi: G. Bonomo, E. Vismara, Lo Zen e Miaodo, Felinamente, Milano 1993 (euro 9,90).
Indirizzo internet di "Felinamente" che ha molti altri titoli su Sua Maesta' il Gatto.
clicca qui
 
A) b) Data l'attinenza dell'argomento, segnalo subito un altro libro che ha come protagonista un gatto. 1. Si tratta di un racconto autobiografico di una signora americana dello Iowa, che, in quel "gelido lunedi'" del 18 gennaio 1988, si vide cambiata improvvisamente la vita, scoprendo nella cassetta delle restituzioni dei libri un micino rosso di poche settimane, quasi morente per il freddo e cosi' sudicio da sembrare grigio. Vicki Miron, la bibliotecaria della cittadina di Spencer, racconta, con l'aiuto di Bret Witter, dei diciannove anni di vita trascorsi con questo micio, che, grazie alle cure sue e delle altre bibliotecarie, si era egregiamente salvato e che, col nome di Dewey (dall'ideatore del sistema di classificazione decimale dei libri), rappresento', a quanto pare, l'anima della biblioteca di quella piccola, fiera citta', che, grazie a lui, divento' nota a un vasto pubblico americano e internazionale. Il testo si snoda con grazia per 273 pagine senza illustrazioni; la foto ufficiale di Dewey gia' adulto campeggia, a colori, sulla copertina, e torna in formato piccolo in bianco e nero all'inizio di ogni nuovo capitolo; infine, sul secondo risvolto di copertina, ancora a colori, c'e' la foto di Dewey con Vicki Miron. La quale, alla fine del libro, conclude con questa riflessione sul profondo rapporto instauratosi fra lei e Dewey: "…La cosa piu' importante e' avere qualcuno che ci raccolga, che ci stringa forte e ci dica che va tutto bene.
Per anni sono stata convinta di aver giocato questo ruolo con Dewey, pensavo che fosse quella la storia da raccontare. E in effetti quando Dewey ne ha avuto bisogno io ci sono stata, l'ho stretto fra le braccia e mi sono assicurata che tutto andasse bene.
Ma questo e' soltanto un frammento della realta'. La pura verita' e' che per tutti quegli anni, nei giorni duri, nei giorni buoni e in tutti quelli dimenticati nel libro della vita, e' stato Dewey a tenermi fra le braccia, e lo fa ancora.
Quindi grazie, Dewey. Grazie. Ovunque tu sia".
Sono perfettamente consapevole che queste parole possono apparire ad alcune persone "scioccamente sentimentali" e "strappalacrime", ed e' giusto che sia cosi'. Siamo fatti in tante maniere e sarebbe sciocco e assurdo non tenere conto di ciascun modo di essere. Ma sono qui a chiedere a queste persone di cercare di comprendere, a loro volta, che per alcune altre queste parole sono sacrosante e rispecchiano semplicemente lo stato di una profonda relazione che si e' instaurata fra un animale umano e un animale animale, nel rispetto reciproco delle proprie caratteristiche. Per comprendere cio', basta che chi trova eccessive quelle espressioni, pensi alle relazioni profonde che ha personalmente e al dolore e al lutto che ha comportato lo spezzarsi di qualcuna di esse; basta questo per poter guardare con rispetto alla medesima esperienza che risulta da altre relazioni. E' comprendere la relazione, cosi' come la passione, in se stessa che rende comprensivi verso gli altri, e non la relazione o la passione per un oggetto specifico.
Ecco il riferimento bibliografico:
Vicki Miron (con Bret Witter), Io e Dewey, Sperling & Kupfer, Milano 2008, euro 17,90.
Un commento sul libro e l'immagine della copertina si trova qui:
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A) c) Un altro libro dello stesso genere, sempre della stessa collana ("Parole") della Sperling & Kupfer, clicca qui e' lo scritto di John Grogan, Io e Marley, Milano 2006, euro 14,50.
Qui il protagonista animale e' uno scatenato labrador, che viene preso cucciolo da una giovane coppia ignara delle avventure che l'aspettano compiendo questa a dir poco incauta azione. Anche in questo caso la narrazione accompagna la vita del cane fino alla sua morte, alternando momenti di vera comicita' ad altri pure di rabbia, perche' senza freni e' l'inventiva di Marley per le -diciamo cosi'- birbonate (termine che e' solo un lievissimo eufemismo: leggere la storia per credere!). Ma il rapporto fra gli umani (la coppia avra', durante la vita di Marley, mi pare un paio di figli) e il cane restera' profondo nei due sensi, e non stupisce piu' di tanto se, dopo averlo sepolto, la famiglia, all'unanimita', si congeda dai lettori con l'occhio rivolto a un altro cucciolo di labrador che promette di essere altrettanto scatenato del suo predecessore.
La copertina e' visibile a questo indirizzo:
clicca qui
 
A) d) Un'ultima indicazione riguarda il libro di Nuala Gardner, Un amico come Henry, ancora della stessa collana della Sperling & Kupfer (euro 14,50) clicca qui, che forse puo' interessare di piu' anche alle persone non particolarmente amanti degli animali. Infatti qui si narra, come recita il sottotitolo del libro, "la storia vera di un bambino e dell'amico a quattro zampe che gli ha insegnato a stare con gli altri, superando il muro dell'autismo". Qui il protagonista a quattro zampe e' un bellissimo golden retriever, e la narrazione ci fa entrare nel vivo di un'esistenza difficilissima per quei genitori, ai limiti dell'impossibile,.
Nel complesso, con questi tre titoli della Sperling & Kupfer si entra in contatto anche con non facili esistenze umane, rispecchiandosi nelle quali si puo' approfondire la conoscenza della nostra stessa umanita'. Questa almeno e' la mia impressione.
 
A)e) Concludo la carrellata della relazione umani/animali segnalando un vecchio, ma sempre godibile film del 1997, vale a dire Il dottor Dolittle, interpretato con comicita' sinceramente irresistibile da Eddy Murphy. Per chi non lo conosce, il film narra la storia di un medico di umani di grande fama che riscopre (dopo una lunga e profonda rimozione) di capire il linguaggio degli animali e di farsi capire da loro. Naturalmente, ne succedono di tutti i colori, il dottore va anche a finire in manicomio, da dove riesce a farsi dimettere grazie alla  dritta fornitagli da un animale (ora non ricordo più quale) che conosce certi segreti del direttore sanitario. Si trova, a quanto posso constatare, in Dvd a un prezzo piuttosto economico.
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B) Un illustratore per amico: ovvero l'arte di Roberto Innocenti
 
Prima di presentare il libro tradotto da me, voglio segnalare in modo globale l'opera dell'illustratore Roberto Innocenti (toscano nativo di Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze) che, a mio avviso, e' davvero bella (non a caso e' considerato uno dei maggiori illustratori italiani). Io lo scoprii circa tre anni fa, visitando una mostra di sue illustrazioni del libro Pinocchio, esposte nel palazzo di Giano (il palazzo comunale) di Pistoia. Ne fui estasiata perche' vi vidi interpretati i paesaggi toscani in un modo che corrisponde alla mia percezione di essi. Lo ritrovai, l'anno dopo, in un'altra mostra piu' ampia ed estesa ad altri titoli organizzata nella Sala d'Armi di Palazzo Vecchio a Firenze, e scoprii cosi' Storia di Erika, Rosa Bianca (due titoli attinenti alle tragedie consumate nel nazismo) e altro ancora. Approfondendone la conoscenza in libreria ho potuto apprezzare questi altri titoli: La sirenetta di Andersen, Un canto di natale di Dickens, Lo schiaccianoci. Il libro che mi pare piu' recente e' un'opera paradossal-onirica dal titolo L'ultima spiaggia, che mi ha affascinato anche perche' il protagonista (che e' lo stesso illustratore) viaggia su una R4 rossa, che in tempi andati ho avuto anch'io (la "maccia rossa" dell'allora mio piccolo amico G.), lasciandoci il cuore quando l'ho dovuta cambiare.
Da segnalare per un'interpretazione ambientata a Londra negli anni Venti del XX secolo e' la fiaba di Cenerentola. La maggior parte delle opere da lui illustrate sono pubblicate dalla "Margherita edizioni": clicca qui
Una carrellata di immagini si trova anche qui:
clicca qui 
 
C) Vivere senza soldi. Ovvero: l'esperimento/esperienza ormai ultradecennale di Heidemarie Schwermer
E ora vengo al libro di cui anch'io sono parte, dato che ne ho caldeggiato la pubblicazione in italiano e l'ho anche tradotto.
Si tratta di Heidemarie Schwermer, Vivere senza soldi , Editrice Aam Terra Nuova, Firenze, 2007, che, come ho gia' accennato, e' risultato vincitore del "Premio letterario Firenze per le Culture di Pace, dedicato a Tiziano Terzani" (consegnato il 14 dicembre 2008).
 
Heidemarie Schwermer e' una signora tedesca, nata nel 1942 nell'allora Prussia Orientale (dal dopoguerra Unione Sovietica, oggi Lituania), che, a soli due anni, divenne profuga con milioni di altri tedeschi di quella zona, che, fuggendo di fronte all'esercito russo, cercarono rifugio nel "resto della Germania", cioe' nella Germania ovest. Nella sua infanzia, vissuta poveramente nel nord della Repubblica federale, disse solennemente a se stessa che avrebbe fatto di tutto perche' nel mondo non ci fossero piu' le ingiustizie e le umiliazioni che stava patendo lei; una promessa che di tanto in tanto e' riaffiorata nel corso della sua vita e che, dichiara apertamente, e' alla base della scelta di vivere senza soldi, iniziata, come esperimento di un anno, nel 1996. Quell'anno, infatti, lascio' il suo appartamento, regalo' libri, mobili e altri oggetti di casa, chiuse lo studio di psicoterapeuta della Gestalt, che aveva aperto alcuni anni prima, dopo aver fatto prima la maestra elementare e poi la terapeuta del movimento, e disdisse anche, come ultimo trepidante passo, l'assicurazione sanitaria. Da allora, come scrive nel libro, pubblicato in Germania quando l'esperimento durava da quattro anni, e come conferma adesso ogni volta che glielo si chiede, la sua vita ha acquistato moltissimo in fatto di qualita': "vivo", afferma,"senza paure, senza preoccupazioni, in una condizione di grande fiducia". Per comprendere meglio questo fatto, che ha certo dello straordinario, bisogna sapere che Heidemarie Schwermer ha fatto fin da giovane una vita molto basata su relazioni di scambio, per esempio sperimentando gia' negli anni Settanta del XX secolo quello che oggi si chiama "co-housing", in cui la coabitazione si fonde con il mantenimento di propri spazi privati. E' stato cosi', in gran parte, che ha potuto tirare su, da madre single, la figlia e il figlio avuti da un cileno, da cui divorzio' abbastanza presto. Ma non solo. Nel 1994 fondo' la "Centrale Dai e prendi" (Gib-und-Nimm-Zentrale), un circolo di scambio non solo di oggetti, ma anche di prestazioni artigianali e professionali, mutuando l'idea da un'esperienza che si stava svolgendo in una cittadina del Canada, dove la chiusura di una fabbrica, che dava lavoro a quasi tutta la popolazione, rischiava di mettere alla disperazione l'intera comunita'. L'esperienza, pur difficoltosa, di questo circolo (una sorta delle nostre "Banche del Tempo"), le dimostro' che il bisogno di denaro era diminuito drasticamente, e cosi', dato che ormai i figli volavano con le proprie ali, lei decise di osare l'impossibile…vivere, appunto, senza soldi. Ho conosciuto Heidemarie l'anno scorso a Firenze, quando e' venuta per la presentazione del suo libro, e ne ho ricavato l'impressione di una donna molto umana e molto determinata; sa ascoltare con attenzione, e nello stesso tempo afferma se stessa, la propria realta' con grande convinzione: d'altra parte tiene a precisare che non vuole assolutamente convincere gli altri a fare come lei. Anzi. Il suo messaggio e' esattamente l'opposto: Conosci te stesso, te stessa, scopri qual e' il tuo compito nella vita, il tuo posto nel mondo e agisci di conseguenza. Il suo, lei, lo ha trovato e testimonia questo fatto con pacata irresistibile fermezza.
Il libro, che contiene la sua biografia degli oltre quarant'anni trascorsi fra la fuga all'Ovest nel 1944 e il 2000, e' molto onesto, perche' descrive apertamente le difficolta' incontrate in ogni fase della vita (da quelle legate all'insegnamento, a quelle vissute con i figli adolescenti, a quelle derivate dalle numerose relazioni di cui si e' sostanziata la sua vita specialmente quando ha intensificato lo scambio sostituendolo al denaro), e per questo e' un bel regalo che Heidemarie fa a chi lo legge. Perche' lei racconta anche i moti del suo animo con molta sincerita': confessa il proprio razzismo e la propria presunzione, che, a volte, con sorpreso sgomento, ha dovuto osservare senza veli proprio per rovesciarli e poterne fare punti di forza nell'allargare sempre piu' le sue relazioni col mondo circostante, senza piu' distinzioni fra ricchi e poveri, occupati e disoccupati, indigeni ed immigrati…
Mi piace concludere questa presentazione con una frase che mi ha scritto nella sua piu' recente e-mail:
"Ogni persona ha il diritto a un'esistenza piena e non deve sentirsi superflua". In questa frase e', a mio parere, la chiave del suo esperimento di vivere senza soldi, che non ha niente di ideologico, ma nasce dalla sua esperienza di vita, in cui a un certo punto ha scoperto che i soldi, da strumento neutro di scambio e anche di facilitazione della vita, sono diventati sempre di piu' uno strumento di discriminazione proprio sul piano esistenziale: chi li ha e' utile alla societa', chi non li ha diventa superfluo. Una pericolosa affermazione che sta, per esempio, sotto i reiterati, quanto stupidi, inviti dei nostri attuali governanti a consumare, a spendere perche' cosi' si fa del bene alla societa'… E chi proprio non puo' spendere e consumare che fa? Fa del male alla societa'? Ma scherziamo?
Anche se certamente e' difficile cambiare drasticamente la vita come ha fatto Heidemarie Schwermer (e secondo me neppure del tutto auspicabile), il suo messaggio che si puo' vivere con meno denaro, stringendo relazioni piu' forti fra amici, fra vicini di casa, e allargandone il raggio anche con estranei attraverso le "Banche del Tempo", e' molto interessante, specialmente in questo momento, ed e' praticabile con piu' facilita' di quanto si pensi; basta osservare quanto gia' ci muoviamo spontaneamente in questa direzione (perche' anche questo facciamo, fra le altre cose), diventare coscienti di cio' e operare alcune correzioni di metodo.
Sul libro Vivere senza soldi si puo' vedere la scheda apposita sul sito della casa editrice:
clicca qui
 
 
E ora, se chi ha avuto la pazienza di arrivare fino a qui, vuole aggiungere i suoi suggerimenti su libri (o DVD o CD) che pensa sia bello regalare, ebbene, dica pure la sua…
 
NOTA
Pensando a queste noterelle, mi e' venuto in mente che, in un certo senso, avevo gia' fatto, in passato, qualcosa di simile, commentando e dando indicazioni su alcuni libri che mi piacciono e tengo da parte per regalarli quando capita. Ho dunque raccolto qui sotto i miei scritti che rimandano esplicitamente a dei libri:
 
15.9.2003
IN ATTESA DI HARRY POTTER N°5. OVVERO: POTREMMO LEGGERE ANCHE QUALCOS'ALTRO?
clicca qui

15.12.2004    
ULTIMO DELL'ANNO: PROVOCAZIONI PER L'USO clicca qui

1.9.2005 
SEMPLICITA' clicca qui

1.12.2005
USA E TIENI DA CONTO. OVVERO: L'IMPORTANZA DI UNA RI-VISITAZIONE
clicca qui
 
 
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